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Sepang con i primi test della MotoGP, poi Imola con la presentazione del team Aruba. Ormai le due stagioni sono alle porte e la Ducati non appare certamente impreparata: l’impegno nei due massimi campionati c’è e si vede.
Naturalmente questi sono i tempi delle dichiarazioni, e quando le ambizioni sono alte allora è naturale, in questa fase più che mai, sottolineare soprattutto la qualità del lavoro fatto e la fiducia nelle squadre e nei piloti.
Per l’AD Claudio Domenicali, che - va detto a suo onore - non si è mai nascosto, i due titoli sono anche quest’anno l’obiettivo. In MotoGP, ha detto Claudio a Imola, “questa è l’era Marquez e nettissimo è il suo dominio, ma ci sono tanti fattori che possono cambiare la situazione. E vogliamo vincere il titolo in Superbike, che è un torneo storico per Ducati, dopo le tante vittorie del 2019”.
Se i primi test di Sepang, quelli di pochi giorni fa, per la GP 20 e i suoi piloti non sono andati benissimo, va sottolineato che anche Gigi Dall’Igna ha manifestato fiducia, come Giovanni Zamagni ci aveva riportato.
“La nuova gomma - ha precisato il general manager di Ducati Corse - ha penalizzato noi e la Honda in questi giorni, ma non credo che ci penalizzerà alla fine: lavorando sull’assetto potremo migliorare, abbiamo delle idee, in Qatar vedremo di sistemarci.
A Losail porteremo un nuovo forcellone come era stato anticipato, faremo un lavoro di affinamento, che poi è ciò che conta di più nella moderna MotoGP”.
Per la SBK si è lavorato sul motore della V4R: sono stati ricalcolati i rapporti del cambio e si è adeguata la coppia al nuovo limitatore dei giri. L’anno scorso, inoltre, non c’era stato il tempo di ai arrivare al limite minimo del peso regolamentare, ma adesso sì, e si è lavorato anche su ciclistica, forcellone e sospensioni.
Ma parliamo dei piloti, un tasto delicato. Per la coppia della SBK, Chaz Davies e Scott Redding, si coglie in Ducati la consapevolezza di aver fatto il massimo (una volta perso Bautista) per portare in pista una formazione consistente. E c’è la curiosità di vederla in azione per misurare il feeling di Scott e la crescita di Chaz. Intorno ai piloti della MotoGP, inutile negarlo, c’è qualche imbarazzo in più. Ben nascosto, ma c’è.
Dovizioso e Petrucci sono stati messi in discussione a più riprese, Andrea non ha nascosto più di tanto la sua voglia di mollare tutto a fine stagione, la situazione è tutt’altro che semplice. Tanto più dopo che Yamaha, a gennaio, ha bloccato i suoi due giovani emergenti per il biennio 2021-2022. A Maverick Vinales certamente Ducati Corse stava dando la caccia.
Qui, su questo tema, l’intera la dirigenza concorda su una linea precisa: i giochi non sono ancora fatti, ci prendiamo il tempo per valutare le cose insieme ai nostri piloti, siamo solo all’inizio della stagione e c’è tutto il tempo per decidere. Cambiano un po’ le parole ma il senso resta quello. E però si capisce che per Ducati Corse non sarà facile uscire dall’angolo: dopo Dovizioso, oggi come oggi, c’è soltanto Dovizioso.
Paolo Ciabatti, in una recente intervista a Speedweek.com, sembra anche questa volta il più deciso a stabilire le distanze tra Marc Marquez e tutti gli altri piloti.
“L’obiettivo primario - ha dichiarato il direttore sportivo di Ducati Corse - è il titolo mondiale MotoGP. Come ho già detto in altre occasioni, sottolineo che stiamo competendo contro un pilota eccezionale come Marquez e una squadra molto forte.
Non vorrei deludere il signor Puig - ha aggiunto in riferimento alla polemica dell’anno scorso - ma senza Marquez la Honda non avrebbe ottenuto i risultati di oggi: è sempre Marc che tira fuori le castagne dal fuoco per la Honda…”
Nell’analisi di Ciabatti anche nel 2019 Ducati era competitiva, l’unica a vincere con due piloti. Qualche caduta di troppo c’è stata, ma naturalmente se l’avversario si piazza sempre primo o secondo non resta molto margine di manovra.
“Dobbiamo vedere - ha chiuso con maggiore positività Ciabatti - il lato migliore: da tre anni siamo i secondi classificati e tutti gli altri costruttori sono stati dietro di noi.
Davanti, solo il pilota più talentuoso, che è un alieno, e il più grande produttore di motociclette al mondo. Dunque siamo orgogliosi, dobbiamo esserlo perché abbiamo fatto un buon lavoro, anche se non ci sentiamo soddisfatti”.
Ciò che è certo è che gli appassionati italiani sognano una Ducati campione del mondo: troppi anni sono passati dal titolo di Stoner in MotoGP nel 2007, e da quello di Checa in SBK nel 2011.
Le difficoltà restano, nei due campionati ci sono Marquez e Rea, ma la fiducia è sempre alta. Tutti siamo consapevoli che sono state impiegate nelle due sfide le migliori risorse tecnologiche e finanziarie. E che la passione non manca.