Dopo i chip, scarseggiano magnesio e silicio: nuovi problemi per l'automotive

Dopo i chip, scarseggiano magnesio e silicio: nuovi problemi per l'automotive
Prossime difficoltà in arrivo con le scorte europee di magnesio che stanno terminando, la Cina che ha tagliato la produzione e i prezzi che sono sestuplicati
5 novembre 2021

La crisi dei chip che ha minato la produzione automobilistica mondiale si prevede avrà strascichi fino al 2022 e sta riportando in Europa almeno una parte della produzione affidata alla'Asia.

Altri problemi sono in arrivo per il settore automotive e riguardano la disponibilità di magnesio e di silicio che sta calando in maniera importante: a livello produttivo, dicono le aziende del settore, si potrebbero avere effetti pesanti già alla fine di novembre.

Il magnesio, utilizzato nei laminati in lega con l'alluminio, è impiegato nell'industria automobilistica e aerospaziale, con altre leghe finisce nella produzione di parti destinate all'industria motociclistica, ma con un'incidenza nettamente inferiore e quindi con effetti di minore portata.

Il 95% del magnesio adoperato dalle industrie europee arriva dalla Cina, che ha ridotto la produzione e di conseguenza le esportazioni. Morale, le scorte in Europa si stanno esaurendo e c'è il rischio concreto di primi fermi produttivi nel giro di poche settimane.

L'allarme è stato lanciato giorni fa da una dozzina di associazioni industriali europee, ACEA (European Automobile Manufacturers’ Association) compresa, che insieme hanno firmato un appello indirizzato alla Commissione Europea affinché intervenga per arginare il nuovo problema.

Una nuova tegola che si somma ai recenti rincari energetici, agli aumenti dei costi delle materie prime e di quelli dela logistica.

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Oltre al magnesio potrebbero sorgere presto altre difficoltà a proposito del silicio, impiegato nell'automotive per la fabbricazione di vetri, processori, eccetera. Se non altro la nostra dipendenza dalla Cina non è in questo caso così determinante, anche se i prezzi si sono nel frattempo triplicati.

Sta andando peggio per il magnesio, passato nell'ultimo anno dal costo di 2.000 dollari per tonnellata a 10.000-14.000.

Un forte aumento che è dipeso dal crollo dell'offerta. Il Governo cinese ha infatti imposto la chiusura sino a fine anno di 35 fonderie su 50: la Cina produce l'87% del magnesio mondiale.

Molte attività sono state rallentate dalle nuove politiche energetiche, che sono indirizzate a ridurre le emissioni, ma soprattutto a risparmiare i combustibili dopo i numerosi black-out accaduti negli ultimi mesi e con l'inverno che si avvicina.

E per il magnesio c'è l'aggravante che per essere prodotto richiede moltissima energia: fino a 40 MWh a tonnellata.

L'Europa ha abbandonato la produzione del magnesio da una ventina d'anni, sotto l'effetto del dumping cinese. E la dipendenza ora è totale.

La diminuzione della produzione di magnesio, ma anche di acciaio di alluminio è alla base degli aumenti dei prezzi visti negli ultimi mesi, assieme alla accresciuta domanda industriale che ha seguito la crisi pandemica.

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