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Veicolo per sua stessa natura esposto più degli altri alle leggi ferree della fisica, la moto ha nel suo avere due ruote il principio del piacere di guidarla, ma anche la causa della sua precarietà.
Un errore e sei fritto, almeno nel senso che ti ritrovi a terra.
Ma le leggi della fisica, per quanto assolute, possono essere almeno in parte aggirate: Bosch da tempo studia soluzioni capaci di migliorare la sicurezza dei motociclisti, senza ridurre il piacere e il divertimento che solo le due ruote sanno regalare.
Oggi, nominare l’ABS su una moto (o uno scooter, che fa lo stesso) non suscita più commenti sarcastici e sopracciglia sollevate: i pregiudizi su tale sistema sono ormai uno sbiadito ricordo (stessa sorte, oseremmo dire, per le obiezioni contro il casco obbligatorio) ed anzi, oggi non averlo a bordo suscita al contrario qualche apprensione.
Ma per la moto, veicolo dalle dinamiche complesse e sottoposto alla necessità costante di un equilibrio dinamico e non statico, ci vorrebbe un controllo di stabilità, capace di impedire appunto l’esperienza, non sempre positiva, di una caduta.
Sarebbe un miracolo, e in quanto tale non appartiene (per il momento almeno) alle cose terrene; ma grazie alla tecnologia possiamo già oggi contare su sistemi che minimizzano le situazioni di pericolo.
Per esempio, l’MSC (Motorcycle Stability Control) si attiva in una delle situazioni ritenute più rischiose per un motociclista: la frenata in curva, azione le cui conseguenze spesso si rivelano nefaste, a partire dalla classica perdita d’aderenza.
L’MSC interviene sulle prestazioni di freni e motore in base all'angolo di piega e a quello di inclinazione longitudinale, minimizzando il momento autoraddrizzante e stabilizzando la moto in frenata, impedendo azioni poco simpatiche, come i ribaltamenti in avanti, e svolgendo una preziosa azione di controllo di trazione e anti-impennata.
Per verificarne il funzionamento c’è stato bisogno intanto di resettare nozioni comportamentali derivate da decenni di guida: domare l’istinto e dare una strizzata al freno anteriore è operazione più semplice a dirsi che a farsi, ed infatti ci si arriva per gradi, aumentando progressivamente la velocità di percorrenza. Poi, chiudendo per un attimo gli occhi e raccomando l’anima al Cielo, ecco la prova della verità: decisa manata sul freno mentre si sta in piega!
Il fatto che io sia ora a scriverne attesta che il sistema funziona, tanto bene che annulla anche le indicazioni non corrette del pilota, evitando che errori o manovre scorrette possano tramutarsi in incidenti.
L’unica situazione che l’MSC non è in grado di gestire è l’eccesso di inclinazione, cioè la piega troppo accentuata: in ossequio alle leggi della fisica prima citate, per quello al momento non c’è ancora soluzione: in questo, la moto sconta ancora una differenza rispetto alle auto dove, lavorando di fino con il volante, è possibile controllare sotto e sovrasterzi.
Altra sigla da mandare a mente, non meno importante delle altre: il VHC (Vehicle Hold Control) trasferisce sulle due ruote una delle più apprezzate funzioni delle moderne vetture, vale a dire la sosta sicura anche su tratti di strada in forte pendenza, con la moto che resta ferma senza muoversi in avanti se in discesa o arretrando qualora si sia in salita.
Pensate di essere su un’ammiraglia, come la BMW K 1600 GT (che non a caso ne è già provvista): per attivare il dispositivo basta premere a fondo la leva del freno. Come per incanto, la moto viene frenata automaticamente, consentendo al pilota di poter togliere le mani dal manubrio senza correre rischi.
Il VHC (che attualmente opera solo sul sistema ABS Enhanced di Bosch) si disinserisce automaticamente dopo qualche secondo con un rilascio graduale, oppure appena si agisce sul comando del gas.
Per le sue caratteristiche, crediamo che il VHC sarà progressivamente reso disponibile non solo sui modelli top di gamma, ma andrà ad equipaggiare le versioni di cilindrata medio-alta, aumentando il comfort per tutti gli utilizzatori della moto in ogni stagione dell’anno.