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Dal 2007 ad oggi, a dispetto dei tentativi di vari costruttori, solo la Honda Gold Wing è riuscita a integrare un airbag di serie. Possibile che in quasi vent'anni nessun'altra Casa ci abbia provato? Certo che ci hanno provato, ma a sbattere contro i muri non sono stati solo i prototipi dei crash-test ma anche le teste di molti ingegneri. Ora Yamaha rompe finalmente lo stallo con un brevetto che affronta uno dei maggiori ostacoli tecnici: la rilevazione precisa della dinamica d'impatto.
Il sistema sviluppato da Yamaha Motor Corporation è particolarmente interessante perché potrebbe sbloccare l'implementazione degli airbag su moto di ogni categoria, incluse le sportive. A differenza dei sistemi conosciuti finora, la vera innovazione di Yamaha risiede nel posizionamento strategico di due sensori di accelerazione: uno davanti e uno dietro il centro di gravità della motocicletta. Questa configurazione "dual-point" permette al computer dell'airbag di calcolare con precisione non solo l'entità dell'impatto, ma soprattutto la sua direzione e la dinamica del movimento della moto nell'istante critico. I due sensori, lavorando in coppia, forniscono dati complementari che rivelano contemporaneamente accelerazione orizzontale, laterale e verticale da due prospettive diverse. Una tecnologia simile, perlomeno nel concetto, è già utilizzata su alcuni airbag per motociclisti che sfruttano oltre al sensore interno alla giacca anche un sensore aggiuntivo che si può montare sulla forcella della moto e che, in virtù della sua posizione avanzata, può rilevare prima l'impatto. Infatti il problema centrale degli airbag motociclistici - che siano da indossare o da montare sulla moto - non è il funzionamento dell'airbag in sé, ma la sua capacità di determinare in pochi millisecondi se e quando attivarsi. Una moto in fase di crash può muoversi in modi estremamente complessi, con combinazioni di beccheggio e imbardata che confondono i sistemi tradizionali a sensore singolo, senza contare i movimenti complessi che la moto esegue già di per sé a differenza ad esempio di una quattro ruote. Non è perciò un caso e nemmeno da sottovalutare il fatto che Yamaha per illustrare questo sistema nella richiesta di brevetto utilizzi proprio una supersportiva R1, probabilmente la sfida più complessa per questa tecnologia a causa della posizione di guida protesa in avanti che lascia pochissimo tempo di reazione oltre alle velocità in gioco.
Ciò che rende davvero rivoluzionario l'approccio Yamaha è la capacità di ricavare informazioni tridimensionali complete sulla dinamica dell'incidente confrontando i dati provenienti da due punti diversi della moto. Questo permette di distinguere con precisione tra una frenata d'emergenza (nessuna attivazione) e un reale impatto (attivazione), anche in circostanze ambigue dove altri sistemi fallirebbero. In attesa di vederlo effettivamente funzionare e quindi implementato sulle nostre moto, questo brevetto rimane interessante perché Yamaha potrebbe aver finalmente trovato la chiave per portare la tecnologia salvavita degli airbag dalla Gold Wing fino alle supersportive come la R1, passando per lo scooter a tre ruote Tricity, anch'esso rappresentato nel brevetto.
Fonte: Cycleworld.