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Una foto: un uomo elegante su una moto classica. Un’intuizione.
Prende vita così un progetto nato in Australia nel 2012 ma che in breve ha conquistato il mondo: il DGR (Distinguished Gentleman’s Ride).
A sei anni da quel giorno, il DGR si svolge nelle città di 101 Paesi e come main Motorcycle sponsor c’è Triumph. Perché la sicurezza di chi guida e il benessere dell’uomo sono i valori al centro sia dell’iniziativa sia del brand inglese.
Infatti nel 2014 DGR arriva in Italia grazie a Triumph Motorcycle. Moto British stilose, dal gusto retrò. Il connubio era inevitabile. Tanto che ancora oggi dopo cinque edizioni Triumph è “orgogliosamente” main motorcycle sponsor del DGR. Con l’evento infatti non c’è solo una identità di stile e di forma, ma anche e soprattutto di contenuti.
Perché il Distinguished Gentleman's Ride racchiude e rappresenta tutto quello che il mondo sano del motociclismo dovrebbe celebrare. Lo stesso giorno in tutto il mondo (quest’anno il 30 settembre, dove Triumph e Moto.it parteciperanno insieme nella città di Milano), migliaia di persone in abiti eleganti tirano fuori dal garage moto eleganti e stilose per un motivo elegante; raccogliere fondi per la ricerca sulla salute maschile.
«Tra Triumph e DGR, infatti, non c’è solo una identità di stile, di forma, ma anche e soprattutto di contenuti» racconta Cristophe Couet, general manager di Triumph Italia. «Per il brand Triumph l’uomo, il cliente, il motociclista è al centro della visione. Si parte sempre da lui e dal suo benessere quando gli ingegneri cominciano a pensare alle moto. È per questo che la sicurezza viene prima di tutto e che molte tecnologie, che per altre Case sono optional, sulle moto che escono dall’azienda inglese invece sono di serie, garantendo un’affidabilità estrema di un prodotto all’avanguardia tecnologicamente. Senza mai sacrificare lo stile, ovvio».
Ma per capire fino in fondo cos’è il DGR bisogna fare un passo indietro. E, soprattutto, bisogna parlare con chi l’ha pensato, creato, organizzato. Cioè un ragazzo dalla stazza imponente e dai modi gentili, barba curata e intriso di passione motociclistica.
«Nel 2010 sono stato in Giappone e mi sono innamorato della loro cultura motociclistica» dice Mark Hawwa (fondatore del DGR). «Nelle quattro settimane che sono stato lì ho osservato le moto e mi sono reso conto che erano tutte customizzate, ognuna un’interpretazione personale e unica».
È stato il primo seme di un’idea poi sbocciata grazie all’attore John Hamm, che interpreta Don Draper nella serie TV Mad Man. GQ lo aveva fotografato elegante in giacca e cravatta, in sella a una moto classica.
«Si è creata una connessione» continua. «Ho pensato a tutti gli stereotipi negativi che giravano attorno ai motociclisti e ho cercato un modo per abbatterli. Avevo in garage una moto classica e ho pensato che sarebbe stato figo vestirsi come Don Draper, saltare in sella alla moto e far sì che più amici possibile si unissero a me. Era il 2012». E le cose vanno proprio come immagina. Addirittura meglio. Si uniscono a lui oltre 2.500 amici motociclisti in 64 città tra cui Sydney, Barcellona, New York, Los Angeles e Parigi.
«Con i Social Media in continua crescita è stato relativamente facile spargere la voce tra amici in diverse città e fortunatamente molti di loro hanno accettato la sfida e organizzato il ride. Se non fosse per i social il DGR non sarebbe il successo che è diventato, senza i riders non avremmo nessun evento».
E proprio la riuscita della manifestazione ha fatto capire che forse quell’idea, nata un po’ per gioco, avrebbe potuto essere utile per una nobile causa.
Attraverso la fondazione Movember, dall’anno successivo, vengono raccolti fondi a favore della ricerca sul cancro alla prostata e per sovvenzionare programmi di prevenzione per la salute mentale maschile (donate, donate, donate).
«Potevamo fare davvero la differenza, non solo abbattere stereotipi ma cambiare il mondo. Chi lo avrebbe detto. Quello che facciamo supporta tutti gli uomini e ne sono immensamente orgoglioso. Lavoriamo per motivare le persone a fare prevenzione e diamo supporto a chi attraversa periodi critici».
Nel 2014 il DGR arriva in Italia, grazie a Matteo Adreani, già fondatore di Triumph Club Milano (nel 2012) e a Triumph, global partner dell'iniziativa (con Zenith Watches), e da subito si aggiudica il primato di ride con più partecipanti al mondo. «Io e Mark eravamo amici di penna, come direbbe Charlie Brown, condividevamo la passione per le moto classiche. Quando mi ha proposto di organizzare il DGR a Milano ho raccolto subito la sfida» dice Matteo Adreani. «Si parte dall’Hangar Bicocca, in viale Sarca, e si arriva allo Spirit de Milan in via Bovisasca, il 30 settembre.
Inizialmente il ritrovo era in San Babila ma ci siamo subito resi conto che il numero dei partecipanti era tale per cui non si poteva partire da lì.
Il primo anno ci aspettavamo ottimisticamente 300 moto; ne sono arrivate più del doppio. Arrivò persino la Digos a cui abbiamo dovuto spiegare, con l’aiuto dei vigili urbani, la valenza charity dell’evento, che non era un assembramento e neppure un motoraduno». I motociclisti, insomma, erano già un social network prima che i social fossero inventati.
«Sono coesi, legati come solo una passione è in grado di legare. Prendersi cura degli altri – e di loro stessi - è qualcosa che hanno dentro, io non ho fatto altro che riportare tutto su un piano semplice, permettendogli di farlo divertendosi» continua Mark Hawwa. «Alle volte sorrido e mi sorprendo ancora». Come quando in Nepal ho riconosciuto un Rider del DGR per la sua maglietta, o durante una vacanza in Grecia sulla spiaggia ho visto un ragazzo con il tatuaggio del DGR. Una volta in Giappone ho conosciuto un motociclista italiano che si era tatuato il nostro logo.
Tutto questo ti fa sentire parte di una grande, ma in fondo piccola famiglia, con un’immensa passione per quello stile, quelle moto ma anche per l’evento, il cambiamento e l’amicizia».
È tutto qui, chiaro e semplice. Il 30 settembre è una di quelle occasioni in cui esserci fa la differenza. «Ogni anno ci contattano quelle persone a cui è stata salvata la vita» conclude Hawwa. «Questo è il risultato migliore, il fatto che siamo riusciti a cambiare la vita delle persone, ci rende orgogliosi e alla fine di quest’edizione avremo raccolto circa 20 milioni di dollari per la fondazione Movember, soldi che hanno cambiato la prospettiva di vita e migliorato la salute di molti uomini».
Insomma un obiettivo ambizioso, cambiare il mondo, un giro alla volta, un ride alla volta.