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Un decreto del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture del 26 settembre scorso, pubblicato sulla gazzetta Ufficiale il 12 ottobre, ha modificato la prova pratica per il conseguimento delle patenti motociclistiche di categoria A1, A2 e A.
Spicca la riduzione delle fasi previste per il test di guida, che scendono da sei a tre e che dovranno rispondere a queste disposizioni:
Il decreto prescrive che i candidati si presentino alla prova pratica con:
Con l’entrata in vigore del decreto l’Italia si adegua alla direttiva comunitaria del 2013, che stabiliva nuovi criteri per l’esecuzione della prova pratica, dando cinque anni di tempo per recepirla.
La nuova prova pratica, sempre in area chiusa al traffico, prevede che la velocità minima per l’effettuazione del test salga da 30 a 50 km/h, fornisce dei tempi massimi e minimi per eseguire la prova – che serve a valutare la velocità di guida – e fissa due esercizi: il primo da compiere a bassa velocità e il secondo a velocità superiore.
Lo scopo è insomma quello di verificare meglio di prima le capacità di guida del candidato.
Nel primo esercizio bisognerà mantenere una velocità ridotta, a dimostrazione del controllo d’equilibrio a bassa andatura, effettuando uno slalom e un passaggio in un corridoio stretto in un tempo non inferiore a 15”.
Nel secondo esercizio bisognerà eseguire uno slalom tra i birilli e una prova di evitamento di ostacolo con successiva frenata in uno spazio delimitato. Il tempo d’esecuzione della prova in questo caso non dovrà superare i 25”, dimostrando una capacità di controllo del veicolo alla velocità di almeno 50 km/h.
Questo significherà però che alcune aeree di prova prima idonee non lo saranno più, per questioni di spazio legate all’aumento della velocità. L’Unasca (l’associazione nazionale delle autoscuole) starebbe in questo senso attivandosi con l’Anci (l’associazione dei Comuni italiani) per ottenere spazi adeguati alle nuove necessità, e starebbe chiedendo alla Motorizzazione Civile un periodo di proroga per poter reperire le nuove aree e per adeguare quelle esistenti.
«La nuova prova – ha detto Emilio Patella, segretario nazionale autoscuole Unasca - implica sicuramente una maggiore preparazione da parte dei candidati, ma è un ulteriore passo verso una maggior sicurezza stradale. Ora ci aspettiamo che si risolva il problema delle esercitazioni su strade frequentate e che venga introdotto un minimo di formazione obbligatoria. Ricordiamoci che questo cambiamento è stato introdotto proprio per valutare il comportamento reale del motociclista su strada».