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E’ una di quelle notizie che ti lasciano senza parole. Povero Doriano! Gli ero affezionato, lo incontravo volentieri, e giusto a Misano, a metà settembre, lo avevo visto molto contento di come gli stavano andando le cose: avrebbe lavorato per la FMI e seguito la Moto3. Dopo un periodo duro aveva trovato la sua strada e sono sicuro che era quella giusta per lui. Perché Doriano era un generoso, uno che volentieri si apriva al prossimo, e la sua grande esperienza di corse poteva diventare molto utile per i ragazzi più giovani.
Lui era stato un pilota di gran talento. Prima con la 125 Honda, con due belle vittorie nella stagione del primo titolo di Capirossi (1990), poi con la 250 dove è stato a lungo tra i protagonisti assoluti collezionando altri cinque successi tra il ’93 ed il ‘95. Era veloce, era molto competitivo, non mollava mai anche se la fortuna lo guardava spesso di traverso. Mai stato tanto fortunato, Doriano, e tutto quello che ha ottenuto gli è costato un prezzo alto. Il suo limite è stato molto personale: io credo che non credesse abbastanza in se stesso, aveva le motivazioni giuste, ma raramente si sentiva a posto. Ha chiuso la carriera (dopo due stagioni in 500 con l’Aprila bicilindrica e una terza con la Muz), in SBK e senza altri acuti importanti.
Lascia una compagna, Sara, dalla quale aveva avuto due bambine piccole. Con la storica compagna di una volta, Arianna, era arrivata quindici anni fa Valentina. Cinque donne, alle quali Doriano da oggi mancherà profondamente. E io mi stringo ai suoi amici storici di Spezia, come Roberto Camolei e Toni Merendino, per tentare di fare arrivare un po’ di consolazione a tutti quelli che lo hanno amato.