Buca killer, a processo i responsabili dei lavori

Buca killer, a processo i responsabili dei lavori
  • di Alfonso Rago
A Roma inizia il processo per la morte di uno scooterista, che perse il controllo del veicolo per colpa del manto stradale dissestato e non riparato
  • di Alfonso Rago
6 marzo 2017

L’argomento è di quelli delicati, soprattutto in una città come Roma, che ha nelle buche sull’asfalto uno dei problemi irrisolti da decine di anni, banco di verifica per valutare l’efficienza dell’amministrazione, ed argomento di infinite discussioni tra gli utenti della strada.

Di buche stradali in strada a Roma si vive, si convive e purtroppo anche si muore, come accaduto a fine agosto 2013 a Raffaele Scarpa, che perse il controllo del suo veicolo a causa del dissestato manto stradale, finendo per schiantarsi contro un’autovettura procedente in senso opposto.
Una tragica dinamica alla quale, almeno secondo il pubblico ministero, non è stata estranea l’incuranza nella manutenzione dell’asfalto da parte della ditta incaricata, in base all’appalto concordato con il Comune, di ripristinare l’asfalto in caso di deterioramento.

Sul banco degli imputati c’è un personaggio già noto alle cronache per i traffici, spesso oltre il limite del lecito, proprio nell'ambito dei lavori pubblici: è Alessio Ferrari, il braccio destro del ras degli appalti Luigi Martella, accusato di omicidio colposo per il decesso di Raffaele Scarpa.
La coppia di imprenditori è stata arrestata nel 2015 con l’accusa di aver pagato mazzette a funzionari comunali perché chiudessero gli occhi sulla qualità dei materiali usati per ripianare le buche, spesso ben al di sotto degli standard minimi previsti dal protocollo dei lavori.

Ritornando al processo per la morte di Scarpa, secondo la procura la dinamica dell’incidente non lascia troppi dubbi: lo scontro fu causato dalla perdita di equilibrio dello scooter per la presenza della profonda buca e dell’avvallamento circostante, mai ripianato.

Il processo in questione non è l’unica grana giuridica che Ferrari si trova ad affrontare: insieme a Martella, è infatti indagato sulle gare d’appalto vinte con il sospetto di aver elargito mazzette a diversi funzionari comunali, già finiti in prigione. E la Corte dei Conti, che indaga sul dissesto delle strade romane, prevede un possibile danno erariale nei confronti di imprenditori e funzionari responsabili della cattiva manutenzione.

La scoperta, in alcune memorie usb, di una sorta di “contabilità parallela“ nel gruppo di imprese riconducibili a Luigi Martella, sembra confermare i dubbi degli investigatori. L’esame di questa documentazione “sotterranea“ ha messo in evidenza la «sistematica e imponente attività corruttiva messa in atto». In particolare, su una quarantina di fogli excel compare la voce «lavori extra non quantificabili dalla direzione dei lavori»: si tratta di una voce, scrive il gip, che «indica l'importo delle mazzette pagate per quell'appalto».

Insomma, un giro di denaro in nero per coprire la realtà di lavori mai eseguiti o eseguiti male: un malcostume antico e difficile da sradicare, che forse a Roma ha il suo punto di maggiore intensità. E che, oltre a danni materiali, può arrivare a produrre anche disastri umani: avere sulla coscienza la morte di persone innocenti dovrebbe essere un macigno difficile da sostenere, la peggiore delle pene da sopportare.
Almeno per chi fa ancora parte della categoria degli umani: a leggere certi verbali di Polizia, però, si ha il sospetto che gli imputati ormai da tempo non siano più tali.

 

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