Cina: qui le moto sono un flop. O quasi

Cina: qui le moto sono un flop. O quasi
Il nostro inviato Max Morri ci manda uno spaccato del mercato cinese a due ruote: "loro sanno tutto di noi, mentre noi non sappiamo nulla di loro". Ma è davvero così?
5 settembre 2024

Di seguito le riflessioni del nostro corrispondente dalla Cina, Max Morri. Fateci sapere cosa ne pensate:


"Ho iniziato ad andare in Cina nel 1989 e ho seguito sempre con interesse la loro evoluzione della mobilità urbana. Certo rimpiango ancora adesso quando con 5 dollari acquistavi una bicicletta e mi divertivo a scorrazzare per gli Hutong di Pechino.
Ricordo che la legavo a un palo davanti all’Hyatt Hotel dove alloggiavo e il portiere dell’albergo mi guardava come un UFO. L’auto privata non esisteva. Poi nel 92 arrivarono i primi taxi, che altro non era che un mini-pulmino Bedford, simile al Piaggio Porter.
Ne misero 30.000 in città da un giorno all’altro, e guidavano con una mano sempre sul clacson; infatti, non si riusciva più a parlare dal frastuono di chi suonava 24 ore 24. E tenete presente che hanno vietato i clacson solo dal 2008 in occasione delle olimpiadi. Oggi se dai un colpetto di clacson ad un semaforo, la telecamera ti individua e tempo 10 secondi hai un messaggio sul telefonino che ti hanno addebitato 50 euro.

Ma dopo 6 mesi i 30.000 Bedford erano già distrutti. Iniziarono ad arrivare furgoni più grossi, ed Iveco invase la Cina, che occasione sprecata per il gruppo Fiat.
Furono i primi ad arrivare su questo nuovo mercato, e hanno sprecato questa introduzione che aveva un valore immenso. Nel giro di qualche anno sono arrivati i primi motocicli e scooterini tutti copiati dai prodotti giapponesi con una qualità dei materiali infima, riconoscibili anche dall’odore. Terribili.

Poi dieci anni fa decisero di abolire il motore endotermico ed obbligarono alla rottamazione tutti questi motorini, pagarono circa 50 euro e chi demoliva un 50 cc e 100 euro per motocicli di cilindrata superiore. Un giorno tra Shenzhen e Guangzhou in treno vidi un cimitero di mezzi lungo qualche kilometri.
Intanto le città dal 1995 al 2010 si sono riempite di Volkswagen e Hyundai, ma dal 2010 hanno iniziato a produrre le loro auto e a migliorarle, oggi propongono auto stilisticamente anonime ma con dei contenuti interessanti.
Metà del parco circolante ha propulsione elettrica. In quasi tutte le città è vietata la circolazione di motocicli endotermici, con qualche eccezione, ma in due settimane a Shanghai, andando tutti i giorni in giro, anche fuori città (300km), ho visto solo scooterini elettrici.

Ovunque anche durante il week end non c’è una moto che circola, in 15 giorni, parcheggiate, ho visto una BMW F800gs ed una Harley Sportster 1200. Neanche l’ombra delle varie moto cinesi che stanno invadendo l’Europa.
Nessuna presenza nell’area di Shanghai di Kove, Voge, CF Moto ecc. Eppure fanno numeri di vendita discreti, anche da loro, ma dove le vendono?
Tre mesi fa ero a Shenzhen e Guangzhou e anche li non c’è ombra di questi motocicli.

Perché?
E qui facciamo due piccole precisazioni. Gli europei non sanno mediamente nulla dell’Asia. Gli asiatici sono molto informati sulla nostra realtà europea. I cinesi producono qualsiasi cosa con i parametri che gli diamo noi. Questo significa che se gli ordiniamo dell’abbigliamento di infima qualità da proporre sui nostri mercati, loro producono merce che in Cina non passerebbe alcun parametro di sicurezza ambientale.
Se gli ordiniamo degl’impermeabili per i 2 marchi di lusso inglesi sono capaci di una cura nelle cuciture che in Europa non sappiamo più replicare. D’altronde producono qui i telefonini più pregiati, gli ospedali tedeschi producono qui i loro macchinari più sofisticati, e via di questo passo.

I mercatini che propongono copie di orologi famosi e borse di lusso, sono frequentati solo da Europei. Se pensate di vedere un cinese con un fake sbagliate di grosso, vogliono solo oggetti originali. E chi si può permettere una moto, sogna una Bmw, un Harley, una Ducati, anche la Vespa è vista come un marchio Premium.
Visto che i cinesi odiano i giapponesi, non esistono mezzi nipponici in giro per le città a parte qualche rarissima Lexus, ma forse è guidata da qualche giapponese costretto a lavorare in Cina (d'altra parte in Giappone non si vedono auto cinesi, ndr). 
Se pensate di vedere sulle strade di Shanghai le DR, le MG siete fuori strada, queste autovetture le riservano all’esportazione. In città a Shanghai non vedrete un’auto sotto i 4,5mt di lunghezza.

E le moto? Nell'immagine collettiva la moto è un oggetto pericoloso per poveri, come da noi negli anni 60. Quindi stanno invadendo il mondo con i loro prodotti. Piano piano siamo finiti a confrontarci con questi popoli emergenti presso i quali la manodopera costa poco, pensando di produrre a casa loro vendendo col nostro nome. Poveri stolti abbiamo venduto la nostra imprenditorialità insegnando loro come produrre. E adesso siamo ridotti addirittura a svendere anche l'immagine e i marchi. Fortuna che ci sono ancora delle nicchie, ma sono poche, troppo poche".

Max Morri

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