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La Guardia di Finanza di Bologna su disposizione del gip Sandro Pecorella ha disposto un decreto di sequestro preventivo per ben otto milioni di euro eseguito a carico di una società “operante nel commercio di carburanti, con sede nella provincia felsinea, e del suo legale rappresentante”.
Il provvedimento riguarda un’indagine condotta dal Nucleo di Polizia economica-finanziaria di Bologna grazie alla quale è stata identificata la frode sui carburanti con state evase accise per ben 9 milioni di euro. Questa manovra, a dicembre scorso, portò all’arresto di un imprenditore e alla denuncia di altre 112 persone, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati in materia di accise e tributari, di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti.
A fine anno sono stati sequestrati, in via preventiva, 5 milioni e 300.000 euro a carico della medesima società e del legale rappresentante. “Il sequestro preventivo per 8 milioni di euro - spiegano i finanzieri - è stato parametrato all'ammontare complessivo delle accise evase dalla società nell'ambito di una frode architettata da un sodalizio criminoso con la complicità di diverse imprese sparse sul territorio nazionale”.
Dopo più di tre anni di indagini è emerso che la società bolognese, gestita da un soggetto privo di competenze nel settore dei prodotti petroliferi e apparentemente domiciliata nella sede di un business center, ha sfruttato la licenza di esercizio di un distributore di gasolio della provincia di Barletta-Andria-Trani, tanto da diventare il vero e proprio cardine del meccanismo illecito.
L'impresa ha quindi acquistato 15 milioni di litri di gasolio dai depositi di prodotti petroliferi coinvolti nella frode, per un controvalore di 8 milioni di euro. E qui viene il bello. Il carburante era destinato “cartolarmente” per l'uso nela motopesca, settore per il quale vige un regime fiscale di esenzione da imposte, evadendo, nel complessivo arco temporale oggetto di indagini, oltre 9 milioni di euro di accise, di cui 8 milioni, evasi a partire dal mese di ottobre del 2019. Il carburante veniva in seguito ceduto in contrabbando, a prezzi estremamente più appetibili rispetto a quelli di mercato (circa 1 euro in meno al litro).