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Nell'equipaggiamento di un motociclista, a prescindere dalla specialità che pratica, il casco ha un ruolo principe. Non solo perché ci infiliamo dentro la testa e gli affidiamo quanto abbiamo di più importante e delicato, ma anche più banalmente e meno poeticamente perché è in genere l'elemento su cui spendiamo maggiormente. O almeno così dovrebbe essere... Non vogliamo in questo momento infilarci in lunghe discussioni su quanto ognuno debba spendere per il proprio casco, ci limitiamo soltanto a sottolinearne l'importanza e a considerarlo non come un accessorio estetico ma per quello che è in primis ovvero un dispositivo di sicurezza indispensabile. E quando diciamo che è irrinunciabile non intendiamo soltanto perché è previsto dal Codice della Strada, ma proprio perché ci salva la vita. Il casco va portato sempre, dev'essere in perfette condizioni e ben allacciato, chiaro?
Sperando di aver detto finora delle banalità, non possiamo però non considerare un casco anche per la sua tecnologia e il suo design. Per i suoi contenuti industriali insomma. Su quanto sta dietro ad un casco, dalla sua ideazione, progettazione fino alla sua realizzazione, spesso si sa troppo poco. Ecco che quando ci troviamo a scegliere il modello che fa per noi andiamo a prendere dagli scaffali il casco che ci attira più per l'aspetto che per la sua tecnologia. I caschi però non sono tutti uguali sia per materiali sia per tecnica di costruzione. Anche in questo caso semplificando possiamo dire che non tutte le fibre di carbonio sono uguali ad esempio e non lo è neppure il modo in cui vengono applicate. Questo crediamo sia abbastanza facile da intuire per tutti e chiunque può notare su quello scaffale in negozio dei prezzi anche molto diversi. Ci sono alcuni prodotti che innovano ed alzano l'asticella e uno di questi è il C5 Carbon di Schuberth un casco modulare in fibra di carbonio che forse non si può comprendere appieno se non si conosce la sua storia, o meglio come viene fatto.
Per saperne di più siamo stati a Schio. Ma come Schio? In provincia di Vicenza? E non in Germania? No. Proprio a Schio.
Perché è in uno dei cuori produttivi del nostro nord est che ha sede la Schuberth Performance. Si tratta della divisione dell'azienda tedesca che si occupa specificatamente dei caschi in fibra di carbonio. Soltanto qui Schuberth ha trovato quelle competenze tecniche, manuali e ingegneristiche che le hanno consentito di conquistare il mercato dei caschi per la Formula Uno. Avete capito bene: il casco di Perez o di Verstappen viene fatto a Schio. Ma anche quello di Schumacher lo era e di moltissimi altri campioni. E va sottolineata un'altra cosa importante: nessuno di questi è sponsorizzato. A differenza di quanto succede in altre discipline motociclistiche, in Formula Uno non è l'azienda produttrice di caschi che sceglie il pilota per ragioni di immagine o marketing ma viceversa è il pilota che decide qual è il casco migliore per sé.
Forse non ci crederete, ma è proprio dalla stessa tecnologia e dalle stesse mani - perché come vedremo l'artigianalità è un fattore importante - che nasce il C5 Carbon.
Ovviamente i caschi da Formula 1 sono soggetti a una normativa di omologazione FIA molto severa e diversa da quella prevista per i caschi per moto stradali come il C5 Carbon ma entrambi condividono il medesimo processo di laminazione della fibra di carbonio "one man, one shell", affidato alle cure di esperti addetti specializzati. Nel video che potete vedere qui sotto vi mostriamo alcune delle lavorazioni che vengono fatte all'interno della Schuberth Performance, la factory - ma dovremmo quasi dire atelier - dove Schuberth realizza tutti i suoi caschi in fibra di carbonio dedicati al motorsport. Crediamo che alcune immagini possano valere più di mille parole per comprendere la complessità della costruzione e il grado di dedizione artigianale che sta dietro alla realizzazione di ogni singolo C5 Carbon.
Abbiamo detto che è un modulare, tipologia di casco in cui Schuberth è maestra e rappresenta attualmente il top di gamma del catalogo tedesco. Quindi è un prodotto decisamente di fascia alta che punta su materiali, tecnologia e comfort. Il peso è di 200 grammi inferiore rispetto allo stesso casco in versione standard che già, precisiamo, è un eccellente modulare curatissimo.
Il C5 Carbon, che rispetta la normativa ECE 22.06 ed è omologato P/J, si presenta con due diverse calotte: la prima per le misure da XS a L e la seconda per quelle che vanno da XL a XXXL. La calotta è interamente in fibra di carbonio, mentre la mentoniera è in fibra composita e i pesi variano dai 1450 grammi della XS senza accessori fino ai 1630 grammi di una XL con accessori. Come il C5 standard è possibile personalizzare gli interni attraverso il sistema Schuberth Individual e l'acquisto di interni di diverso spessore per il massimo del comfort ed è inoltre dotabile del sistema di comunicazione Plug and Play basato sul sistema Sena 50S con altoparlanti, antenna Mesh, antenna radio FM e antenna Bluetooth preinstallate nella calotta del casco. È presente un visierino parasole e una doppia protezione del mento che assolve anche ai compiti di isolamento acustico: vengono dichiarati 85 DbA a 100 km/h su una moto naked, mentre il sistema di ritenzione è a fibbia micrometrica.
Anche la ventilazione è al top. La doppia presa d'aria sul mento, con filtro intercambiabile, è abbinata ad uno spoiler estrattore sul retro e a canali di ventilazione EPS scoperti.
Il peso inferiore rispetto al C5 standard è avvertibile non soltanto estraendo il casco dalla scatola e tenendolo in mao, ma sopratutto quando lo si calza e si fa strada e si traduce in un comfort se possibile ancora migliore. Ottimo il bilanciamento e molto buono anche l'isolamento acustico, in ogni caso per tutti i dettagli sul C5 vi rimandiamo ai nostri video e articoli, qui la prova della nostra Bachets e qui la recensione del nostro Maurizio Vettor.
Dopo aver scelto e tagliato al laser tutte le "pezze" di fibra di carbonio che comporranno il nostro C5 Carbon, si passa alla laminazione. Ogni casco è realizzato dallo stesso tecnico secondo il principio "un uomo, una calotta". Colui che inizia la laminazione deve completare l'intero processo di produzione della calotta. Durante la visita chi scrive ha provato ad applicare le "pezze" delle fibre di carbonio notando come questo richieda grande abilità manuale, colpo d'occhio e insomma un'esperienza affatto banale. Dopo la laminazione lo stampo viene chiuso e "insacchettato" sottovuoto. Qui gli operatori dedicati preparano accuratamente ogni singolo stampo alla polimerizzazione in autoclave, altro processo non così comune. Qui una combinazione di pressione e temperatura trasforma in circa quattro ore gli strati di fibra di carbonio e la loro resina in un unico pezzo in grado di offrire una resistenza meccanica eccezionale pur con un peso come sappiamo contenuto. Estratto dallo stampo, il casco viene levigato, pulito, passato e ripassato e controllato meticolosamente su tutta la superficie. Basta un'imperfezione minima, di un millimetro, per accantonarlo. Anche qui ci siamo messi alla prova osservando con cura una calotta "buona" da una "scartata" non riuscendo a trovare il difetto. Quando ci è stato indicato non abbiamo potuto che meravigliarci per quanto fosse davvero impercettibile e in quel caso puramente estetico. A proposito, anche l'occhio vuole la sua parte e la verniciatura della calotta è l'unica operazione che viene affidata al di fuori. Il partner è un'azienda altamente specializzata e riconosciuta a livello internazionale per la verniciatura di supercar. Una volta terminata la lavorazione, la calotta viene quindi spedita in Germania dove Schuberth completa l'assemblaggio. Come tutti i prodotti della casa tedesca, la distribuzione in Italia è affidata ad Alpa Distribution.
Tutti i pregi e la raffinatezza costruttiva si scontrano, inevitabilmente, un prezzo che ci fa cadere dalla sedia: 1.499 euro lo pongono quasi certamente come il casco più costoso sul mercato. Dobbiamo però considerare che la produzione giornaliera e annuale è limitata - i C5 Carbon vengono non soltanto laminati a mano ciascuno da un singolo addetto specializzato ma anche controllati innumerevoli volte esteticamente e funzionalmente uno per uno - da materiali più costosi a partire dalla stessa fibra di carbonio e da una cura che ha del maniacale. Il tempo e le risorse che vengono spese su ogni singolo casco e il livello bassissimo di imperfezione che basta per scartarlo, lo rendono praticamente un prodotto quasi artigianale. Lo stesso casco viene maneggiato più e più volte (e ci vien da dire, esaminato e coccolato) prima di finire su quello famoso scaffale da cui lo preleviamo.