Che cosa c’entra la Suzuki 1100 con la sparizione di Emanuela Orlandi

Che cosa c’entra la Suzuki 1100 con la sparizione di Emanuela Orlandi
A rivelarlo in un interrogatorio è il padre di chi, nel giugno del 1983, rapì Emanuela Orlandi. Marco Sarnataro sarebbe stato infatti ripagato da Enrico De Pedis, capo della sanguinaria banda della Magliana, con una Suzuki 1100
9 agosto 2022

La sparizione della quindicenne Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno del 1983, resta ancora un caso irrisolto a distanza di quasi quarant'anni.

E' stato un seguitissimo caso di cronaca che vide coinvolte la Banda della Magliana, organizzazioni terroristiche e soprattutto, sullo sfondo, lo Stato Vaticano per il quale il padre di Emanuela lavorava (era commesso della Prefettura della casa pontificia), lo Stato Italiano, il Banco Ambrosiano e l'Istituto per le opere di religione.

Un nuovo elemento è ora emerso grazie al verbale di un interrogatorio pubblicato su Repubblica a firma di Giuseppe Scarpa.

Risale al 2018 ed è un degli interrogatori della Squadra Mobile romana a cui venne sottoposto in passato Salvatore Sarnataro, classe 1940, precedenti penali alle spalle e padre di Marco Sarnataro, uno dei componenti del commando che rapirono Emanuela Orlandi, morto nel 2007 all'età di 46 anni.

Nel documento viene riportata la confessione di Marco Sarnataro, raccolta dal padre nel 2006 mentre entrambi erano in carcere.

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“Poco tempo dopo il sequestro – è scritto nel verbale -, ricordo che eravamo a Regina Coeli sia io che mio figlio. Quest’ultimo durante l’ora d’aria mi confessò di aver partecipato al sequestro dell’Orlandi: mi disse che per diversi giorni, sia lui che “Ciletto” (Angelo Cassani) e “Giggetto” (Gianfranco Cerboni), pedinarono la Orlandi per le vie di Roma su ordine di Renato De Pedis, da loro chiamato il “Presidente”.

"Mio figlio mi disse che dopo averla pedinata per alcuni giorni, ebbero da De Pedis l’ordine di prelevarla. Marco mi riferì che l’avevano fatta salire su una BMW berlina a piazza Risorgimento a una fermata dell’autobus. Mio figlio mi disse che erano stati sempre loro a prelevare la ragazzina, non mi specificò se erano tutti e tre. Di certo c’era Marco e uno tra Giggetto e Ciletto, però potevano essere anche tutti e tre perché Marco usò l’espressione l’abbiamo presa. Quindi la condussero al laghetto dell’Eur dove li stava aspettando Sergio, che era l’autista e uomo di fiducia di De Pedis.
Venni poi a sapere poi che mio figlio, per questa cortesia, ebbe in regalo una moto Suzuki 1100”.

La reazione del fratello di Emanuela

“Mi ha davvero stupito l’attenzione intorno al verbale di Sarnataro – ha commentato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela all'ADN Kronos - è una cosa vecchia e abbastanza scontata, dibattuta più volte durante l’inchiesta. Tuttavia, è una cosa positiva perché da quei personaggi può uscire fuori qualcosa. Io da quando hanno archiviato non faccio altro che raccogliere documenti.
Sono sempre stato convinto che, non la Banda della Magliana, ma De Pedis abbia avuto un ruolo di manovalanza nel sequestro e che si sia avvalso di persone tra quelle citate da Sarnataro. Anche se poi i mandanti sono ben altri. Con l’avvocato stiamo raccogliendo una serie di documenti importanti e spingendo presso la procura vaticana per condividere con loro le prove che abbiamo adesso a disposizione”.

Le Suzuki 1100

Nel 1983 le Suzuki 1100 fondamentalmente in vendita in Italia erano la GSX 1100S Katana, la semicarenata GSX 1100ES, la naked GSX 1100E e la naked turistica GS1100E, quella con il precedente motore a quattro cilindri e otto valvole e con la trasmissione finale ad albero.

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