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Delle streetfighter anni '90, se proprio dobbiamo dire la verità, non abbiamo tantissima nostalgia: quelle moto con motori – preferibilmente i robusti Suzuki 1100 – bombardati, codini da tamponamento a catena, una sella che parla di penitenza francescana e sezioni della gomma posteriore da mezzo agricolo, erano di gusto prettamente teutonico e a latitudini più mediterranee si è sempre fatta un po' di fatica ad apprezzare fino in fondo il genere che, per inciso e a parte la nostra ironia, resta rispettabilissimo, depurato di certi eccessi continua a piacere a molti ed è stato comunque seminale per una pletora di proposte successive anche di grande produzione e indiscusso gradimento.
Erano un'avanguardia (o forse una transavanguardia motociclistica nata dalla necessità di spogliare del superfluo - o dell'incidentato - le sportive in voga fino ai primi anni 2000) che ha avuto il pregevole merito di avere avvicinato al customizing tanti appassionati che poi abbiamo ritrovato tra le fila delle cafè racer e della “new wave” della scena custom europea, magari ispirati dalla stessa Triumph Speed Triple T509 - se vogliamo, la prima moto moderna ad incarnare lo spirito streetfighter prodotta in serie - che non era altro se non la sportiva T595 Daytona privata della carenatura, dove faceva magnifica mostra di sé un telaio Harris.
Lo specialista britannico oggi fa parte del gruppo Eicher Motors Ltd (quello cui fa capo Royal Enfield, per capirci) ma non ha mai messo in cantina la sua vocazione racing e l'inclinazione per le moto one-off e alcune delle sue ciclistiche restano dei capisaldi della categoria, esattamente come il telaio che ritroviamo oggi in questa special evocativa degli anni '90 e raffinata al punto giusto per traghettarla nel secondo ventennio degli anni 2000: è un Harris Magnum 4 cui è unito il serbatoio dedicato, sempre Harris. Il Magnum 4 è un classico telaio in tubi che fin dagli anni '90 costituisce l'ossatura di numerose special, qui lo troviamo nel colore voluto dal primo proprietario della moto che ne fa un elemento distintivo; sono stati quindi aggiunti un avantreno Suzuki GSX, un forcellone Benelli TNT (chi lo aveva riconosciuto?) con ammortizzatoreo WP, scarico Scorpion e cerchi OZ, mentre i freni sono un mix di Brembo, Nissin e Beringer. Il codino è opera di Custom Wolf e ci piace perché pur mantenendo coerenza con gli anni di provenienza del telaio lascia la linea piacevole e aggressiva senza però scadere nel pacchiano. Il perno ruota posteriore, come vogliono i canoni estetici del genere, sporge fuori dalla sagoma del codino, lasciando la ruota posteriore in bella evidenza.
La moto si chiama Bullenbeisser e, come riportato da Bike Exif, appartiene adesso a TimoLeMans dopo alcune vicissitudini: Bullenbeisser nasce infatti nel 1995 ad opera del customizzatore Christian Mende, scomparso nel 2016, che aveva già elaborato il motore fino ai 1240 cc con pistoni e albero motore speciali. Timo è entrato in possesso di questa moto nel 2019 e attraverso Wolfgang Bätz di Custom Wolf ne iniziato il percorso di rinnovamento e aggiornamento (menzione speciale per i Mikuni da 36) il cui risultato vedete in queste foto.
Foto: Timo Le Mans Instagram