Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Le moto dell'Arma sono identiche a quelle civili, la differenza la fa l’abilità del carabiniere motociclista, che vive 6 ore al giorno in sella con qualsiasi condizione meteo
Fra le case italiane, subito dopo la Prima Guerra Mondiale, si affermarono in campo militare la Bianchi, che aveva ottenuto una prima importante affermazione già nel 1913 col modello C75A 500, la Moto Guzzi e la Gilera. Presto la moto divenne uno strumento essenziale all’espletamento delle funzionei dell’Arma, tanto che il Comando Generale ritenne di emanare una circolare con la quale si davano disposizioni ai Comandi territoriali per la corretta manutenzione e lubrificazione dei motocicli di nuova assegnazione, nella circolare si chiedeva anche di avere la massima cura dei mezzi, perché, essendo in gran parte importati dall'estero, erano molto costosi.
Negli anni fra il 1928-1936 l'Arma disponeva di motociclette e di motocarrozzette in numero sufficiente a svolgere su tutto il territorio nazionale il servizio d'Istituto tradizionalmente assegnato ai reparti a cavallo.
A partire dal secondo dopo guerra la moto è diventata uno strumento di lavoro ordinario per i Carabinieri, che negli anni hanno utilizzato diversi modelli di Moto Guzzi (la scorta dei Carabinieri Corazzieri del Presidente della Repubblica impiega le California 1100), mentre oggi la marca più rappresentata è la tedesca BMW (scelta per altro dalla maggior parte delle Forze dell’Ordine di molti Paesi esteri).
Roma ospita un reparto di Carabinieri unico in Italia, è infatti il solo a disporre esclusivamente di mezzi motorizzati a due ruote e vi lavorano oltre 100 uomini.
Tenente Sanzò, ci spieghi la presenza dei Carabinieri a Roma, alla fiera Motodays. È un evento dedicato ai giovani, perché l’Arma ci tiene ogni anno a esserci?
«La nostra è l’unica sezione in Italia che lavora esclusivamente con le moto. Motodays è un’occasione per incontrare i cittadini, in particolare i giovani. Da qualche anno partecipiamo, mostrando i veicoli che dalla fondazione dell’Arma a oggi accompagnano il nostro servizio. Si parte dalla Moto Guzzi Alce del 1940 per arrivare alla BMW R1200RT di oggi».
Di cosa vi occupate e quante persone lavorano nel vostro reparto?
«Siamo 100 carabinieri circa solo su Roma. Ci occupiamo di pronto intervento puro in primo luogo e di viabilità. Poi siamo responsabili della scorta di tutte le personalità nazionali e internazionali che transitano su Roma. Siamo inquadrati sia come pronto intervento che come scorta e viabilità quindi».
Che formazione ricevete?
«Innanzitutto bisogna avere la patente A e possedere una naturale attitudine a guidare la moto perché non basta il solo titolo di guida. Le nostre moto sono pesanti e ulteriormente appesantite per il servizio istituzionale. Quindi è necessario avere una attitudine che non tutti hanno, delle abilità innate.
Il carabiniere che vuole fare parte della sezione motociclisti deve fare domanda, segue poi un periodo di prova. Se supera il periodo di prova, può rimanere nella sezione motociclisti.
Sono ovviamente previsti corsi di aggiornamento professionale, perché nel tempo anche le procedure inerenti le scorte e le tecniche operative di intervento cambiano e vengono perfezionate».
Le vostre moto sono elaborate o è il carabiniere motociclista a fare la differenza?
«Le moto sono identiche a quelle civili, la differenza la fa l’abilità del carabiniere motociclista. Considerate che il nostro operatore vive minimo minimo 6 ore sulla sella e con qualsiasi condizione meteo ogni giorno. È il servizio stesso che ti dà esperienza e preparazione. Il carabiniere motociclista passa tanto tempo in moto quotidianamente, va tenuto presente anche questo fattore».
Sfatiamo il luogo comune duro a morire che le moto dell’Arma sono in qualche modo preparate.
«Le nostre moto sono identiche a quelle civili.
Hanno una manutenzione ordinaria scrupolosa a cui si aggiunge una preparazione meticolosa del nostro personale. Sfatiamo questo luogo comune: non abbiamo mezzi particolari, siamo alla pari degli altri motociclisti».