Ducati, Pirelli e l'Università di Catania insieme per un ponte tra Ateneo e Industria

Ducati, Pirelli e l'Università di Catania insieme per un ponte tra Ateneo e Industria
Dalla pista alla strada, dalla strada alla pista - il trasferimento tecnologico: l'incontro tra Ateneo e industria patrocinato dall'Ateneo catanese diventa il ponte che unisce i sogni degli studenti alla realtà industriale
6 dicembre 2022

Giornata da incorniciare all'Università di Catania grazie all'incontro tra Ateneo, studenti di Ingegneria e realtà come Pirelli e Ducati per realizzare e confermare un legame tra Università e Industria, visto anche che non è certo la prima volta che la Casa della P lunga e quella di Borgo Panigale entrano in contatto con il mondo universitario catanese.

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Nell'Aula Magna della Facolta di Ingegneria per il seminario “Dalla pista alla strada, dalla strada alla pista. Il trasferimento tecnologico” sono state collocate la Ducati Panigale V4R del Team Aruba.it Racing - Ducati che ha chiuso il campionato 2022 al quarto posto guidata da Michael Ruben Rinaldi (ma ricordiamo che quest'anno Ducati ha fatto man bassa e ha portato a Bologna la vittoria di MotoGP con Pecco Bagnaia e in WorldSBK con Alvaro Bautista, compagno di squadra di Rinaldi) e una Superleggera, il vertice tecnologico della produzione di serie Ducati.

 

Ospiti illustri: dal Team Manager Aruba.it Racing – Ducati Serafino Foti a Rinaldi e a Nicolò Bulega, che quest'anno ha molto ben figurato nella categoria World Supersport, fino a Marco Paradisi (Field Quality Manager), Simone Di Piazza (Head of Innovation and R&D Services) per restare in Casa Ducati, mentre Pirelli era presente con Salvo Pennisi (Head of Testing&Technical Relations Moto/Cycling/Micromobility), autore di più interventi sui temi della stretta relazione tra industria e Ateneo e bersaglio anche di domande - da parte degli studenti - relative a temi come il monogomma nelle massime categorie del motorsport, come la World Superbike dove Pirelli è fornitore unico, senza dimenticare la F1 automobilistica.

Il Rettore Francesco Priolo e i professori Giovanni Muscato, direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica, Michele Lacagnina, presidente del corso di laurea in Ingegneria industriale e Massimo Oliveri hanno da parte loro puntualizzato quanto siano importanti questi incontri, di reciproco interesse per l'Aziende coinvolte e per l'Università.

Il Seminario è stato estremamente partecipato, con gli ospiti letteralmente presi d'assalto attraverso domande  anche di un certo spessore tecnico e noi di Moto.it abbiamo avuto modo di raccogliere qualche dichiarazione da parte di alcuni degli intervenuti.

 

Partiamo da Michael Ruben Rinaldi: quarto posto nel mondiale e una stagione positiva, a cui abbiamo chiesto un parere sulla norma che dovrebbe regolare il peso minimo in WorldSBK e un'impressione sugli studenti intervenuti:

 

"È stata un'annata estremamente positiva per il team Aruba.it Racing – Ducati: Abbiamo vinto con il titolo piloti che mancava dal 2011, e abbiamo conquistato il titolo team e quello costruttori. Sono soddisfatto perchè ho chiuso al quarto posto in classifica ottenendo il mio miglior risultato nel campionato WorldSBK. Le aspettative per il 2023 sono alte: l'obiettivo è quello di lottare per le prime posizioni. Credo che nelle massime categorie non ci sia mai stata questa regola semplicemente perché essere leggeri porta dei vantaggi ma anche dei limiti: un pilota più piccolo può essere più aerodinamico in rettilineo, uno dal fisico più possente può maneggiare meglio una moto che ha 250 cavalli. Insomma, ci sono dei pro e dei contro come ci sono sempre stati nel nostro sport".

"Concedetemi di dire che è stato bellissimo il modo in cui sono stato accolto dall'Università di Catania. Ho incontrato tanti appassionati e sono rimasto colpito dagli interventi degli ingegneri presenti (come Marco Paradisi e Simone di Piazza di Ducati n.d.r.) che hanno tenuto alto l'interesse dell'incontro per più di tre ore! Ho ricevuto domande molto interessanti devo ammettere che sia stato bello partecipare in modo attivo a questo genere di attività che ti offre la possibilità di interfacciarti con studenti che un giorno potrebbero diventare ingegneri di pista: io ho cercato di dare il mio umile punto di vista. Giornata positiva!".

 

Passiamo quindi a Serafino Foti, Team Manager della squadra Campione del Mondo Superbike con Alvaro Bautista, a cui abbiamo chiesto un punto sui regolamenti WorldSBK e, grazie alla sua esperienza, una proiezione per le carriere degli studenti intervenuti.

"Chapeau a Ducati per aver fatto una moto di serie estremamente performante. D'altronde la filosofia di Borgo Panigale è quella di sviluppare ed innovare. Per questo vanno fatti i complimenti a tutti coloro che hanno lavorato in questo progetto realizzando una moto straordinaria. Per quanto riguarda il regolamento vorrei sottolineare che il limite del peso verrà introdotto nel 2024. So che ci sono pressioni però onestamente non penso che sia questa la strada giusta: il pilota leggero ha svantaggi e vantaggi. Sopratutto con le basse temperature, le gomme impiegano più tempo per lavorare nel modo migliore. Dobbiamo inoltre considerare che la WorldSBK è la moto più pesante in assoluto con 10 kg in più della MotoGP. Questo per introdurre l'argomento sicurezza: quando una moto cade a 300 chilometri orari, gli spazi di fuga devono essere sufficienti ed è chiaro che aumentando il peso, aumenta anche l'inerzia aumentando ovviamente il pericolo.

Vorrei rivolgere un ringraziamento agli organizzatori di questo evento. Siamo stati sorpresi dalla competenza delle domande che sottolineano quando sia alto il livello dei giovani ingegneri. Sono rimasto molto sorpreso dal backstage (a fine evento, gli studenti hanno tenuto ostaggio Foti e Rinaldi tempestandoli di domande n.d.r) perché mi hanno fatto alcune domande veramente intelligenti come, per esempio, “quando vi hanno tolto i giri nel 2019, come avete fatto con i rapporti del cambio?”. Domanda molto interessante perché in quel caso non siamo stati penalizzati a livello di velocità pura o di potenza pura, quanto a livello di rapporti del cambio. Questi futuri ingegneri sono molto preparati e auguro loro di continuare il loro sogno e di dare sempre il massimo perché le persone che si impegnano prima o poi si trovano davanti all'occasione della vita".

"Io sento di essere una persona fortunata: la mia carriera è iniziata nel 1985, 37 anni fa, e per me la soddisfazione più grande è aver colto dei buoni risultati da pilota ma dei risultati molto più grandi da team manager. Non sono appagato: il giorno dopo la vittoria del titolo pensavo già al prossimo anno, però diciamo che questa è stata la ciliegina sulla torta che mi era mancata negli ultimi anni".

Al professore Massimo Oliveri dell'Università di Catania abbiamo chiesto quanto sia importante organizzare un evento come questo e come gli Atenei possano e debbano rincorrere le novità tecnologiche e le evoluzioni

"Attraverso questi eventi e alla disponibilità Ducati, Pirelli e del Team Aruba.it Racing - Ducati è possibile dare un contatto più diretto con industria. Io ho un'idea, quella di avere uno scambio continuo tra l'industria e l'università. Quando è possibile invito a fare una o due lezioni, nell'ambito del Corso, colleghi ingegneri che lavorano nell'industria.

Non tutti siamo disponibili a rivedere le proprie competenze e aggiornarle, è ovvio che dobbiamo sempre metterci in gioco: la lezione che facciamo ogni anno non deve essere mai uguale a quella dell'anno precedente perché vorrebbe dire essersi fermati. La passione fa molto, avere la passione per la meccanica come l'ho io e come l'hanno tanti miei colleghi è il modo migliore per trasferirla agli studenti. Oggi l'aula Magna da 380 posti era stracolma e c'erano studenti in piedi, e sopratutto quello che vorrei sottolineare è che i ragazzi sono rimasti tutti fino alla fine della conferenza, oltre 4 ore. Evidentemente questa passione per la meccanica e le moto siamo riusciti a trasferirla. Queste sinergie sono molto importanti: ci fanno comprendere che, se non ci aggiorniamo, sforniamo magari ingegneri preparati con una preparazione di base ma non adatti ad andare nell'industria dove poi devono fare un sforzo per aggiornarsi".

Altro ospite illustre l'Ing. Simone Di Piazza, cui abbiamo posto il dilemma: quanto conta il talento e quanto lo studio nel percorso formativo di un ingegnere? E qual è il giusto bilanciamento tra meccanica ed elettronica?

"Lo studio è fondamentale, non si smette mai di studiare: la tecnologia galoppa sopratutto in questo periodo di nuova rivoluzione industriale e anche gli ingegneri più bravi devono stare al passo con i progressi della tecnologia e per farlo non possono fare altro che studiare. Il talento aiuta, certo, ma forse aiuta di più un pilota di moto. Quello che secondo me è determinante sopratutto nel nostro mestiere di ingegneri Ducati è la passione, lo strumento che ti permette di dare qual 10% in più che ti permette di passare da 100 a 110% ed è lì che fai la differenza rispetto agli altri.

Mi fa piacere collaborare con l'Università, non per sostituirmi a chi fa formazione ma per affiancarmi e dare la mia testimonianza e far capire agli studenti le competenze che sono fondamentali e che devono essere sviluppate per essere pronti, quando sarà il momento, per entrare nel mondo dell'industria e dare il proprio contributo dal primo giorno. (Riguardo meccanica ed elettronica n.d.r.) Io credo che le due figure figure siano del tutto complementari, l'elettronica sta diventando fondamentale in tantissimi settori industriali e quindi sembra che l'elettronica sia prevalente rispetto all'ambito meccanico ma anche nei motori elettrici c'è comunque una parte meccanica che ha la sua dignità.

Adesso che ci siamo cimentati nello sviluppo della MotoE che correrà nel prossimo anno nel campionato mondiale fino al 2026 abbiamo imparato alcuni dettagli; portando la tecnologia al suo estremo per tirare fuori il massimo delle prestazioni abbiamo trovato alcune peculiarità dei motori elettrici che afferiscono all'ambito della meccanica ma non sono così ovvi e semplici come qualcuno potrebbe pensare: non stiamo parlando semplicemente di un rotore che gira all'interno di un statore ma di qualcosa di un po' più sofisticato considerato anche gli alti regimi di rotazione ai quali devono girare questi motori elettrici. Quindi direi che servono sicuramente tutte e due le figure e come sempre accade per poter dialogare bisogna avere una conoscenza di base della tecnologia complementare alla propria. Forse è questa la chiave per una buona collaborazione".

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