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"Prezzi record... ma nulla rispetto a quello che potrebbe succedere in caso di reale embargo della Russia". Questo il primo commento di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, professore universitario e una delle più autorevoli voci italiane in fatto di energia. Le recenti dichiarazioni, prima di Biden (niente più petrolio dalla Russia) e poi di Putin (verrà stilata una lista di Paesi verso i quali verranno bloccati import ed export), sono letteralmente esplose sulle borse con i prezzi di gas e petrolio che hanno raggiunto ieri livelli record.
Prof. Tabarelli cosa sta succedendo?
"Oggi i mercati sostanzialmente hanno detto di non credere all'embargo europeo. Anche l'ipotesi opposta, che sia la Russia a fermare l'export, anche quella non è possibile. Questo stanno dicendo i mercati. Purtroppo i valori un giorno vanno su e uno giù. Ieri era panico e parlavamo di dove trovare i 150 miliardi di metri cubi di gas russi (di cui ha bisogno l'Europa, NDA). Gli Stati Uniti hanno pensato di bloccare le importazioni di greggio e di gas perché di fatto importano solo il 5% dei loro consumi di petrolio e di gas ne importano zero. Noi siamo invece in Europa. Oggi comunque i prezzi sono più tranquillizzanti, ma il prezzo del gas è comunque 10 volte quello di un anno fa. Il petrolio è sceso sotto ai 120 dollari, ma è comunque tre volte quello che era la media del 2021".
C'è ancora un grande divario tra la percezione della realtà e la voce della politica.
"Molti spingono per le sanzioni, ma bisogna essere pronti a stare al buio, al freddo e a bloccare le fabbriche. Senza lo stipendio poi ci saranno problemi a fare la spesa. In tanti fanno uno sfoggio di ottimismo, ma a noi mancano 29 miliardi di metri cubi (quelli dati dalla Russia) su un totale di 76 consumati: circa il 40%".
Quali ricadute dobbiamo aspettarci sulle bollette e sui prezzi del carburante?
"Dal primo aprile scattano nuove bollette. Sul gas, per un gioco di calcoli che considera solo la media di febbraio non avremo grosse variazioni, mentre sull'elettricità avremo un aumento almeno del 30-40%. Anche il gas aumenterà del 40%, ma più tardi, verso luglio. Queste sono le percentuali se non ci sarà l'embargo, perché se invece ci sarà, bisogna raddoppiare tutto: iavremo aumenti del 100%!".
Dobbiamo aspettarci anche razionamenti e blackout programmati?
"In caso di embargo sarà inevitabile. Se tutto l'Europa lo farà non ci sono 150 miliardi di metri cubi di gas nemmeno a cercarli in tutto il mondo".
Cosa possiamo fare a breve, medio e lungo termine?
"A breve possiamo mettere piccole pezze: dei coriandoli. Qualcosa si recupera, ma non tantissimo. Sul riaccendere le centrali a carbone ci sono già state discussioni e polemiche. E comunque non abbiamo tantissimo. Poi c'è qualche briciola in più che può arrivare dalla produzione nazionale e qualcosa da altri produttori, come ad esempio l'Algeria, ma parliamo di 1-2 miliardi... massimo 3. Perché anche loro non hanno gas pronto da esportare. Magari sotto terra è pieno, ma è da 20 anni che non si fanno ricerca e investimenti".
Anche perché fino a un mese fa si andava nella direzione opposta, quella delle rinnovabili.
"Sì, anche le rinnovabili possono aiutare, ma non faranno molto. Nella migliore delle ipotesi, se entro quest'anno riuscissimo ad aumentare del 10-20%, sarebbe tantissimo, ma vorrebbe comunque dire l'equivalente di un miliardo di metri cubi di gas di quei 29 che ci mancherebbero (in caso di embargo, NDA)".
Questa è un'occasione per spingere venso le rinnovabili o ci costringe a fare un passo indietro verso le fossili?
"Per il momento dobbiamo metterci una pezza con i l carbone e dall'altra dobbiamo accelerare (sulle rinnovabili NDA). Speriamo che ad esempio tutti i processi autorizzativi siano riportati al centro e non lasciati ai vai organi locali e si facciano azioni dure per realizzare parchi eolici e fotovoltaici. Attualmente contano per 17 miliardi di kW/h che equivale alla produzione di elettricità di 4 miliardi di metri cubi di gas contro un totale di 76 miliardi".
Noi quindi abbiamo due scenari: che gli embarghi rimangano minacce o quella che si concretizzino e allora andiamo incontro a un raddoppio dei prezzi.
"Sì ,con la benzina che arriverà intorno ai 3 euro al litro, perché negli usa si parla di 300 dollari al barile contro quelli di oggi che sono intorno ai 118".
Questo dipende dalla politica o dalla finanza?
"La finanza può accentuare, ma non è responsabile. In qualche momento può aver cavalcato e accentuato dei rialzi, ma la sostanza non cambia. Io dico da mesi di chiudere i mercati perché non osavo nemmeno pensare di una guerra in Ucraina. Lo dicevo a ottobre quando il prezzo era a 80/90 perché mi sembravano folli speculazioni e che non sarebbe mai stata possibile un'interruzione dei flussi dalla Russia per una guerra improbabile. Invece...".