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Ce n’è d’avanzo per sollecitare un intervento dello strizzacervelli: come si può concepire di partecipare ad uno dei più duri eventi motociclistici europei, quell’Elefantentreffen che proprio sulla mitologia di ghiaccio, freddo e fango ambientata nella foresta bavarese di Thurmansbang-Loh ha costruito la sua fama, partendo dalla lontana Roma addirittura in sella ad un Ciao?
Sindrome di Peter Pan? Rigurgito nostalgico verso l’adolescenza che è ormai un ricordo quasi sbiadito? Oppure l’ultimo sussulto di un indomito samurai?
Lasciamo il giudizio a chi ci legge: a noi piace raccontare questa storia, venuta fuori un po’ per caso e proprio per questo autentica, di gusto genuino.
Come detto, il veicolo è un glorioso Ciao Piaggio del 1983, il “massimo del minimo” in campo motoristico: telaio da bici, motore di appena 7 kg, sella triangolare monoposto, 2 pedali, 2 ruote e poco più… A fargli compagnia si sono aggiunti, da Firenze, altri due ciclomotori che nella storia Piaggio occupano un posto di rilievo: un Bravo ed un Boxer, con il… supporto tecnico di un’Ape.
Quattro intrepidi ciclomotori che a volerne sommare le cubature non arrivano neppure alla metà di un singolo cilindro di quelle maxi con cui di solito si partecipa all’Elefantentreffen.
Evidentemente, là dove non arrivano prestazioni di motore, si supplisce con entusiasmo, coraggio ed una buona dose di incoscienza.
E non è tutto: i quattro intrepidi alla guida (Cesare sul Ciao, Paolo sul Bravo, Lorenzo sul Boxer ed Errico con l’Ape) giusto per dare ulteriore sapore all’impresa decidono che “bisogna “ partecipare anche al Tauerntreffen, un raduno in Austria, sugli Alti Tauri, ancora più difficile ed impegnativo, che ha luogo nello stesso periodo.
Un evento a numero chiuso, di cui hanno l'invito: ma quando l’organizzatore sente parlare di moped, inizia a fare mille difficoltà, sostenendo che il raduno non è fatto per ciclomotori, trike e altre cose strane e che probabilmente non ce la faremo mai ad arrivare a destinazione.
Il Tauerntreffen infatti si svolge in un luogo ad oltre 1.700 mt di quota presso una baita, ritrovo di sciatori ed alpinisti durante la stagione invernale…
Per questo gli ultimi km che conducono al rifugio dal paese non vengono puliti e la neve si accumula durante l’inverno creando una specie di pista da sci e un difficile percorso per i partecipanti al raduno.
La neve spesso si ghiaccia e le pendenze del 10/12% non aiutano di certo…
Comunque resta l’idea che l’impresa vada fatta e Cesare parte il 25 gennaio da Roma verso Firenze: circa 12 ore di viaggio, 310 km senza nessun problema a circa 30 km/h di media. Questa sarà all’incirca la percorrenza giornaliera: partenza all’alba e arrivo intorno alle 18, all’imbrunire; soste tecniche diverse, visto che i motori 2T sono alimentati con miscela al 2% che va fatta di volta in volta (ormai non ci sono più distributori con le colonnine di miscelazione) e che l’autonomia non è certo da maxi-tourer.
Prima tappa con destinazione Trento: l’ostacolo degli Appennini è affrontato quand’è ancora notte. I passi di Futa e Raticosa, dalle pendenze elevate, impongono una velocità intorno ai 20 km/h, a causa anche della visibilità ridotta per la nebbia. In vetta al temperatura è intorno ai -2° C: la strada è ghiacciata, ma la bassa velocità, le gomme da neve comprate in Germania e l’appoggio dei i piedi evitano danni…
La giornata prosegue senza intoppi: dopo circa 12 ore si arriva a Dro (vicino Trento): 320 km, nessun problema meccanico.
Si riparte il giorno seguente: destinazione prevista (meglio, sperata) Kufstein in Austria.
Percorrendo la bellissima SS12 parallela in buona parte all’A22, si affronta la difficoltà più grande della giornata, il passo del Brennero a 1.370 metri di quota. Il meteo fortunatamente è buono e l’ascesa al valico, percorsa a soli 15 km/h nei tratti più ripidi, è senza difficoltà. La strada è pulita, con solo un po’ di neve al passo ma non ci crea difficoltà. Dopo 290 km, la giornata finisce come da programma a Kufstein.
Il terzo giorno è quello dell’appuntamento con l’Elefantentreffen: circa 280 km di statale, con pezzi in forte salita. Partenza ancora una volta con il buio, alle 6 di mattina, per arrivare in “fossa” con la luce: il Raduno degli Elefanti si svolge, infatti, in una vecchia cava, ed a sera solo la luce dei falò e i fari delle moto illuminano il grande accampamento di circa 5.000 persone.
Prima del traguardo, l’ultimo ostacolo: una salita di circa 3 km, con pendenze superiori al 10%. Il Ciao, tra l’altro carico di ricambi ed attrezzi, per fortuna ha i pedali: nell’ultimo chilometro, Cesare pedala come un forsennato, per supportare il Ciao al limite delle sue possibilità.
Dopo la sbarra d’ingresso, l’apoteosi: applausi e complimenti, fotografie e pacche sulle spalle… momenti di celebrità!
I motorini si sono comportati davvero bene: oltre 1.000 km quasi sempre a manetta in pochi giorni, con a bordo dei “ragazzini” di almeno 80 kg + altri 25 kg tra equipaggiamento e attrezzature; insomma, non proprio delle piume!
Ma non è tempo di dormire sugli allori: venerdì 29 si riparte al canto del gallo, destinazione Alti Tauri. Una passeggiata di circa 270 km che prevedono il passaggio del Phyrnpass. L’autostrada lo evita con una lunga galleria, ma è vietata ai ciclomotori…
Fortunatamente il meteo è ottimo, a tratti splende persino il sole con temperature sopra lo zero di diversi gradi. La strada si snoda tranquilla ed il traffico è limitato, l’asfalto è pulitissimo nonostante ci sia abbastanza neve tutto intorno. Il Phyrnpass è superato facilmente, con la bellissima sensazione di guidare con accanto gli sciatori di fondo!
Prima del paesino di Hohentauern bisogna superare una lunghissima salita, che mette a dura prova i veicoli: per fare 10 km occorre quasi un’ora! Ma non basta: dal punto in cui finisce l’asfalto cominciano le vere difficoltà!
Alcuni motociclisti che scendono dal raduno (quasi tutti a bordo di sidecar) avvisano di fare attenzione: la strada è una lastra di ghiaccio! Anche l’organizzatore aveva avvertito del pericolo, consigliando di non salire con mezzi a 2 ruote.
Ma arrendersi proprio ora, a meno di dieci chilometri dal traguardo? Giammai!!!
La strada è in realtà un viottolo bianco che si infila nel bosco, con poca neve ma tanto ghiaccio: l’aderenza è minima e si rischia ad ogni curva il capitombolo. Le difficoltà iniziano quasi subito; la pendenza è notevolissima e soprattutto il Ciao entra in crisi: ancora una volta bisogna aiutare il motore pedalando, la velocità è bassissima, 7/8 km orari e pedalando non si possono più appoggiare i piedi a terra…
Pedalare e nello stesso tempo tenere in equilibrio il ciclomotore, con casco, sottocasco e tanti strati di abbigliamento tecnico non è il massimo: l’arrivo in vetta, a circa 1.700 mt, avviene in un bagno sudore, ma l’accoglienza dei presenti e degli amici vespisti fa dimenticare ogni fatica: anche il Tauerntreffen è stato conquistato!
Il raduno è molto diverso dall’Elefantentreffen: i partecipanti, circa 120, sono pochi e selezionati; si può dormire in baita e c’è un ristorante per mangiare e soprattutto bere. Anche in questo caso non c’è molto tempo per riprendere la forze: la mattina seguente, salutati gli altri partecipanti (italiani, tedeschi, inglesi e spagnoli, oltre che austriaci) c’è la temuta discesa prima dell’asfalto.
La via è ghiacciata: occorre guidare con i piedi pronti a terra, il motore al minimo frena il necessario e in qualche modo le ruote trovano nuovamente l’asfalto.
Sembrerebbe fatta, ma mancano più di 1.000 km a Roma…
Su punta verso l’Italia, superando l’imprevisto di una targa perduta, per approdare nel pomeriggio vicino ad Udine: si va dormire con le galline, visto che la giornata seguente ha i toni dell’impresa nell’impresa. Partenza alle 5.30 per raggiungere Firenze: circa 440 km!
Compagni di viaggio, una nebbia pazzesca, un problema ai freni per l’Ape e la stanchezza che inizia a farsi sentire: per fortuna, essendo domenica, il traffico sulla Romea è scarso; dopo Faenza, l’ultimo ostacolo degli Appennini prima di Firenze.
Sul passo Colla, una strada secondaria molto tortuosa, tutto cambia: forte vento contrario, pioggia, nebbia fitta, salita ripidissima ed oscurità che incombe…
Dopo oltre 300 km non ci voleva!
Occorre stringere i denti, perché Firenze è vicina; la discesa viene fatta ormai al buio e sotto la pioggia, ma le luci della città di Dante guidano gli intrepidi viaggiatori come un faro nella notte.
Il ritorno in solitaria a Roma assume quasi il tono di una passeggiata, anche se lo stato non proprio ideale delle strade mette a dura prova il Ciao: negli ultimi km il cerchio posteriore mostra segni di cedimento, i raggi in lega cominciano ad incrinarsi e solo una guida prudentissima consente di varcare il cancello di casa, con ben 5 razze su 10 lesionate.
Ma ormai l’avventura si può considerare archiviata, e già la mente vola verso i prossimi obiettivi: il Millevaches in Francia in Vespa o l’Arguis in Spagna (ma stavolta in moto); oppure il Crystallrally in Norvegia, perché no?
Note tecniche:
Ciclomotori Piaggio Ciao, Bravo, e Boxer con variatore (tutti con motore 2T con miscela al 2%) anno di fabbricazione dall’80 al ‘90 tutti originali tranne gruppo termico DR 65 cc e marmitta più aperta, accensione elettronica, copertoni invernali Vee Rubber omologati m+s, manopole paramano, parabrezza e paragambe.
Nessun problema meccanico riscontrato, neanche una candela sostituita!
Km totali (Roma - Elefantentreffe - Tauerntreffen - Roma) oltre 2.600; consumo medio carburante, circa 30 km/l.