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L'Ukraina non è esattamente nota come "terra de mutor", per dirla alla romagnola, ma una certa cultura delle due ruote da quelle parti ci dev'essere a giudicare dall'operato di Dozer Garage. Perché realizzare una Café Racer sulla base di una CB750F, impresa in cui si sono cimentati con successo i migliori customizer del settore, è come correre nel motomondiale: se ne ricava soddisfazione qualunque sia il risultato, ma per farsi notare e ricordare in mezzo a tanti nomi del presente e del passato bisogna essere bravi sul serio.
Questa CB750F è un esemplare costruito fra il 1979 e il 1983, con propulsore bialbero e assenza della pedivella d'avviamento - la quattro cilindri di Tokyo fu di poco la prima a farne del tutto a meno - e dai cerchi in lega (che calzano pneumatici un po'... poco ribassati per i nostri gusti), ma è stata completamente rivista quanto a sovrastrutture.
Il gruppo sella/serbatoio è stato verniciato con grande gusto in un azzurro polvere che ricorda da vicino le prime colorazioni Gulf rese celebri da Steve McQueen a Le Mans; il contrasto con il cuoio della sella e la doppia striscia in tonalità legno è davvero piacevole e classico. La posizione di guida viene modificata verso appunto quella tipicamente Café Racer con l'adozione di pedane arretrate e semimanubri realizzati artigianalmente da Dozer Garage.
Qualche ritocco anche per il motore, oggetto di una bella rinfrescata e lifting esterniore nonché di una "liberata" all'apparato respiratorio grazie a filtri conici più liberi e ad un impianto di scarico (naturalmente quattro-in-uno, de rigueur su un mezzo del genere) Vance & Hines.