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Diciamo che l’ha presa alla larga: i tifosi normali arrivano poche ore prima dell’incontro, magari in aereo, lui è partito da Londra quattro mesi fa, mettendosi in testa il casco e salutando la mamma restata a sventolare il fazzoletto bianco sull’uscio di casa. Dopo quattro mesi di viaggio e quasi 15.000 miglia (24.000 km), il 44enne Chris Hallett è arrivato in Brasile: un po’ tardi per perdersi l’esordio della nazionale guidata da Roy Hodgson («Meglio così, visto com’è andata!»), ma in tempo per il secondo match, con l’Uruguay, peraltro andato maluccio pure quello.
«E’ stato un viaggio faticoso, ma esaltante - ha risposto Chris ai giornalisti che l’hanno intervistato - A dirla tutto, anzi, mi sento un po' spompato: il mio fondoschiena ricorda tutte le quindicimila miglia percorse. Ovviamente, l'opzione più semplice sarebbe stata quella di volare in Brasile e sedersi su una spiaggia di attesa per la Coppa del Mondo: ma dov’è il divertimento in questo?»
Chris, che ha in tasca anche il biglietto per la terza gara del girone eliminatorio dei “Leoni d’Oltremanica”, contro la Costa Rica a Belo Horizonte 24 giugno, è arrivato in Brasile dopo aver attraversato 18 dei 32 Paesi partecipanti all’evento. Da febbraio, ha lasciato il posto di lavoro ed ha impiegato i risparmi per finanziare la sua avventura a bordo di una Vespa GTS 250, modificata in sidecar. Invece di un volo diretto a Rio, ha scelto un percorso più panoramico, passando attraverso il maggior numero di Paesi qualificati per la fase finale della Coppa del Mondo del 2014.
Combinando le sue tre passioni (motociclismo, calcio e viaggi), Chris ha sentito che era giunto il momento giusto per un'avventura che li comprendesse tutti: «Ho viaggiato molto, ma mai nulla di così grande: dopo aver lavorato nella routine quotidiana a Londra, volevo fare qualcosa di diverso. Non sono sposato, non ho figli ed ho quindi seguito il consiglio di togliermi uno sfizio prima di avere bambini. Nella vita bisogna seguire il cuore».
La Vespa di questo viaggio è la stessa che uso per andare a lavorare", raccomta Chris, che da febbraio e marzo ha viaggiato in Europa, prima di dirigersi verso Stati Uniti e Sud America; gli mancano Africa, Asia e Australia, troppo fuori mano
Per Chris, l’amore per il motociclismo è iniziato presto, a soli dieci anni: ricorda di essersi spaventato a morte, dietro suo cugino che guidava una Kawasaki Zephyr. Poi a Goa, in India, dov’era in vacanza con amici, ha noleggiato una moto 125 e ha subito avuto un incidente. Nonostante l’inizio non proprio memorabile, Chris ha posseduto due Suzuki Bandit GSF, 600 e poi 1200, prima di una Triumph Thunderbird 900. Trasferitosi da Worcestershire a Londra dieci anni fa, Chris per muoversi nella Capitale inglese una lo scooter: «La Vespa di questo viaggio è la stessa che uso per andare a lavorare».
Da febbraio e marzo, Chris ha viaggiato in Europa, prima di dirigersi verso Stati Uniti e Sud America ad aprile e maggio; gli mancano Africa, Asia ed ovviamente Australia, troppo fuori mano. Durante ogni la visita, Chris ha sfidato i tifosi locali ad una gara di rigori, usando la Vespa come palo, filmando i vincitori che celebrano con una replica del trofeo che verrà assegnato nella finale del 13 luglio.
Viaggiare per oltre 15.000 miglia su uno scooter significa andare incontro a qualche imprevisto: a sorpresa, i momenti più duri per Chris non sono stai in luoghi desertici o lontani, ma vicino a casa, quando ha dovuto affrontare terribili tempeste di neve a sud della M1.
Ma non è stato facile neppure valicare le Ande, dove Chris ha incontrato freddo ed umido in condizioni reste più estreme dall'altitudine. Reso più forte dall’esperienza del viaggio, Chris, carica i giocatori della nazionale inglese: «Dimentichiamo l’Italia e puntiamo a vincere le altre partite. Sono ottimista: mi auguro di arrivare in finale con il Brasile, che potremo battere magari ai rigori».
E se la previsione si avvera?
«Giuro di correre nudo su e giù per la spiaggia di Copacabana!».
foto bt.com