Prima di mettere la parola fine al bel giro che abbiamo fatto in Brasile vorrei aggiungere alcune curiosità e cosette interessanti che Sandro ed io abbiamo visto/fatto durante le due settimane on the road
Prima di mettere la parola fine al bel giro che abbiamo fatto in Brasile vorrei aggiungere alcune curiosità e cosette interessanti che Sandro ed io abbiamo visto/fatto durante le due settimane on the road.
La prima cosa di cui voglio parlare è del tutto seria e nobile. Una delle mete del nostro viaggio è stato visitare l’asilo di Tamandaré, nello stato del Pernambuco. Una struttura voluta dal missionario italiano Padre Enzo Rizzo che quotidianamente accoglie circa 500 tra i più bisognosi bambini della vicina favela, allontanadoli temporaneamente da squallore, terribili condizioni igieniche e storie familiari da far rizzare i capelli. Il motivo della nostra visita era sensibilizzare potenziali donatori italiani, che possono avere maggiori informazioni sul sito www.projetotamandare.com.br
Una delle maggiori famiglie di industriali della moto in Italia ha già aderito con entusiasmo (chiedendoci di mantenere l’anonimato) e spero davvero che altri benefattori vogliano aiutare questa nobile causa.
Passiamo ora alle cose meno serie. Molti locali, hotel e stazioni di servizio in tutto il Brasile sfoggiano adesivi e simboli di gruppi di rider e motoclub sulle loro vetrine, ma invariabilmente chiedono ai motociclisti di togliersi il casco al momento di entrare: fidarsi è bene…
Ma anche scesi dalla moto non bisogna mai abbassare la guardia: i pericoli che si tende a sottovalutare sono in realtà molto seri. Ad esempio la doccia calda. Si, avete letto bene: in Brasile solo in pochi casi hanno gli scaldabagno. L’acqua calda della doccia arriva solitamente da un impianto che farebbe paura anche a Travis Pastrana: un accrocchio terribile, fatto da una testa di plastica che sostituisce quella della doccia, nella quale passa una spirale elettrica che riscalda l’acqua al suo passaggio. Il tutto condito da cavi scoperti, contatti discutibili e spesso sinistre macchie nere sul soffitto. Lasciate ogni speranza voi che entrate?
Altro silent killer, che colpisce molto più dei tanto odiati squali, sono le noci di cocco. In un Paese caldo e pieno di spiagge i grandi alberi di cocco sono un po’ ovunque e come il canto delle sirene ti attirano con la loro irresistibile ombra quando ovunque il sole batte implacabile. Beh, facciamo un po’ di calcoli. Una noce di cocco (ed ogni albero continua a produrne un numero incredibile tutto l’anno) pesa circa un chilo, anche 2 quando sono molto grosse. Quando cadono percorrono i mediamente 15 metri che le separano dal suolo in circa un secondo. Moltiplichiamo il peso della noce per l’accelerazione gravitazionale 9.81 m/s e… non so bene cosa succeda, ma se state dormendo sotto una palma e una noce vi cade in testa, 9 casi su 10 non lo racconterete ai vostri nipotini.
E il numero di morti causati dal cocco rimane assurdamente alto! Noi stessi abbiamo assistito ad una noce cadere improvvisamente e colpire una ragazza sull’anca: pochi centimetri più a destra e avrei dovuto cambiare la maglietta!
Altra cosa di cui tenere conto sono alcune parole identiche tra italiano e portoghese, che però hanno significati diametralmente opposti. Un esempio? Il cane “bravo” a difesa di un recinto, è tutt’altro che bravo. E molto probabilmente una farmacia chiamata Drog@tour non voglia fare concorrenza ad Amsterdam. Se invece il nome di un politico vi sembra particolarmente azzeccato, come quello che abbiamo visto noi sui cartelloni elettorali, li non vi sbagliate, tutto il mondo è paese.
Ma i brasiliani sembrano immuni a queste cose e alla fine trovano sempre il modo per arrivare al giorno dopo, anche se mi è sembrato che non sorridano molto come in altri paesi del Sudamerica. Uno dei business che mi ha colpito è stato quello dei venditori di panni in microfibra che appaiono dal nulla quando smette di piovere e vendono i loro panni ai motociclisti che vogliono asciugare la moto dopo averla lasciata sotto l’acqua torrenziale per cercare riparo: geniale!
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