Borile e la Scrambler Ducati

Borile e la Scrambler Ducati
Un comunicato stampa diffuso dal costruttore veneto polemizza con la dirigenza Ducati in occasione del lancio della nuova Scrambler e ne rivendica l'intuizione
3 ottobre 2014

Punti chiave

La nuova Ducati Scrambler è probabilmente la regina di Intermot 2014, si contende il riconoscimento con la Kawasaki H2R, e segna la nascita di una nuova famiglia di Ducati stradali destinata a svilupparsi nei prossimi anni. Molto più di un semplice modello quindi.

Come molti ricorderanno, la Borile presentò al Salone di Milano del 2011 il prototipo della sua Scrambler, la B450, con motore monocilindrico realizzato in proprio ma con il gruppo termico Ducati Desmodue fornito da Borgo Panigale. E con un'estetica fortemente ispirata alla Ducati Scrambler seconda serie di fine anni sessanta. Fu un'operazione che a molti piacque (qui potete leggere la prova della B450 Scrambler scritta dal nostro Maurizio Tanca) ma che Borile non riuscì a concretizzare. Ora che la Scrambler - quella partorita a Bologna - è diventata realtà e si segnala come un progetto con ispirazione al passato ma con una preponderante componente attuale nella base tecnica come nello stile, è arrivato dalla Borile un polemico comunicato che vi sintetizziamo qui sotto.

«È di questi giorni la presentazione di Ducati della “sua” Scrambler. Come è a tutti noto, e in particolare alla stampa, il nostro progetto Scrambler con motore Borile-Ducati è nato con la piena disponibilità e anche il dichiarato “incoraggiamento” di Ducati stessa, quando Amministratore delegato era Gabriele Del Torchio (poi Ad di Alitalia) e poco prima che la casa di Borgo Panigale fosse ceduta ad Audi.
In Ducati tutti sapevano di questa collaborazione, al punto che si misero a disposizione per fornirci testa e cilindro.  L'operazione avrebbe comportato la possibilità – questi almeno erano gli intendimenti - di vendere il modello anche nei concessionari Ducati.

 Non parliamo di un'era fa, non sono passati più di tre anni. All'Eicma 2011, presentammo il “manichino” della moto alla stampa, con riprese tv e interviste.
Poi, se ne va Del Torchio. Arriva Audi e noi non riusciamo più nemmeno a fissare un incontro e, guarda guarda, qualche mese dopo iniziano a girare le voci di un progetto Scrambler Ducati.
Oggi la Scrambler Ducati è stata ufficialmente presentata, gialla, ovviamente più finita, industrialmente più raffinata e affinata rispetto alla nostra ma, l'idea è stata nostra e l'abbiamo svelata a Ducati ben prima che decidessero di rifare la Scrambler.

Ne prendiamo atto e oggi vogliamo soltanto raccontare questa storia, senza “piagnistei”, ma per orgoglio di marca, perché è doveroso spiegare i rapporti intercorsi e la “disattenzione” del colosso tedesco verso la piccola impresa italiana.
Lo dobbiamo in primo luogo al genio creativo e all’intuito di Umberto Borile, e nel fondato sospetto di essere stati usati – perché è esattamente così che ci sentiamo – consapevolmente e gratuitamente come “indagine di mercato” e addirittura come “tester".

Dal momento che non si producono moto come le nostre se si è abituati a strizzare l'occhio al quieto conformismo, al lasciar correre, ad una silenziosa e un po' vile convenienza ma soltanto se si è autentici e solidi, se si è orgogliosi del proprio mestiere, se si è sinceri con se stessi e con i consumatori, abbiamo l'obbligo di non fingere noncuranza di fronte a questa poco auspicata novità.
Per questo vi abbiamo raccontato l'accaduto. E, poi, abbiamo guardato la nostra Scrambler. E abbiamo capito che la sua produzione, nonostante le difficoltà procurateci, ha più senso di prima».

Al momento non ci sono commenti da parte di Ducati. E' facile immaginare che a Bologna, dove crediamo che la Scrambler non giacesse dimenticata in un angolo del museo, non abbiano apprezzato il comunicato stampa Borile. Sarebbe interessante conoscere la loro risposta.

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