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Dove eravamo rimasti. Maurizio e Silvia erano pronti per partire, in sella ad una Honda Transalp, direzione villaggio di Bagadadji in Gambia.
La moto, acquistata proprio per questo viaggio è stata poi venduta una volta giunti a destinazione e i soldi ricavati sono andati a finanziare il progetto di formazione sartoriale finalizzato alla promozione dell’autoimprenditorialità di 20 donne, e del loro inserimento presso una rete di micro-imprese.
La produzione di abiti e accessori permetterà attraverso la vendita in Senegal e in Italia di rendere il progetto autonomo e sostenibile nel tempo.
Maurizio e Silvia con il supporto di BnD, Bambini nel deserto, la Onlus modenese, hanno concluso il viaggio / missione.
Ecco come è andata!
Qui, carichi di emozione perchè dopo averlo tanto sognato, desiderato e dopo tutta la preparazione, finalmente iniziava il nostro viaggio. Eravamo i primi in fila davanti alla nave, poi in quel lungo viaggio scalpitavamo per riprendere la nostra moto e iniziare a macinare dei km. Qui abbiamo iniziato a sviluppare una dote fondamentale che ci sarebbe servita durante tutto il viaggio, la pazienza. Siamo saliti sul traghetto circa alle 14 del 22/04 e sbarcati a Tangeri il 24/04 alle 22.
Il primo impatto con una grande città del Marocco, iniziamo a respirare odori e sapori diversi. Arriviamo con la moto nel souk per dormire in un Riad e ci perdiamo tra le viuzze, tutti guidano motorini, tuc-tuc, mezzi improbabili ma tutti a motore a parte i carretti e in mezzo a quel caos ci buttiamo anche noi, la sensazione è inebriante! Passiamo una serata bellissima e spensierata mangiando in Piazza Jemaa el-Fna e passeggiando tra i vicoletti e la mattina dopo facciamo questa foto proprio davanti alla moschea principale ed è già ora di ripartire. La strada chiama!
Un sogno che si realizza, avevamo visto tante foto e video di questo arco meraviglioso interamente fatto di sabbia. Ma vederlo dal vivo è stata una grande emozione, è veramente imponente e andare in moto sulla spiaggia e passarci sotto ci ha fatto urlare e piangere di gioia sotto il casco.
Un altro grande traguardo per noi, un’icona che abbiamo tanto voluto raggiungere e ce l’abbiamo fatta. Eravamo ormai entrati nel deserto ma ancora col vento e l’Oceano vicino e ci siamo divertiti a lasciare il segno del nostro passaggio, il nostro sticker, il nostro simbolo e anche quelli dei nostri amici e di Bambini nel deserto.
Questa è stata una bellissima sorpresa, volevamo continuare ad andare per non arrivare troppo tardi a sera e non ci siamo fermati a pranzo da nessuna parte, avevamo portato qualcosa con noi dall’Italia e abbiamo deciso di fare un pic-nic improvvisato, solo che non sapevamo dove fermarci, era tutto uguale e piatto, qualche duna e niente ombra, sapevamo di essere su una scogliera ma non vedevamo il mare e ci stavamo allontanando verso l’interno. Stanchi e affamati abbiamo deciso di fare un pezzo di off-road e vedere cosa c’era dietro quelle dune e ci siamo trovati sul margine di una scogliera altissima, frastagliata e modellata dal vento, con lo sguardo che si estendeva verso l’infinito. Il miglior panino al tonno della nostra vita!
La “nostra” moto e il paesaggio che cambia ci si addentra sempre di più nel deserto. Nostra fra virgolette perché la moto è stata acquistata proprio per questo viaggio per poi essere donata una volta giunti a destinazione e i soldi ricavati dalla vendita andranno a finanziare ulteriormente il progetto. Nostra comunque perché ci siamo affezionati, le abbiamo anche dato un nome; Yakaar che in Wolof vuol dire speranza. Quindi qui potete vedere la Speranza di affrontare il deserto.
Questo è stato uno dei momenti più sfidanti del nostro viaggio, attraversare il deserto Mauritano da Nouadhibou a Nouakchott in una giornata 500 km di deserto estremo, ci siamo allontanati dalla costa e la temperatura ha iniziato a salire sempre di più, sudavamo sotto il casco ma non potevamo aprirlo perché ti arrivava addosso un’aria calda come essere in un forno, una sensazione come di bruciare dentro, mai provato prima un caldo così, l’acqua che avevamo dopo 5 min esposta al sole era già bollente e non potevi fare altro che andare avanti per sperare di arrivare a destinazione il prima possibile.
Ad un certo punto quando la temperatura ha toccato i 50° oltre a vedere i miraggi (ai quali ormai eravamo abituati) abbiamo iniziato a sentire le palpitazioni e la nausea volevamo fermarci ma non c’era niente, non una baracchina che vendesse acqua, niente che facesse un po' d’ombra.
Appena abbiamo visto questa piccola casupola nel mezzo del nulla ci siamo fermati ed è stata la nostra salvezza. Ci hanno dato l’acqua, che ci siamo anche buttati in testa per riprenderci, ci hanno steso un telo per farci riposare e ci hanno preparato il the alla menta. Siamo veramente riconoscenti a queste persone che seppure non parlassero nè francese, nè arabo ci hanno aiutato e noi abbiamo veramente messo alla prova noi stessi.
Dopo questa pausa siamo riusciti a ripartire e a fare tutto come da programma e appena ci siamo riavvicinati all’Oceano e la temperatura è scesa sui 42° ci sembrava aria di montagna! Siamo rinati!
Dopo 2 giorni di nulla e le frontiere l’arrivo in Senegal a Saint Louis, una città così colorata e viva è stata una festa! Ricorderemo sempre i bambini che ci seguono per la strada, i mercatini, la musica e quelle bambine che mi hanno circondato (Silvia) per ballare con me e tutte mi volevano toccare e dare la mano e ballare insieme. Saremmo rimasti volentieri un giorno in più in questa bella città.
Ed eccoci arrivati al compimento della nostra missione. Vedere il nostro progetto realizzato e guardare negli occhi direttamente le donne che ne beneficeranno è stata la cosa più potente di tutto il viaggio, vedere il risultato dei nostri sforzi, dell’impegno, del lavoro che avevamo fatto a casa compiersi è stata una soddisfazione enorme e soprattutto vedere la loro felicità ci ha riempito il cuore. Siamo stati con loro a pranzo, hanno cucinato per noi, ci hanno cantato le canzoni tradizionali e abbiamo ballato insieme è stato un giorno magico! Quando poi siamo andati a visitare il villaggio dove vivono e abbiamo visto anche i bambini abbiamo capito che non è finita qui, noi torneremo. C’è tanto da fare e dopo avere visto le condizioni in cui vivono non possiamo più fare finta di niente.
Questo non è stato solo viaggio, è stata un’esperienza di vita, perché ci ha cambiati dentro e ci ha fatto crescere, insieme, perché da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano e se guardo dove siamo arrivati posso dire che è proprio così, a volte abbiamo pensato di non farcela ma siamo stati l’uno il sostegno dell’altro e ci siamo fatti forza anche nei momenti più duri. Ci avevano detto che non sarebbe stato facile, che il nostro rapporto ne avrebbe risentito, che sarebbe stato facile litigare nei momenti di stress, invece oltre che più forti ne usciamo anche più uniti, quindi siamo pronti per la prossima missione!