Con la action-cam sul casco è tutto un altro girare

Con la action-cam sul casco è tutto un altro girare
Da due anni mi sono convertito alle piccole telecamere da montare sul casco o sulla moto. Nei miei giri in moto mi sono trovato in tante situazioni in cui non avrei avuto tempo di tirare fuori la reflex o nemmeno la compatta per una foto buona
14 maggio 2014

Sono ormai due anni che mi sono convertito alle piccole telecamere da montare sul casco o sulla moto... all'inizio facevo solo dei filmati ma poi mi sono reso conto che il vero potenziale, relativamente al mio lavoro, era nelle foto. Nel corso dei miei giri in moto mi sono trovato in tantissime situazioni in cui non avrei avuto tempo o voglia di tirare fuori la reflex o nemmeno la compatta. Spesso il traffico non permette di fermarsi, oppure piove o, molto più semplicemente, se mi dovessi fermare ogni volta che vedo una foto "buona" i miei giri durerebbero settimane e non giorni.

La fotocamera che uso io ha la possibilità di scattare foto singole come una normale compatta, oppure scattare ad intervalli, da 0,5 secondi a diversi secondi. Per un annetto ho scelto l'opzione di un intervallo di 2 secondi tra uno scatto e l'altro, ma mi sono reso conto che perdo tanta roba interessante. Quindi adesso ho settato uno scatto al secondo: divento deficiente a selezionare le foto alla sera (finisco per avere migliaia di immagini) ma almeno non sfugge quasi nulla.
Altra scelta che mi sono trovato davanti è quella dell'obiettivo, che può essere moderatamente grandangolare o super grandangolare, con una copertura di 180 gradi. In pratica da orecchio ad orecchio...
In moto gli scatti super wide restano sempre un pelo troppo "lontani" e le parti interessanti diventano molto piccoline, ma trovo l'altra opzione più stretta troppo limitante.
 

A quasi ogni semaforo c'è qualcuno che mi chiede «Che roba hai sul casco?», alle stazioni di servizio mi chiedono informazioni tecniche, soprattutto riguardo alla durata della batteria

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La "action camera" montata sulla moto da delle inquadrature molto particolari e dinamiche, ma va piazzata attentamente per evitare vibrazioni che creano del mosso o foto in cui metà dello scatto è nascosto dal corpo della moto. Bello magari in pista ma non proprio il massimo tra i vicoli del French Quarter di New Orleans, tanto per fare un esempio. Montata sul casco la telecamerina dona secondo me il meglio di sé, nel turismo e in tutte quelle situazioni dove sia importante far vedere il più possibile della scena circostante.
Ci sono poi degli effetti collaterali generati dalla reazione della gente alla action cam stessa, sia positivi che negativi. A quasi ogni semaforo c'è qualcuno che mi chiede «Che roba hai sul casco?», alle stazioni di servizio mi chiedono informazioni tecniche (soprattutto riguardo alla durata della batteria, ho notato) mentre molti pedoni - soprattutto i più giovani - mi salutano o fanno qualche mossa che sanno essere immediatamente immortalata. L'altro giorno una signora ha attaccato bottone mentre eravamo in un'area di sosta in Florida e ci ha tempestato di domande, con il marito che aspettava pazientemente sotto il sole cocente. Il momento imbarazzante è arrivato quando la signora ha scoperto che eravamo italiani: ha iniziato a saltellare come una bambina e continuava a dire al marito «Hai sentito? sono italiani! e hanno una GoPro sul casco!». Dopo due minuti buoni di questa scenetta se ne è pure uscita con una frase del tipo "siete fighissimi" e a quel punto il marito ne ha avuto le tasche piene e l'ha trascinata via!

L'estate scorsa invece più di un automobilista mi ha chiesto se stavo registrando tutto per avere i filmati da usare in tribunale in caso di incidente. A parte che potrebbe anche essere un'idea geniale (si dovrebbero rendere le action cam obbligatorie su ogni moto!), dopo quella volta ho notato che le macchine attorno a me sembrano più rispettose e caute quando ho la GoPro sul casco.
L'unica situazione negativa l'ho invece avuta entrando a Manhattan, l'anno scorso mentre passavo per New York City. Apparentemente esiste una legge anti terrorismo che vieta filmare o fare foto a qualsiasi ponte, sottopasso, viadotto o tunnel. Legge in vigore in tutti gli USA e non solo a NYC. Io, che non lo sapevo, mi sono presentato bel bello al casello del ponte di Verrazzano con la GoPro azionata, e la reazione della polizia è stata immediata. Blindato in stile cinematografico (non mi hanno ammanettato ma ci è mancato poco), due milioni di domande, super perquisizione del bagaglio e lavata di capo.
Ne sono uscito solo accentuando il mio accento italiano e facendogli vedere il tesserino da giornalista, ma me la sono vista brutta!

Pietro Ambrosioni

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