Claudio Domenicali, Ducati: “9 novità per il 2016. Inventare il futuro è il bello del nostro lavoro"

Claudio Domenicali, Ducati: “9 novità per il 2016. Inventare il futuro è il bello del nostro lavoro"
Una lunga intervista con l’Amministratore Delegato di Ducati, Claudio Domenicali per parlare di presente e futuro del marchio bolognese
18 settembre 2015

All’IAA di Francoforte abbiamo potuto incontrare in una lunga intervista l’Amministratore Delegato di Ducati, Claudio Domenicali. Analizziamo con lui le novità più attese, la vision futura e le sinergie con l'R&D Audi in termini di sicurezza e tecnologie che ci aspettano.

«Abbiamo inaugurato IAA» esordisce Domenicali «presentando la nuova Monster 1200R. Una moto molto importante per noi, perché si tratta della Monster più potente mai creata. Abbiamo sviluppato il modello attuale per portarlo a 160 cavalli. E’ una vera moto ad alte prestazioni che si può utilizzare tutti i giorni, perché ha la solita ergonomia di una Monster con una potenza mostruosa. Si tratta di una parte di un’offensiva di prodotto importantissima, che lanceremo per il 2016: da qui alla fine dell’anno presenteremo nove nuovi prodotti, uno sforzo senza precedenti nella storia di Ducati».

«Questo è il primo, altri sette verranno presentati durante la Ducati World Premiere, che avrà luogo il 16 novembre, il giorno prima di EICMA (con tanto di streaming live) in cui sveleremo al pubblico e alla stampa la grande maggioranza delle nostre novità 2016. A questo proposito voglio anticiparvi che grazie a questo sforzo produttivo e alla nostra espansione internazionale per la prima volta passeremo il traguardo delle 50.000 unità vendute».

«Un obiettivo importantissimo perché Ducati non punta a fare volumi. I volumi di vendita, la crescita, non sono che il risultato del plauso del pubblico, del successo dei nuovi prodotti lanciati sul mercato. Non abbiamo obiettivi precisi in termini di volumi, non puntiamo a vendere 70.000 o 100.000 moto, ma sicuramente il nostro venduto continuerà a crescere perché continuiamo ad investire su nuovi mercati e segmenti. Siamo da poco in Brasile, India e ora Cina, dove dall’inizio dell’anno le Ducati verranno importate attraverso Audi China, un altro segno della crescita della nostra partnership».

«Vi ricordo che nei primi sei mesi del 2015 siamo cresciuti in termini di vendite del 22%, raggiungendo quota 32.600 moto vendute – naturalmente il nostro miglior risultato di sempre ottenuto soprattutto grazie al successo del nuovo brand Scrambler, moto accessibile, divertente e meno esasperata tecnologicamente. Nei prossimi mesi riusciremo ad immatricolare e consegnare più di 9.000 unità».

Avete citato nove modelli. Quanti sono modelli completamente nuovi e quanti rinnovamenti?

«Due sono quasi del tutto nuovi, uno è del tutto nuovo ed un altro è costituito da parti per la stragrande maggioranza nuove. Infine abbiamo un certo numero di nuovi modelli che, per esempio, sono moto attualmente in produzione ma cambiano di cilindrata, o moto di cui viene prodotta una versione differente per un uso diverso. Inoltre abbiamo una clientela che ama molto le versioni in serie limitata, per esempio, e quindi continueremo a produrre edizioni speciali realizzate con materiali speciali oppure in serie limitatissime. Ci piace lavorare per i nostri fan, ascoltare quello che ci chiedono e sviluppare i prodotti che desiderano».

Un mix di prodotti che si identifica abbastanza con le nostre previsioni.

A parte la Diavel già "spiata", noi possiamo ipotizzare una Multistrada in allestimento più fuoristradistico che punti dritta alle varie Adventure ed Adventure R della concorrenza tedesca ed austriaca, ma anche novità importanti nella serie Hyper. Ma c’è altro?

«Sulle vostre ipotesi non posso confermare nulla, vi posso però preannunciare che in un momento preciso del prossimo anno entreremo in un segmento specifico in cui attualmente non siamo presenti. Vogliamo offrire lo spirito Ducati anche a clienti che, per qualsivoglia motivo, amano moto che al momento non produciamo. Oggi costruiamo moto supersportive come la Panigale, naked come la Monster in tante versioni, modelli on-off come la Multistrada o la Scrambler. Restano segmenti scoperti, in cui l’anno prossimo troverete prodotti dai tipici valori Ducati – prestazioni, design, sofisticatezza che contribuiranno alla crescita della Casa».

Scrambler è stata un grande successo
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Possiamo attenderci una Scrambler dalla cilindrata dimezzata rispetto all’attuale, ancora più accessibile ed appetibile?

«Credo proprio di sì. Scrambler al momento per noi è una piattaforma basata su un motore 800 a due valvole, raffreddata ad aria. Tecnicamente parlando si tratta di un modello che non punta sulle prestazioni come selling point principale. Resta una moto molto piacevole da guidare, valida anche nella guida sportiva in montagna: se la confrontate con le concorrenti è la più leggera e performante nel segmento heritage».

Credete che sia comunque possibile inventare un nuovo tipo di moto, come ha fatto per esempio Honda con Integra, incrociando uno scooter e una moto?

«Credo che il bello del nostro lavoro stia proprio nell’inventare il futuro. E’ una cosa che ci stimola moltissimo. Crediamo che al momento il futuro abbia trend molto precisi, con città che crescono in continuazione e un continuo spostamento delle popolazioni dalle aree rurali verso i centri urbani in tutto il mondo. Le città si fanno sempre più affollate, rendendo la vita delle auto sempre più difficile. D’altra parte, chi passa tanto tempo in auto vuole qualcosa per divertirsi – ecco perché le moto restano un prodotto interessante anche nel futuro, anche in paesi in cui l’ambiente non è facile come la Cina: la gente sta scoprendo l’uso delle moto per divertirsi nel fine settimana».

«Fra questi due segmenti ci sono tantissime possibilità da esplorare, e negli ultimi cinque anni si sono viste moltissime proposte: moto a tre o quattro ruote, prodotti di ogni tipo fra cui però nessuno ha ancora attecchito realmente. Resta comunque un ambito molto interessante».

Ma per Ducati continueremo a parlare di moto, vero?

«Continueremo a produrre moto» sorride Domenicali. «Nel futuro non escludiamo divagazioni in altri segmenti, ma per i prossimi anni non abbiamo nessun prodotto diverso dalle moto tradizionali. Insomma, per favore, lasciamo perdere titoli relativi a scooter o tre ruote…»

Tornando a parlare di Scrambler, quanto pensate che durerà il successo di questo trend?

«Siamo fiduciosi del fatto che si tratti di un trend a lungo termine. Per noi Scrambler non è una moto ma una vera e propria gamma di prodotti. Stiamo sviluppando diversi altri modelli, di cui vedrete una parte il prossimo anno e ne arriveranno altri nelle stagioni successive. Crediamo che Scrambler sia un modo eccellente di entrare nel mondo delle due ruote. Alcune persone trovano un po’ troppo impegnative ed intimidatorie le Ducati; con Scrambler abbiamo risolto il problema, perché è una moto estremamente accessibile in termini di prestazioni, tecnologia ma anche prezzo. E’ un modello premium, costruito molto bene, ma accessibile – piace a molte persone giovani che non sono motociclisti o sono motociclisti di ritorno».

il Presidente Domenicali in alcuni momenti dell'incontro
il Presidente Domenicali in alcuni momenti dell'incontro

In passato avete parlato di una crescita del 15% come obiettivo, un target che avete già superato con il 22% del primo semestre che avete appena citato, grazie anche al brand Scrambler. Una sorpresa?

«No, è stata una crescita pianificata. Prova ne sia il fatto che siamo cresciuti del 22% perché abbiamo prodotto il 22% in più. Il volume che abbiamo venduto è stato quello che abbiamo prodotto».

La cosa vi porterà ad un ripensamento in termini di nuovi stabilimenti, di ristrutturazioni o altre decisioni di questo tipo?

«Assolutamente no – avremmo potuto produrre ancora di più. Ci siamo in qualche modo autolimitati, un po’ perché prevedere il futuro è sempre molto difficile, un po’ perché è sempre meglio avere un po’ meno disponibilità di prodotto che non dover piazzare moto che non trovano clienti dai concessionari. Quando le moto sono un po’ meno rispetto alla richiesta si alimenta il desiderio; non ci interessa arrivare a sfruttare l’ultima vendita, preferiamo essere sicuri che le moto siano tutte sane, che non ci sia necessità di promozioni particolari. E’ per questo che in fase di definizione del volume di budget cerchiamo di restare sempre un pelo sotto le nostre stime».

Quindi nessun cambiamento a livello industriale.

«No, anche perché se la richiesta dovesse restare alta com’è, risponderemmo comunque progressivamente, sempre con la strategia di restare un filo più prudenti rispetto alle previsioni di domanda. La cosa ci consente di mantenere alto il valore dell’usato, di aiutare il concessionario, abbiamo più pulizia nei listini e negli stock, che quest’anno abbiamo ridotto. I rivenditori sono più sani, possono gestire meglio l’usato del cliente – ci sono solo vantaggi».

E' vero che state sviluppando una quattro cilindri per il Mondiale Superbike?

«La risposta è no, non stiamo lavorando ad una quattro cilindri per la Superbike. Crediamo che la nostra gamma attuale di bicilindriche sia perfettamente adeguata per competere nel Mondiale Superbike, e continueremo a farlo. Anche per uso stradale posso confermarvi che non ci sono progetti approvati in questo senso».

La Panigale resta la punta di diamante sportiva Ducati in SBK
La Panigale resta la punta di diamante sportiva Ducati in SBK

Le tendenze attuali nel mondo dell’auto vanno verso un sempre più intenso impiego della propulsione elettrica. Possiamo quindi attenderci una Panigale e-Tron, o comunque soluzioni del genere nel futuro?

«Credo che prima o poi queste soluzioni arriveranno anche sulle due ruote. Il problema oggi è che il costo per ottenere potenze ed autonomie che rendano appetibile una soluzione del genere è elevatissimo e le previsioni per i prossimi tre/cinque anni non prospettano miglioramenti in questo senso. Quindi diciamo che potrebbe essere una soluzione praticabile per un prodotto di nicchia, dal prezzo elevatissimo, ma non certo per un mezzo realmente di serie».

«Naturalmente questa è la nostra opinione, altri costruttori potrebbero pensarla diversamente, e già spostando a sette anni l’orizzonte diventa praticamente impossibile prevedere gli sviluppi. Pensiamo ad esempio alla potenza di un costruttore come Tesla: già solo il suo impegno potrebbe spostare in maniera sensibile gli equilibri fra prezzo e prestazioni. Il problema è che con un orizzonte così lontano le possibilità sono infinite, le certezze davvero poche».

Cosa ne pensate dell’uso di propulsori Ducati in concept automobilistici?

«Prodotti come la Volkswagen XL1 ci sono stati chiesti dalla Casa madre, direttamente dal professor Piech, che voleva dimostrare come un concept del genere potesse essere non soltanto una soluzione nata per ridurre i consumi, ma anche per aumentare le prestazioni. Resta comunque un prototipo, ma lavoriamo con i colleghi di Audi con uno scambio bidirezionale, con informazioni molto interessanti per entrambi».

Ultimamente si parla molto di guida autonoma o semi autonoma per le auto. Le moto spesso sono vittime di errori di guida o peggio distrazioni di automobilisti. Il fatto di vivere gomito a gomito con Audi aiuta a sviluppare questi sistemi di sicurezza anche nell'interesse dei motociclisti? Siete stati coinvolti in sviluppi di questo tipo come è avvenuto ad esempio con Dainese?

«Sicuramente il problema degli incidenti è importantissimo, e ci interessa direttamente perché coinvolge praticamente sempre il mondo dell’auto. Abbiamo svolto dei crash-test specifici lavorando con Audi, e si tratta di una delle sinergie da cui potremo beneficiare tanto noi quanto l’industria in generale».

Nelle auto c'è una ricerca continua sui sistemi di infotainment. Sulle moto il cruscotto può rivelarsi molto utile per navigare, informare, rendere più sicura la guida.

«E’ un tema su cui stiamo sviluppando prototipi interessanti, è uno dei campi su cui vedremo – e vedrete – progressi molto importanti».

Il cruscotto TFT della Multistrada, dotato di funzionalità multimediali
Il cruscotto TFT della Multistrada, dotato di funzionalità multimediali

Se dovesse descrivere il rapporto fra Ducati e Audi?

«E’ molto interessante. Audi è la nostra shareholder, quindi il nostro rapporto è quello tipico fra due case in quel tipo di relazione. Audi controlla il Board of Directors, approvando o meno attraverso i suoi supervisori le decisioni strategiche della compagnia, come accade in tutte le grandi case. Nel quotidiano invece ci sono legami molto forti fra le diverse unità delle due Case – l’ufficio acquisti Audi è legatissimo alla sua controparte Ducati, creando sinergie molto vantaggiose. Un conto è proporsi come una casa di 1.500 persone, farlo con la forza di un marchio da 600.000 dipendenti è ovviamente tutta un’altra cosa. Già solo acquistare computer o materiale da ufficio è diverso, si entra in contratti quadro molto vantaggiosi già negoziati. La cosa ci aiuta non poco».

«La parte interessante sta nel fatto che quando Audi ha acquistato Ducati ci sono state analisi e discussioni molto approfondite sulle strategie. La strategia che Ducati stava perseguendo all’epoca, ovvero il mantenere il marchio su un livello molto alto senza diluirlo con proposte di piccola cilindrata è stata confermata. La missione che abbiamo ora, restando parte del gruppo, è di rendere il nostro brand ancora più appetibile nel mondo della moto. Non produrremo modelli di grande serie – restiamo un marchio per appassionati che amano comprare moto di altissima qualità, specializzati in prestazioni e design».

C’erano voci che volevano Ducati un semplice capriccio di Piech, sconfessate prontamente alla sua uscita che non ha avuto conseguenze strategiche.

«Piech è un ducatista appassionato, cosa che aveva certamente influito al momento della decisione di acquistare la Casa, ma il marchio è ormai perfettamente integrato nel gruppo con tanti tifosi ed appassionati al suo interno. C’è una grande simpatia per le moto e per Ducati – gli appassionati di auto sono anche appassionati di moto, e per i tedeschi Ducati è un marchio molto appassionante. E’ italiano, sportivo, rappresenta valori con cui è facile identificarsi».

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