C'erano una Ducati Superbike, una pista e un drone molto speciale...

La Ducati Panigale V4R del team M.Motocorsa incontra un drone racing. La nostra esperienza con i ragazzi di Photohouse al Cremona Circuit
25 ottobre 2019

Ci sono esperienze che, per modo di dire, fanno sì che ti si apra un mondo. Probabilmente, quella che vi raccontiamo qui, vissuta al Cremona Circuit, è una di quelle. Pur guardandomi bene dal vantare lo status o abilità di guida di pilota, ho una certa familiarità con le moto da corsa; ciononostante, avere la possibilità di salire in sella alla Ducati Panigale V4R di Cavalieri, è una di quelle esperienze illuminanti.

Per una volta, però, non è la moto la protagonista indiscussa della giornata. Se vogliamo, la Superbike allestita per correre nel CIV dal team M.Motocorsa di Lorenzo Mauri non è che... l'esca che i ragazzi di PhotoHouse ci hanno lanciato per conoscere meglio una realtà del tutto sconosciuta. Quella dei droni ad elevatissime prestazioni.

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Ma andiamo con ordine. Il mondo dei droni racing, ovviamente, è abbastanza recente e in rapida evoluzione. I ragazzi di Photohouse, che sui droni sono sempre stati avantissimo, si sono dotati di un paio di piccole belve - un po' perché riprendere certe auto e moto ormai richiede prestazioni pazzesche anche dai droni (soprattutto su tracciati con un rettilineo come quello dell'Angelo Bergamonti di Cremona) e un po' perché, da bravi appassionati, giocare con un piccolo missile come quello che ci hanno fatto vedere diverte da matti anche loro.

Il drone in oggetto è un quattro eliche con telaio in carbonio da 7 pollici, spinto da quattro motori brushless da 1.750kV che possono tenerlo in aria per 5/7 minuti a velocità che possono raggiungere i 200 km/h. Avete letto bene. E si pilotano in prima persona: chi lo guida indossa occhiali VR, collegati con il drone con il protocollo FrSky, sui quali il video viene trasmesso in tempo reale. E' come essere a bordo del drone stesso - e con prestazioni del genere, qualunque altro sistema probabilmente non sarebbe all'altezza.

Il drone racing non ha problemi a tenere il passo...
Il drone racing non ha problemi a tenere il passo...

Ma veniamo alla moto. La Superbike di Samuele Cavalieri è una Ducati Panigale V4R allestita secondo il regolamento Superbike del CIV. Mauri, che conosce bene noi giornalisti, ci tiene a sottolineare che l'elettronica - la Marelli ufficiale, la stessa che usano Pirro e i ragazzi del team Aruba - è tarata esattamente come in gara. Niente mappature castrate per incapaci: ce la potremo godere esattamente come Russo e Cavalieri.

Gomme comprese, perché come ci spiega Daniele Maletti di Pirelli, la moto calza i "gommoni" che sono stati introdotti quest'anno nel Mondiale Superbike: anteriore 125/70 e posteriore 200/65, che garantiscono un appoggio definito mostruoso da tutti i piloti, con guadagni prestazionali notevoli in termini di inserimento, velocità di percorrenza e trazione in uscita, grazie a un profilo che aumenta ancora l'impronta a terra.

Ed è ancora Mauri - che non vede l'ora di mettersi la tuta e farsi anche lui qualche giro - a darci qualche dritta sui rapporti da usare. La moto è in configurazione Franciacorta, quindi cortissima di rapporti, quindi sono pronto a sentire marce un po' più alte del previsto, ma resto comunque basito quando Lorenzo ci parla di terza o quarta praticamente dovunque. La seconda si inserisce solo nell'ultimo, malefico rampino che immette sul rettilineo del traguardo. Insomma: qui a Cremona, sulla V4R M.Motocorsa si usano quattro marce.

Ultime dritte sull'elettronica: uscirò con la moto di Cavalieri - quella delle due allestita con il cambio rovesciato - con mappatura intermedia del controllo di trazione e dell'anti-impennata. Naturalmente stiamo parlando di una moto da corsa, quindi nessuno dei due sistemi mi impedirebbe di lanciarla in tribuna o mettermela in testa, richiederebbero semplicemente errori più clamorosi da parte mia. Il limitatore per la pitlane si disinnesta da solo quando metto la seconda, poi vale tutto. Esco e mi preparo, aspettando che rientri chi mi precede.

La presa di contatto, purtroppo, è rapidissima: due giri, un passaggio sul traguardo, e poi mi toccherà passare la sella al collega che viene dopo. Aigor, amico e collega da anni, paragona la cosa all'alzarsi e andarsene dopo i preliminari con Belen Rodriguez. Da parte mia trovo il paragone estremamente calzante.

Alta, rigida e reattiva, la Panigale V4R M.Motocorsa non è di quelle moto che offrano subito confidenza. Lo confesso: ignoro completamente le indicazioni di Lorenzo e mi faccio tutto il primo tratto con dentro la seconda - ho bisogno di scaldarmi prima di poter entrare a velocità che giustifichino le marce che ci ha suggerito Mauri.

La moto "cade" in curva con una rapidità sorprendente - basta pensarlo e la V4R si iscrive nella traiettoria desiderata. So cosa state pensando e sì, è ovvio: per quasi tutto il primo giro mi trovo a rialzare per evitare di prendere il cordolo interno, e a trovarmi comunque troppo lento in percorrenza. Sul rettilineo di ritorno, finalmente, inizio a tirare a limitatore e resto sbalordito: ancora più che con la Panigale V4 1100, se ci si fida dell'orecchio si anticipa la cambiata di almeno 2.000 giri.

Fortunatamente, basta avere un po' di pazienza - o meglio, di nervi saldi, perché a quel punto la spinta si fa veramente aeronautica - e la spia di cambiata si accende, illuminando a giorno il plexiglass. E' un effetto voluto, per consentire al pilota di concentrarsi sulla visuale frontale, senza distoglierla per buttare l'occhio al cruscotto. E guardare avanti è fondamentale, perché i riferimenti della staccata si avvicinano rapidamente. Molto più rapidamente che su qualunque altra moto abbia guidato qui a Cremona.

So benissimo che probabilmente è possibile ritardare la staccata ben oltre il cartello dei 200 metri. Non so invece per certo cosa mi farebbe Mauri se distruggessi una delle sue preziose V4R, ma ho una fervida immaginazione e non faccio fatica a visualizzare scene medievali, quindi mi attacco alla leva poco dopo i 250, con ancora la quinta inserita, e mi preparo alla mortificazione di dover ridare gas per entrare alla 9 a velocità accettabile.

Succede esattamente così, infatti, perché quando si frena sembra di sbattere contro un muro. Il comando è direttissimo, ma l'azione è perfettamente modulabile e la sella trattiene decisamente meglio di quella stradale. E il mio stupore non finisce qui: la V4R di Cavalieri è l'unica moto su cui non abbia odiato ogni centimetro della curva 11, un lento e faticoso rampino a sinistra che sulle moto stradali sembra fatto apposta per spezzare il ritmo e mettere in difficoltà. La Panigale Superbike - almeno al mio passo - se lo beve come se fosse una bella piega da terza di percorrenza.

Il secondo giro è un po' meno traballante del primo, ma sarei un bugiardo della peggior specie se vi raccontassi di aver anche solo sfiorato il potenziale della V4R del team M.Motocorsa. Non essendo un pilota professionista serve molto più di una manciata di curve per prendere confidenza con una moto fatta per funzionare a un ritmo che richiede abitudine alla velocità e profonda conoscenza del mezzo. D'altra parte, anche solo scalfire con un unghia il livello prestazionale di un missile balistico come questo è un'esperienza da raccontare agli amici finché questi ultimi non perdono la pazienza e vi mettono le mani addosso.

D'altra parte, va detto, dopo una metà del secondo giro la Panigale allestita dal team di Mauri "parla" più di quanto mi immaginassi, cullandomi nell'illusione che chissà, magari basterebbero tre o quattro tornate in più per iniziare a capirla meglio e a godermela come si deve. Ma il tempo stringe, e forse è meglio così - gli eccessi di confidenza, con moto del genere, si pagano carissimi. Passo il testimone al collega che viene dopo di me. E dopo poco, lo stesso Mauri si infila la tuta e parte a cannone, facendo cantare il motore della V4R e vergognare tutti noi tester. Bella forza, la moto è sua...

 

Lorenzo Mauri con un Edo ancora inebetito dall'esperienza
Lorenzo Mauri con un Edo ancora inebetito dall'esperienza

E il drone? Lo confesso: mi sono del tutto dimenticato che ci fosse. E' stata una sorpresa vedere quanto fosse vicino guardando il video, e vedendolo ronzare incollato ai colleghi che hanno girato dopo di me. E ancora più bello rivedersi dopo, in video, tanto da farmi pensare che oltre agli usi spettacolari e promozionali che potete facilmente immaginare, un'altra possibile frontiera di questi oggetti sia quella di utilizzarli per rivedersi e analizzare traiettorie e stile di guida.

Sia da soli che, magari con un istruttore pronto a sottolineare pregi e difetti ripresi dall'impietoso occhio della GoPro...

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