Consigli di stile per il Distinguished Gentleman’s Ride

Abbiamo chiesto a tre esperti di dirci come vestirsi il 30 settembre per il Distinguished Gentleman's Ride. Ci hanno risposto di divertirsi e di esagerare, negli abiti ma anche nelle donazioni.
28 settembre 2018

Una glamour ride a scopo benefico che si rispetti ha bisogno di partecipanti all’altezza, non solo a livello di stile, ma anche di generosità. Ma come bisogna vestirsi per il Distinguished Gentleman’s Ride, evento benefico globale che si terrà in contemporanea il 30 settembre in 101 paesi e 600 città, 45 delle quali solo in Italia! A Milano, capitale mondiale della moda, Moto.it sarà presente al gran completo con la sua crew e per non arrivare impreparati (leggasi: vestiti male) all’appuntamento abbiamo chiesto consiglio a tre personaggi diversi ma che conoscono lo stile e il DGR molto bene. 

Il primo è uno dei più importanti fashion editor italiani, Ildo Damiani, una vita tra i più importanti magazine e brand di moda: «È un evento che, essendo legato a Triumph, ha sfatato i vecchi stereotipi sui motociclisti, donando un nuovo stile a tutto il movimento con l’introduzione di una estetica in linea con le nuove mode e tendenze. Il look giusto è quello contemporaneo, con il ripescaggio di qualche elemento del passato in una accezione fashion. Chi possiede una moto dal sapore d’epoca è più attento a questi movimenti, avendo un gusto e una cultura che gli ha fatto scegliere un modello che si distingue rispetto agli altri». Occhio a non esagerare con i dettagli da dandy però, si rischia il ridicolo.

Ildo Damiani
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«Ma anche no» dice Matteo Adreani, coordinatore nazionale del DGR. «Le persone vogliono distinguersi, come in tutti gli aspetti della loro vita. Il DGR è un evento in cui lo stile è importante nella moto e nell’outfit e l’utente di solito è una persona che fa grande attenzione al proprio abbigliamento. È nato, appunto, per sfatare lo stereotipo del motociclista brutto sporco e cattivo. Quindi, per quel giorno, si passa a un abbigliamento elegante, che riguarda in larga parte motociclisti più maturi, che si sono avvicinati o riavvicinati a questo mondo verso i 40 anni senza pensare troppo alle prestazioni. Alcuni outfit sono sopra le righe, certamente, ma è un modo per divertirsi e sentirsi liberi di osare». Adreani comunque vuole sottolineare come l’aspetto benefico non sia assolutamente secondario rispetto allo stile: «Al momento i due terzi degli iscritti di Milano non hanno donato nulla. Tenendo conto che l’iscrizione è gratuita è davvero un peccato che si utilizzino scuse come quella che i soldi vanno a una fondazione australiana e non italiana, per due motivi: attraverso Movember vengono finanziate ricerche in tutto il mondo e anche in Italia. Ma se anche così non fosse, la fondazione non arricchisce case farmaceutiche ma centri di ricerca che, pur non essendo italiani, se scoprono qualche cura o soluzione ai mali legati al mondo maschile possono innescare ripercussioni positive per tutti. Quindi, oltre alla partecipazione, è fondamentale donare». E lancia un appello: «Piuttosto venite a piedi, risparmiando la benzina o un cambio d’olio, ma cercate di essere più generosi».

Lo stile in sella alla Distinguished Gentleman's Ride
Lo stile in sella alla Distinguished Gentleman's Ride

Elena Schiavi dello studio Tullio Marcati, titolare della comunicazione del DGR, spiega: «Lo considero un evento molto bello, perché emergono bellissime trovate di giovani che con creatività si preparano e agghindano per essere sempre più caratterizzati. È un po’ come il raduno dell’Epifania, ma che segue le nuove tendenze. Ci si diverte tanto, visto che sono presenti sia coloro che lavorano nel mondo moto che la gente comune, la quale per un giorno vuole essere protagonista. Milano, poi, è capitale della moda, per cui si vedono gli stili più estrosi. Per esempio i gentleman che indossano il kilt, il doppiopetto o lo smoking fanno un omaggio molto originale allo stile vintage declinato in una forma attuale. Lo trovo un gesto di estrema eleganza».

E anche lei, come Adreani, ha voluto esortare i partecipanti a non perdere di vista il vero scopo della manifestazione: «L’Italia, rispetto ai paesi anglosassoni, presenta più partecipanti ma meno donatori. Ma proprio per dimostrare che non è solo una passerella, bisogna essere generosi nei confronti della ricerca. Questo per porre l’attenzione sulle malattie maschili, che sono sempre più curabili e monitorabili e soprattutto è più semplice parlarne e avere sostegno. Solitamente si trova più solidarietà nel mondo femminile, invece anche gli uomini non devono vergognarsene e questo è uno degli eventi più importanti per andare verso una direzione di consapevolezza». Quindi: dandizzatevi, ma soprattutto, donate!

 

Foto di Luciano Consolini

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