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Erano misure destinate “a favorire lo sviluppo di una mobilità urbana green e l'utilizzo di biciclette e motoveicoli a tutto vantaggio dell'ambiente e della sostenibilità”. E' il commento del presidente di Confindustria ANCMA Paolo Margri dopo che da fonti parlamentari è emerso che è stato ritirato l'emendamento al Decreto rilancio, depositato dall'onorevole Nobili, in fase di conversione e finalizzato a introdurre alcune importanti modifiche al codice della strada.
“E' una decisione che prende in contropiede il mondo delle due ruote – aggiunge Magri sottolineando che il dispositivo prevedeva - importanti novità tra cui l'introduzione della strada urbana ciclabile, del doppio senso ciclabile e la regolamentazione dell'accesso in autostrada di tre ruote basculanti omologati L5e”.
“In attesa di conoscere le motivazioni di questa decisione, che tanto più ci sorprende in quanto l'emendamento aveva ottenuto a quanto ci risulta il parere favorevole da parte del Ministero dei Trasporti, non possiamo che appellarci al Governo e al Parlamento affinché ripropongano in Aula queste modifiche, consentendo al nostro Paese di fare un altro piccolo ma decisivo passo verso la mobilità del futuro".
Ricordiamo che il Codice della Strada, all'articolo 53 (Motocicli), specifica così le caratteristiche dei veicoli L5e
Tricicli, ossia veicoli a tre ruote simmetriche (categoria L5e) muniti di un motore con cilindrata superiore a 50 cm3 se a combustione interna e/o aventi una velocità massima per costruzione superiore a 45 km/h.
I quadricicli diversi da L2e (ciclomotori), la cui massa a vuoto è inferiore o pari a 400 kg (categoria L7e) (550 kg per i veicoli destinati al trasporto di merci), esclusa la massa delle batterie per i veicoli elettrici, e la cui potenza massima netta del motore è inferiore a 15 kW. Tali veicoli sono considerati come tricicli e sono conformi alle prescrizioni tecniche applicabili ai tricicli della categoria L5e salvo altrimenti disposto da una direttiva CE particolare.
Una circolare del Ministro dell'Interno ( vedi qui) del 5 novembre 2019 cercava di rimediare alla carenza del CdS. Ne avevamo scritto qui.