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Con la sua “erre” indimenticabile, era un uomo di poche parole e curioso di ogni cosa. Mi fece delle fotografie in b/n per la Gazzetta, tanti anni fa, e scoprii che avevamo in comune, oltre agli amici, anche la passione per la moto. Ma le sue curiosità erano tante e il tempo gli è sempre stato stretto.
Aveva cominciato a scattare fotografie fin da giovanissimo, come assistente di Ugo Mulas. La città di Milano da raccontare, il Corriere della Sera come ribalta per lui che era nato proprio lì, in via Solferino. Con la sua Leica ha seguito da vicino l’arte, la moda, la pubblicità.
Scatti milanesi di rara poesia di fianco a campagne stampa che hanno lasciato il segno.
Ha pubblicato libri, ha fondato riviste, ha girato il mondo seguendo i volontari di Interplast, chirurgia ricostruttiva: in Tibet, Uganda, Cina, Bangladesh, Bolivia…
Non so proprio come sia riuscito a fare tutte queste cose. E l’ho visto sempre con il sorriso sulle labbra e una gran voglia di vivere ogni giornata. Un gran bel tipo, Carlo Orsi. Indimenticabile.