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Il 14 luglio 2018, poco dopo le 11:00 di mattina, crollò la parte del ponte Morandi sulla A10, verso il raccordo con l'autostrada A7, una tragedia che si è portata via 43 vittime per la quale è in corso un complicato e lungo processo iniziato l'anno scorso, il 7 luglio 2022. 59 gli imputati nel processo del viadotto del Polcevera. Una tragedia che ha segnato la storia di Genova e che ha scosso l'Italia intera e sopratutto la vita di chi ha perso un proprio caro quel giorno.
Dopo cinque anni cosa è stato fatto? E cosa ci troviamo davanti?
Durante questi cinque anni sono stati 59 imputati coinvolti nel processo, dove troviamo dirigenti, funzionari e tecnici di Autostrade per l’Italia, ministero delle Infrastrutture e Spea e Società di progettazioni edili autostradali. Le accuse sollevate sono quelle di omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, crollo doloso, omissione d’atti d’ufficio, attentato alla sicurezza dei trasporti, falso e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro. 170 i testimoni dell’accusa, ma le indagini, prima del rinvio a giudizio, sono durate tre anni.
Capi di accusa gravissimi per cui, dopo ben cinque anni, ancora non è stata fatta giustizia. La presidente del Comitato “Parenti vittime ponte Morandi”, e parte civile nel processo è Egle Possetti, che in questi giorni ripete: "Lo Stato ci ha abbandonato. I miei genitori ottantenni non hanno ricevuto neppure un telegramma di condoglianze. Nessuno ci ha cercato. Ci ha chiamato solo il Comune di Genova due mesi dopo quel 14 agosto 2018".
Dopo i nove arresti per falsi report la sentenza di primo grado è attesa per il 2024, data che potrebbe non essere realistica. Il procuratore capo di Genova, Francesco Pinto, già anno scorso anno aveva annunciato che sarebbe stato difficile, per questo processo, rispettare i parametri costituzionali della ragionevole durata.
Autostrade per l’Italia e Spea sono le due società imputate per la responsabilità amministrativa. L'anno scorso durante l'inchiesta si è concluso il patteggiamento dove Autostrade per l'Italia ha pagato "allo stato la somma equivalente al costo dei lavori progettati e mai realizzati per evitare il disastro". In totale sono stati versati 30 milioni di euro e lo stesso vale per Spea, divisione di Atlantia che era incaricata di verificare lo stato delle infrastrutture.
A maggio, durante un'udienza, le parole di Mion (ex amministratore delegato Edizione) sono state molto pesanti. Riassumendo l'udienza Mion ha sottolineato come i dubbi sulla stabilità del ponte erano già emersi in passato e che erano stati consapevolmente ignorati. Nel 2010 “chiesi se ci fosse una società esterna che certificasse la sicurezza e l'allora direttore generale di Autostrade, Riccardo Mollo, mi rispose la sicurezza ce la auto-certifichiamo”.
Da una parte quindi il processo dove si stenta a fare passi avanti, dall'altra un quartiere che si è rialzato con forza e velocità. Nel 2018 infatti, oltre alle vittime della tragedia, sono stati oltre 500 i residenti sfollati per ragioni di sicurezza. Marco Bucci fu il sindaco di Genova che ebbe modo di gestire l'intero dossier e di bruciare tutte le tappe burocratiche intermedie completando il percorso di rinascita genovese il 3 agosto 2020 con l'inaugurazione ufficiale del nuovo Ponte San Giorgio.
"Il crollo del Ponte Morandi a Genova ha rappresentato un drammatico appello alle responsabilità di quanti sono incaricati di attendere a un pubblico servizio, sia di coloro che provvedono, sul terreno, alla erogazione agli utenti, sia di chi deve provvedere alla verifica delle indispensabili condizioni di sicurezza". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio in occasione dei 5 anni dal crollo Ponte Morandi.
"Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili. La garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini. Il trascorrere del tempo - sottolinea - non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l'iter processuale, con l'accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni".
"Nel quinto anniversario del crollo - prosegue il Capo dello Stato - con il suo tragico bilancio di vite umane annientate, con la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani, la Repubblica rinnova e rafforza i sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile. Una vicenda - sollecita - che interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l'imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell'Italia".
Mattarella ricorda infine come "con il sostegno del Paese intero, Genova ha saputo mettere in campo una grande reazione civile, che è divenuta, forza ricostruttiva. Il nuovo Ponte San Giorgio ha saputo essere un simbolo di ripartenza e di efficace collaborazione tra istituzioni ed espressioni della società. Un risultato importante - conclude - che dimostra ancora una volta come l'Italia sappia affrontare le sfide più difficili dando il meglio di sé nell'unità".