DNA Moto, una Benelli Tre-K Made in Firenze

DNA Moto, una Benelli Tre-K Made in Firenze
Una special post-atomica realizzata da intraprendenti artigiani delle due ruote fiorentini. A dimostrazione di come si possa trasfigurare una moto senza per forza dover ricorrere ai soliti cataloghi
24 maggio 2013

Il concetto di arte povera raramente si associa alle due ruote: l'uso di materiali di recupero invece della 'pesca' dai cataloghi delle Case e dei produttori di parti speciali richiede competenza, fatica e non sempre viene apprezzata dai potenziali clienti o anche solo da chi si ritrova ad ammirare il risultato finale. Bisogna essere bravi e molto convinti delle proprie abilità per imbarcarsi in progetti di ampio respiro partendo da questi presupposti. Fortunatamente c'è però chi ha le doti di cui sopra, e capita che spuntino oggettini di alto livello come meno te li aspetti.

 

Lorenzo Chini e Maurizio Spina di DNA moto (Firenze) hanno deciso di partire da una Benelli Tre-K e creare una special che dimostri le loro capacità non tanto di preparatori, quanto di veri customizzatori. Di artigiani intesi un po' come una volta, capaci di realizzare pezzi da zero battendo a mano le lamiere dopo averli immaginati, pensati e progettati.

 

Lo spettacolare scarico saldato a mano della Tre-K DNA Moto
Lo spettacolare scarico saldato a mano della Tre-K DNA Moto
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Ecco allora che della Tre-K sono rimasti motore, telaio, forcella, forcellone e cerchi. Tutto il resto è stato realizzato da zero o recuperato da altre moto, ottenendo una special che invece di costare come tre moto nuove risulta alla fine abbordabile anche in periodi di crisi come questo. Si è ricreato da zero il telaietto reggisella, il serbatoio, i cornetti d'aspirazione, il manubrio, il cupolino, il codino, il pannello strumentazione, la sella e la staffa per la batteria. Le pedane sono state realizzate utilizzando una catena (!), e lo scarico è interamente battuto e saldato a mano con un andamento spettacolare e una voce che possiamo (purtroppo) solo immaginare.

 

Qualcosa è stato invece recuperato da altre moto: i fari anteriore e posteriore, la raccorderia in treccia, comando gas, pinze freno (posizionate, un po' alla vecchia maniera, davanti alla forcella invece che dietro), bulloneria varia nonché copertura posteriore da 200.

 

Il risultato finale potrà non incontrare i gusti di tutti, ma la qualità del lavoro è innegabile: la Benelli che vedete nelle foto, pur nella sua essenzialità e (relativa) povertà è un mezzo che non si confonde con nessun altro e che sprizza passione, capacità e competenza da tutti i pori. Tanti complimenti dalla redazione!

 

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