Con il Yamaha T-Max al Giro d'Italia 2015

Per un giorno, anche noi, abbiamo avuto l'onore di seguire il Giro d'Italia in sella allo Yamaha T-max, scooter ufficiale del novantottesimo Giro d'Italia. Un'esperienza indimenticabile
31 maggio 2015

Nella vita, ogni uomo, così come ogni motociclista, ha delle certezze. Chi tante, chi poche. Pensavamo però che ce ne fosse almeno una comune a tutti quanti: la moto va più veloce di una bici. Ne eravamo certi. Ora, dopo la 16° tappa del giro, non lo siamo più!

 

Ecco la storia di un giornalista, un collega videoperatore e uno Yamaha Tmax agghindato per l'occasione con bauletto, radio, antenne, microfono, dalla livrea inconfondibilmente rosa, come la corsa che quest'anno si articola per 3481,8 km, su e giù per l'Italia.

 

 

UN GIORNO tra i disumani

Sfogli il più famoso vocabolario di lingua italiana, il Devoto-Oli ed ecco alla lettera d, c'è anche la parola “disumano”: superiore alla natura umana e superamento delle capacità di tolleranza.
 

Si chiamano “disumani” anche i motociclisti che seguono la carovana del Giro d'Italia. Passi un giorno tra di loro, quei motociclisti che per anni hai visto in tv, e capisci il perché si sono meritati questo simpatico nomignolo, “i Disumani”. Ventotto prescelti, che da qualche anno devono anche seguire lunghi e impegnativi corsi federali, vantare un'esperienza e una passione fuori dall'ordinario. Quella passione che spinge alcuni di loro a usare le uniche ferie annuali dal lavoro per seguire in moto il giro d'italia.
 

Sono loro che si prendono cura dei ciclisti, della loro sicurezza, di alcuni interventi meccanici in corsa, del controllo delle strade a pochi minuti dall'arrivo dei ciclisti e si fanno carico di altre mille mansioni, vitali per la buona riuscita di una delle gare di ciclismo più famosi al mondo. Commissari di percorso, apri pista, moto cambio ruote, staffette per ricognizione del percorso, staffette per la consegna delle classiche e dei comunicati stampa negli hotel delle squadre lungo tutto il percorso. Insomma quella dei Disumani è un'attività di vitale importanza.
 

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Percorrono più chilometri in sella di chiunque altro, all'interno del Giro. Si prendono le intemperie come solo i ciclisti sanno fare. Quelli delle ammiraglie non sanno bene cosa si provi a scendere a “tutta” su una strada viscida per controllare che al passaggio dei campioni, tutto sia in sicurezza e in ordine. Sono gli eroi nascosti di un'organizzazione ciclopica, colossale, faraonica. Un'orchestra di centinaia di elementi, che impressiona per precisione e professionalità.

 

Yamaha ha visto in loro non solo degli ottimi banchi prova, ma anche un valido canale di comunicazione, capaci di portate le moto o gli scooter dei tre diapason in mezzo alla gente. Una collaborazione, o oseremmo dire, un'amicizia, datata 2009, quando i Disumani salirono per la prima volta su una Yamaha, la XJ6. Moto che manterranno fino al 2012 quando arrivò il primo T-max. Il 2014 è l'anno invece della bella MT-07, che quest'anno ha rilasciato il posto a un mezzo sicuramente più pratico, protettivo e dalle alte prestazioni, Yamaha Tmax 530.
 


L'edizione di quest'anno non ha avuto solo questa come novità, ma anche il passaggio di consegne da Vito Mulazzani, con all'attivo 44 giri d'Italia a Mario Zacchetti, “disumano” da ben 25 anni. Senza contare che proprio quest'anno, tra i disumani, sono arrivati anche due ex campioni di ciclismo: Igor Astarlo, campione del mondo e Guido Bontempi.


Vito non ha smesso, anzi, ha solo appeso la moto al chiodo (nda, ma solo per il Giro) e supervisiona tutta la gara dalle retrovie, coordinando il movimento di tutti, ma proprio tutti: mezzi di soccorso, ammiraglie ect ect

 

 

A tu per tu con Mario Zacchetti

 

Perchè lo fai?

«La passione. L'aria Aperta. Due ruote: gas, manetta e via».

 

Come hai deciso di farlo?

«Non lo so. Ho detto domani, domani vorrei provare a fare il motociclista nelle gare di bici. Ho iniziato a fare la staffetta nelle gare minori. Ecco poi che quel domani è arrivato ed ho conosciuto Vito Mulazzani».

 

Perchè vi chiamate “i disumani”?

«Perchè un essere normale non lo farebbe mai. Dieci, dodici, quattordici ore in moto. Siamo in moto per 21 giorni. Abbiamo la logisitica delle vetture in partenza. E' una grande responsabilità. Non vediamo poi l'ora di salire in moto per tranquillizzarci».

 

Quanti chilometri fate mediamente al giro?

«Circa 6.000 chilometri».

 

Cosa ti dicono in famiglia?

«Approvano. Poi considerate che da febbraio siamo quasi sempre via. Si inizia con Dubai. Poi si torna. Si fa la Tirreno-Adriatico, Sanremo ect. Siamo fuori per 60 giorni all'anno. In ogni caso io capisco come è andata la gara quando torno a casa, perché noi non abbiamo il tempo di seguire le varie fasi».


Cosa diresti a un ragazzo che vorrebbe provare a essere un “disumano”?

«Anni fa potevi provare. Ora o lo fai o non lo fai perché per essere come noi devi essere tesserato, fare dei corsi di aggiornamento, conoscere i regolamenti, ottenere il patentito dal Ministero come “scorta tecnica”. Quindi è difficile trovare un ragazzo che ha voglia di impegnarsi così tanto».

 

C'è un rito di iniziazione?

«No. Siamo tutti uguali».

 

C'è una gerarchia?

«No. Ci si rispetta. Siamo adulti. Io sono solo il cordinatore».

 

Ecco, questo è stato per noi il giro d'Italia 2015 e come dice Mario Zacchetti, per capire come è andata la gara, anche noi abbiamo dovuto aspettare di essere a casa per farcela raccontare. Il “disumano” del resto anticipa la gara, la vive, la controlla, ma non la segue. Abbiamo visto solo che Miguel Landa ha vinto la tappa e Contador ha tenuto stretto la maglia rosa. Ma poi, in fondo, cosa ci importa. Domani, la guarderemo in TV. Oggi, l'abbiamo vissuta: fare il Mortirolo in sella al Tmax, con il pubblico che ci applaudiva, strattonava, fischiava è stata una tempesta di emozioni. Quindi non chiedeteci come è andata la 16° tappa perché vi risponderemmo che meglio di così non poteva andare.

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