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Fuoristrada in Italia, fine dei giochi? Non crediamo proprio. Il Decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ha scatenato un putiferio sui social, complice qualche articolo che ha gettato benzina sul fuoco minacciando la fine definitiva del fuoristrada nel nostro Paese.
Non è così: il decreto demanda di fatto alle Regioni, come d'altro canto avveniva già da diversi anni.
Siamo entrati in possesso delle precisazioni del MiPAAF (Ministero Politiche Agricole, Alimetari e Forestali) sul Decreto viabilità forestale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1° dicembre.
Precisazioni che, provenendo dal Ministero, hanno valore di interpretazione autentica (effettuata cioè dal medesimo organo che ha posto in essere l'atto normativo). Eccole di seguito nella loro integralità.
"È opportuno rammentare che la competenza primaria in materia è delle Regioni, ed ogni regione e provincia autonoma ha già una sua legge regionale che disciplina gli aspetti strettamente tecnici e la fruibilità di tali viabilità. Il decreto si muove nell’ambito delle previsioni dell’articolo 9 del Testo unico delle foreste e filiere forestali del 2018 (D.lgs. n. 34/2018), in vigore già da anni, senza alcun contraccolpo sul tema della fruizione della viabilità forestale.
Nulla si innova in merito al transito autorizzato sulla predetta viabilità, fermo restando che, come espressamente previsto all’articolo 2, comma 3 del decreto, le strade e le piste forestali non sottostanno ai criteri di sicurezza previsti per la viabilità ordinaria, poiché si tratta di viabilità esclusa dal Codice della strada. Inoltre, come esplicitato dal medesimo comma, è compito delle Regioni disciplinare le modalità di utilizzo, gestione e fruizione della viabilità forestale tenendo conto delle necessità correlate all’attività di gestione silvo-pastorale ed alla tutela ambientale e paesaggistica.
Si fa inoltre presente che in capo alla Regioni è incardinata anche la competenza in materia di prevenzione del dissesto idrogeologico e del rispetto di quanto previsto dal vincolo idrogeologico; pertanto, spetta alle Regioni la competenza a valutare gli effetti della fruizione pedonale, cicloturistica o con mezzi motorizzati diversi da quelli forestali sui tracciati, i cui effetti su fondi non asfaltati hanno impatti ben diversi tra loro; essi dovranno essere valutati con la massima attenzione alle singole realtà territoriali.
Da ultimo, si ribadisce che tutte le Regioni all’unanimità hanno approvato il decreto e le linee guida, ben consapevoli delle proprie competenze e delle conseguenze gestionali”.
Questa è l'interpretazione autentica del provvedimento, che ribadisce la competenza delle Regioni a disciplinare la viabilità forestale. Non a vietarla tout court come sembrava dal decreto del 28 ottobre, che in effetti ha peccato di chiarezza e di trasparenza su un tema così sensibile. Che vede un intreccio di interessi tutti meritevoli di tutela (l'ambiente in primis, ma anche l'attività sportiva e quella economica indotta).
Basta allarmismi quindi, il fuoristrada in Italia non è affatto finito.