Dainese Riding Master. A scuola di Mondiale

Un corso, ma soprattutto un’esperienza incredibile. Per migliorare la propria guida e vivere in prima persona una giornata da leggenda
13 maggio 2019

Un aforisma dello scrittore Ennio Flaiano vuole che i giorni indimenticabili nella vita di un uomo siano cinque o sei in tutto, e il resto “faccia volume”. Per tutta una serie di motivi - primo fra tutti i diversi privilegi del mestiere che svolgo - non mi ha mai convinto, ma bisogna ammettere che quando si vive una giornata come il primo Dainese Riding Master non è banale trovarne, così di primo acchito, tante altre che restino impresse così vivamente nella memoria.

Perché se è vero che da tempo è possibile trovare corsi di guida di livello molto elevato, uno così accessibile (relativamente parlando) che offra istruttori così qualificati (e invece normalmente poco accessibili) il sottoscritto non se lo ricorda.

Chi ci segue da più tempo sa come molto raramente, qui a moto.it, parliamo in prima persona. Ma ci sono esperienze che non possono essere raccontate con il plurale giornalistico, perché quando sono come il Dainese Riding Master sono le sensazioni a contare più di ogni altro miglioramento. Che, sia chiaro, c’è stato per tutti i partecipanti - mai partecipato a un corso di guida in cui tutti fossero d’accordo nell’essersi portati a casa qualcosa.

Mattia Pasini, Marco Bezzecchi e Manuel Poggiali con il responsabile del corso Luca Bono
Mattia Pasini, Marco Bezzecchi e Manuel Poggiali con il responsabile del corso Luca Bono
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I corsi

Ma andiamo con ordine. Il Riding Master prevede tutta una serie di corsi per venire incontro a tutti i livelli di abilità dei partecipanti: dai livelli Safety, in cui si fanno fare i primi passi nel paddock a chi ha meno esperienza, ai Racing che costituiscono già un perfezionamento per chi in pista c’è già entrato. La più interessante è però la Champions Class, che prevede uno sbarramento all’ingresso in termini di tempi sul giro e offre, appunto, istruttori d’eccezione: Franco Morbidelli, Luca Marini, Lorenzo Baldassarri, Marco Bezzecchi, ma anche Manuel Poggiali e Loris Capirossi, che pur non facendo parte della scuderia della VR46 Academy, con cinque titoli iridati in due non costituiscono certo una "seconda scelta".

E’ vero, a Misano c’era anche la VR46 class, in cui quattro (facoltosi) fortunati si sono aggiudicati all’asta la possibilità di girare in pista con Valentino Rossi. L’iniziativa, che ha raccolto un totale di 49.000 euro donati alla fondazione Marco Simoncelli, è stata però un vero e proprio one-shot riservato al primo evento, e non verrà replicata.

Se invece, anche per il bene del portafogli, puntavate ad una delle classi… senza il signor quarantasei, ci sono buone notizie, perché sono già previste un paio di repliche. Tutti i dettagli dei corsi li trovate sul sito dedicato Dainese, per le date e le location definitive ci sarà da aspettare ancora un po’.

Protezione totale

Non è obbligatorio essere vestiti Dainese dalla testa ai piedi, per partecipare al Riding Master, ma per quanto ci riguarda è stata l’occasione per provare le ultime novità della gamma Dainese - praticamente, l’unico elemento di continuità, per quel che mi riguarda, è il casco AGV Pista GP R che già da qualche anno utilizziamo con grande soddisfazione.

Tutta nuova la tuta Misano 2 D-Air, che rispetto alla precedente Misano è stata sensibilmente alleggerita, razionalizzata e dotata di qualche differenza nel fitting che la rendono più comoda e rapida da indossare (è sparita la doppia cerniera sui polpacci che richiedeva una certa pratica per chiudersi correttamente) pur mantenendo i soliti principi di massima protezione: l’impiego con stivali interni alla tuta, che alleggeriscono il complesso protettivo evitando al contempo la creazione di pericolosi appigli del bordo stivale su sporgenze della moto, ma anche e soprattutto la terza generazione dell’airbag D-Air, che protegge dove serve (e con la massima efficacia) grazie alla tecnologia a microfilamenti che ne consente un gonfiaggio rapido ma soprattutto uniforme.

E vale la pena di citare anche i guanti Full Metal 6, ora molto più comodi se li dovete tenere indosso per tutta una giornata, così come gli stivali Axial D1. Anche se, sia chiaro, a fine giornata levarsi gli stivali evoca sempre il parallelo con lo sci, come del resto avviene con qualunque stivale da pista, a meno che non abbiate clamorosamente "cannato" la taglia…

Il mio corso

Vestizione, presentazione del corso, un briefing ad opera di… un Manuel Poggiali quasi imbarazzato nel dover essere, per una volta, dall’altra parte della scrivania, e finalmente siamo nel  “nostro” box, assieme a colleghi che conosco da una vita e che - nonostante più di uno abbia una certa esperienza in gara - sono eccitati esattamente come me dalla prospettiva di farsi portare in giro per Misano da Franco Morbidelli.

Un Morbidelli anche lui spaesato, praticamente alla prima esperienza nel ruolo di istruttore - almeno, a quanto pare, con studenti che abbiano un po’ di confidenza con la guida in circuito. Ma Franco ci mette un attimo a prendere confidenza, con noi e con l’attività, dimostrando una simpatia e una naturalezza che uno non si aspetta da uno il cui lavoro, una domenica si e una no, è cercare - riuscendoci, il più delle volte - di tenere il passo di gente come Marquez, Lorenzo, Rossi, Dovizioso e soprattutto di uno scomodissimo compagno di squadra come Fabio Quartararo.

I partecipanti al corso Champions con Franco Morbidelli
I partecipanti al corso Champions con Franco Morbidelli

Visto il nostro status di privilegiati (conosco bene la parola che vi sta venendo in mente in questo momento - condivido, ma non la posso scrivere) abbiamo diritto a un po’ di flessibilità, quindi ci accordiamo su un modus operandi un po’ rivisto, sulla base delle singole esigenze di ciascuno di noi. In generale non si scappa granché dal solito iter: prima Franco ci fa vedere le traiettorie giuste su un foglio, poi dal vivo, e poi iniziamo a girare allo sfinimento con il Morbido incollato al codino, che ci osserva, esamina e corregge.

L’occhio è quello, clinico, di chi è abituato a studiare gli avversari mentre guida al limite una MotoGP, quindi non ha grossi problemi ad analizzarci e al rientro ai box inizia a tirare fuori, dal tanto carbone che gli proponiamo, una gemma dietro l’altra. Facciamo tutti troppa percorrenza, pieghiamo troppo, rischiando e andando più piano di quanto potremmo - dice Franco. Bisogna frenare più forte, fin dentro la curva, raddrizzare più rapidamente la moto e spalancare il gas. Come questa cosa possa essere meno rischiosa dello staccare da dritti, piegare tondi e riaprire con cautela è una cosa che mi sfugge, ma Franco entra nel dettaglio e tutto si chiarisce: così facendo eviteremmo di stare troppo sulla spalla della gomma (anche perché, piegando troppo, la moto “volta” meno) scaldandola e usurandola, e potremmo sfruttare meglio la potenza a disposizione.

U
U

Il tutto ha senso una volta che, ascoltandolo per qualche altro minuto, capiamo che i suoi parametri sono diversi dai nostri, o almeno dai miei. Con la sua sensibilità - quella di uno che ti parla di un numero preciso di bar di pressione sul freno da usare in una determinata staccata - il suo discorso ha senso. Capire e tradurre in realtà nella propria guida, naturalmente, sono due cose molto diverse.

Parliamo di linee, e per quanto mi riguarda alterno conferme alla scoperta di un paio di nuove traiettorie a cui da solo forse non sarei mai arrivato, ma che si dimostrano subito sensate, con riferimenti chiari ed efficaci. In altri casi sembra di essere al cospetto di quelle vecchie Azdore romagnole quando spiegano la ricetta della piadina: ma quanto sale ci vuole? Ci vuole quello che ci va, dai… quindi, quando inserisco alla Quercia? "Ma dai, lo vedi, c’è un punto preciso in cui la curva ti chiama, e ti infili nella traiettoria giusta, con anche un po’ di camber, non troppo stretta, che ci sono le buche, né troppo larga..." Dev’essere colpa dei tappi nelle orecchie, che non sento la chiamata e la sbaglio regolarmente…

Un... incontro in pista con Marco Bezzecchi
Un... incontro in pista con Marco Bezzecchi

Insomma, dopo un po’ di turni tutti miglioriamo e, chi prima chi dopo, arriviamo a sbattere contro i nostri limiti. Quelli che ci vorrebbero ben più di quattro o cinque turni per spostare davvero più in là, ma su cui - direi - abbiamo tutti abbastanza elementi per lavorare. E visto che iniziamo a essere stanchi, ma la curiosità non accenna a diminuire, iniziamo a chiedere noi al Morbido cosa fanno loro in questo o quell’altro frangente. Compreso il senso di certi gesti come la gamba fuori in staccata (“Fa vela, anche dalla telemetria si vede che nelle staccate lunghe ti fermi più in fretta. Poi diventa un’abitudine e la metti fuori anche quando serve a poco, ma staccando forte diventa istintivo”) o l’allenamento, la preparazione alla gara, e tante altre piccole cose che… lascerò che voi scopriate da soli, partecipando ad un corso.

...e quindi?

Se siete interessati a vivere anche voi una giornata del genere (ma senza Valentino Rossi, che ha partecipato soltanto a questa prima edizione) ci sono ottime notizie, perché, come già detto, già a breve Dainese organizzerà una seconda data del Riding Master - tenete d’occhio le nostre pagine per scoprire dove e quando.

E coerentemente con gli intenti dei Dainese Experience, ci sono buone notizie anche per chi preferisce le ruote tassellate alle gomme slick: gli eventi pensati dall’azienda vicentina non si limitano alla pista. Anzi, già quest’estate c’è l’Expedition Master in Islanda, per tornare sulle strade (e nei guadi) dove il nostro Perfetto ha provato, la scorsa estate, il completo Antartica.

Per quanto mi riguarda non posso fare altro se non tornare a raccomandare il Dainese Experience, perché a distanza di qualche giorno quel leggero senso d’euforia che avevo addosso quando ho lasciato il circuito di Misano non è ancora svanito. La soddisfazione di aver imparato quelle due/tre cose nuove, ma anche (e soprattutto) quella di averle imparate da un pilota del calibro di Morbidelli, è fra quelle esperienze che forse non hanno prezzo.

E poi, permettetemi di dire - senza piaggeria, e tornando per un attimo un giornalista serio e professionale - che conoscendo bene l’abbigliamento Dainese pista, avere l’occasione di provare lo step evolutivo compiuto dallo stato dell’arte 2019 è stato utile e formativo. Tanti piccoli e grandi dettagli che hanno migliorato sostanziosamente i modelli precedenti nel fitting e nella funzionalità: senza scendere troppo nel dettaglio, e tanto per dirne un paio, se trovavate scomodi i guanti Full Metal vi consiglio di provare la versione 6. E se la Misano vi sembrava ancora un po’ pesante e costrittiva, andate a mettervi addosso questa Misano 2.

Ma sto divagando. Quello che rimane dopo una giornata del genere è il ricordo, marcato a fuoco nella memoria, di un’esperienza da raccontare forse non ai nipotini, ma sicuramente agli amici motociclisti. Da parte mia - che ho la fortuna di vivere abbastanza spesso esperienze esaltanti legate alla mia passione - ribadisco entusiasmo e soddisfazione. E poi, lasciatemelo dire. Non che ne abbia bisogno, ma da oggi, Franco Morbidelli ha un tifoso in più…

 

La "consegna del diploma"
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