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Otto dicembre: oggi Doriano Romboni compirebbe gli anni, per la precisione 54. E li festeggerebbe in famiglia, con Sara e i tre figli, se non fosse scomparso il 30 novembre del 2013 sulla pista “Il Sagittario” di Latina.
Si correva una gara di supermotard in memoria di Marco Simoncelli, era la seconda edizione del Sic Supermoto Day che coinvolgeva tanti piloti della velocità, e purtroppo Doriano uscì di pista in una curva stretta, finì sul rettilineo opposto, fu travolto da un pilota che arrivava forte. C’erano delle responsabilità? Sono già passati nove anni da quella terribile giornata, ed è recente la notizia che nessuno, nel caso, pagherà: sugli imputati è calata la prescrizione e l’amarezza di Sara e degli amici è tanta.
Sinteticamente, l’accusa aveva chiesto il rinvio a giudizio per tre persone ritenute responsabili della morte di Doriano. Erano l’amministratore e insieme titolare del circuito, l’ispettore e coordinatore del Comitato impianti della Federazione Motociclistica Italiana e infine un tecnico civile che aveva collaudato la pista del Sagittario.
In particolare, come rilevò un servizio delle Iene del dicembre 2020, la planimetria del Sagittario depositata per l’omologazione contrastava con la pista reale e l’omologazione pareva dunque nulla. Intervistati, i proprietari del circuito negavano la circostanza ma poi cedevano; mentre l’omologatore della FMI si arrampicava sugli specchi e alla fine ammetteva il suo errore: “le misurazioni le avevo fatte a occhio”.
L’accusa era concorso in omicidio colposo, ma già nel luglio 2021 il giudice Fabio Velardi aveva chiuso il procedimento per due di loro per intervenuta prescrizione. Per il terzo imputato la prescrizione è arrivata un mese fa. Giustizia negata? Non è detto: ora Sara Romboni ha imboccato la strada per il risarcimento in sede civile - almeno quello - e la fiducia nella magistratura deve resistere per forza.
Doriano è stato un grande protagonista dei primi anni Novanta. Era nato l’8 dicembre 1968 a Lerici, spezzino di adozione, ed era seguito dall’amico e manager Roberto Camolei. Aveva debuttato nel 1989 con la Honda 125, e già al secondo anno vinceva in Germania, poi in Olanda, e concludeva la stagione al quarto posto. Dal ’91 era passato in duemmezzo con il team di Toni Merendino, era tornato alle vittorie nel ’93 (Austria e Germania), salendo spesso sul podio e scattando più volte dalla pole. Sempre tra i più forti anche nel ’94, con una vittoria e sette podi.
Era veloce, motivato, generoso. Un ragazzo di animo buono, amato da tutti. In carriera si è trovato spesso tra due rivali molto scomodi come Max Biaggi e Loris Capirossi, piloti ruvidi che non facevano sconti. E una cosa si può certamente dire: quando Doriano ha vinto non ha fatto arrabbiare nessuno. La sua guida era aggressiva, ma sempre pulita.
Nel ’95 corse per il team di Ago, con una vittoria in Brasile; l’anno dopo passò in 500 con l’Aprilia bicilindrica e nel ’97 regalò a Noale il primo podio nella mezzolitro con il terzo posto ad Assen. Era uno che osava: ha subìto tanti incidenti nella sua carriera e purtroppo spesso con esiti complessi, come la frattura dello scafoide rimediata quattro volte.
Anche non tanto fortunato, Doriano. Nel ’99 decise di correre nel mondiale SBK con una Ducati e a fine maggio, a Monza, incappò nell’ennesimo infortunio, senza colpa alcuna, fracassandosi la gamba destra che già aveva sofferto in precedenza. In seguito anche due stagioni nell’italiano SBK con il ritiro nel 2004.
A Sara e ai ragazzi, nel giorno del cinquantaquattresimo anniversario, arrivi l’abbraccio di tutti gli appassionati e della redazione.