Lo so, sono in ritardo di un giorno rispetto al mio appuntamento settimanale del mercoledì… Beh, tecnicamente sono ancora in tempo, visto che qui in Brasile sono ancora le 7:30 di sera del 10 settembre, ma non voglio cercare scuse. Confido nella clemenza della redazione.
Il motto di questo mio ritardo è presto detto: negli ultimi tre giorni sono rimbalzato per tutto il continente, volando da Atlanta fino a Brasilia, poi a Recife dove ho incontrato Sandro. Poi all’alba di ieri siamo ripartiti per San Paolo dove un autista ci ha accompagnato fino a Pindamonhangaba da dove siamo partiti stamattina sulle nostre moto. Perché proprio Pinda? Perché qui c’è la sede di GIVI do Brasil, che mi ha messo a disposizione una nuovissima Honda CB500X allestita di tutto punto per fare un giro di 15 giorni nel sudest del Brasile, tra Rio de Janeiro e San Paolo. Sandro, che vive a Recife, ha invece spedito da lassù la sua Transalp e come sempre, mi accompagnerà in questo tour.
Oggi abbiamo fatto la prima tappa e siamo arrivati fino alla isola di Ilhabela, un paradiso per milionari esattamente a metà strada tra Rio e San Paolo.
La mia esperienza del Brasile si era limitata fino ad oggi alla zona di Recife, nel nordest, dove appunto andavo solitamente a trovare Sandro. Siamo stati anche a Rio l’anno scorso, ma abbiamo visto solo la città, quindi non fa molto testo.
Il Nordest del Brasile è molto povero rispetto al Sud, dove invece si trovano i maggiori centri economici e produttivi del Paese. Il Nordest è molto bello dal punto di vista paesaggistico, ma non fornisce un quadro completo del Brasile, che visto da lassù sembra decisamente molto più disordinato e “sgarruppato” di quanto non sia effettivamente, almeno nella zona in cui mi trovo adesso.
Non mi aspettavo un Brasile così “svizzero”.
Il traffico, come dicevo, rimane caotico ma il livello delle vetture e delle moto in circolazione è decisamente più alto. Tra ieri ed oggi abbiamo visto varie BMW GS 1200, dei Suzuki V-Strom, una Triumph Tiger, una Honda CBR1000 e una Ducati Hypermotard. La grande maggioranza delle moto in circolazione restano le piccole cilindrate di Honda e Yamaha, con motori tra i 125 ed i 300 cc prodotti nel polo industriale di Manaus, nel cuore dell’Amazzonia. Così come in Colombia, anche qui vengono usate come mezzo di trasporto in alternativa all’automobile, per cui se ne vedono in giro che trasportano di tutto: dai classici tre passeggeri ad ogni tipo di elettrodomestico, animale o prodotto alimentare. Una figura molto diffusa, specialmente nelle città più grandi, è il cosiddetto “motoboy” ovvero il fattorino su due ruote. Un po’ quello che a Milano un tempo era il Pony Express (ma ci sono ancora?). Ogni grossa azienda ha il suo gruppo di motoboy ma esistono anche una marea di agenzie specializzate: in pratica per poter battere il traffico pacchi, lettere ed ogni piccola consegna urgente vengono affidate a questi intrepidi “motoquerios” che sfrecciano di fianco, sopra e sotto (si, ne ho visti più di uno, purtroppo) alle macchine in coda, correndo rischi innominabili pur di raggiungere un numero decente di consegne al giorno.
Altra figura interessante è il “mototaxi” che non si trova invece nelle grandi città ma nei centri più piccoli. Girano con un casco in più per il passeggero e per una tariffa di solito molto ragionevole ti portano dappertutto, a patto di avere il fegato necessario per salirci dietro.
C’è però l’altro lato della medaglia: l’eucalipto richiede quantità d’acqua anche triple rispetto agli altri alberi, e le sue radici profondissime riescono a raggiungere le fade anche a grande profondità, prosciugandole in pochi anni. Noi abbiamo passato intere zone coltivate ad eucalipto, notando come i vicini laghi siano ormai poco più di pozze di acqua stagnante. Ma la cosa più impressionate è il bosco stesso. Il Brasile è un Paese lussureggiante pieno di vegetazione che cresce in modo quasi incontrollato e che ospita migliaia di specie di animali, tra insetti, uccelli, rettili e mammiferi. Beh, il bosco di eucalipti è totalmente silenzioso. Non ci sono uccelli e non si sentono gli insetti. Nel sottobosco non crescono nemmeno l’erba o qualsiasi tipo di altra pianta, zero. Il tronco stesso dell’albero dopo pochi anni prende un colore grigio stinto, tetro ed orribile. Un bosco di eucalipti è in realtà “morto”, un vero e proprio deserto, verde grazie alle foglie della chioma, ma pur sempre un deserto.
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