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Esiste una industry, legata al mondo delle moto, la cui evoluzione sembra davvero non conoscere confini. Ci riferiamo, naturalmente, ai produttori di pneumatici, al centro di un processo di crescita, in termini qualitativi, in grado di stupire consumatori e addetti ai lavori, ogni volta che un nuovo prodotto viene messo in commercio.
Le coperture moderne sono, infatti, sempre più prestanti, hanno caratteristiche di rendimento sempre più omogenee nel tempo e le loro doti di durata sembrano aver sconfitto ormai la famosa regola della "coperta corta", che spesso ha portato, in passato, a scegliere tra esigenze diametralmente opposte.
È questo un processo che riguarda pressoché tutte le tipologie di pneumatici presenti all'interno dei listini dei principali costruttori a lviello globale. Prendete Dunlop, ad esempio: la recente presentazione dei suoi Trailmax Raid ha messo nelle mani degli amanti dell'avventura pneuamtici praticamente totali, in grado di fornire prestazioni eccellenti, tanto su strada, quanto in off road.
È in ragione di questo continuo riposizionamento verso l'alto che, quando proprio Dunlop ci ha invitato a provare l'ultima evoluzione dei suoi prodotti più sportivi, ci siamo domandati: quanti utenti saranno in grado di sfruttarli appieno? Pochissimi. Ha senso, allora, che un prodotto del genere sia utilizzato anche da chi non è in grado di raggiungere il loro limite, da chi non ha bisogno di limare gli ultimi decimi, una volta in circuito? Per dare una risposta a questa domanda, siamo andati a Misano. È lì, che, in occasione dell'ultimo Dunlop Day, abbiamo guidato due Yamaha R1 e due Yamaha R6, in allestimento GYTR, equipaggiate, rispettivamente, con KR e D212 GP Racer, le prime, e con KR e D213GP Pro, le seconde. Ecco cosa ne abbiamo ricavato.
Prima di raccontarvi come vanno e prima di dare una risposta alla domanda che ci siamo posti, cerchiamo di fare un po' di ordine all'interno dell'offerta Dunlop, quando si parla di penumatici sportivi, prevalentemente o esclusivamente orientati all'utilizzo in pista.
Il D212 GP Racer viene definito da Dunlop come un pnemuatico "easy racer": omologato per la circolazione su strada, è stato sviluppato per competizioni come il Tourist Trophy ed è comunque adatto anche a un utilizzo 100% pista. Dotato di tecnologia multi mescola, presenta tutte le più recenti innovazioni sviluppate da Dunlop negli ultimi anni, come la tecnologia Jointless Tread (JLT), che consente di posizionare mescole diverse in modo preciso sul pneumatico, allo scopo di apportare vantaggi in termini di durata, resistenza all’usura, aderenza dal centro del battistrada fino alla spalla e stabilità del pneumatico a velocità elevate; la tecnologia NTEC, che permette di ottimizzare l’utilizzo del pneumatico regolando la pressione di gonfiaggio, in base alle condizioni del manto stradale e alla sua temperatura; il sistema di costruzione JLB (Jointless Belt), che consente di eliminare le sovrapposizioni della cintura di sommità, ottenendo così vantaggi in termini di maneggevolezza e mantenendo costante la superficie di contatto con la strada. Il D212 GP Racer è disponibile anche in versione Slick: si tratta di un pneumatico che mantiene inalterate le caratteristiche di costruzione, andando soltanto a rimuovere gli intagli necessari alla dissipazione dell'acqua e alla omologazione per la circolazione su strada. Il senso di un prodotto del genere? Fornire a quanti lo desiderino una slick super versatile, che può essere utilizzata anche senza termocoperte, grazie a tempi di warm-up paragonabili a quelli di una gomma stradale.
Accanto alle D212 GP Racer, o per meglio dire sopra di esse, troviamo poi le D213 Gp Pro. È questo un vero e proprio pneumatico da gara, anch'esso sviluppato per la partecipazione alle maggiori competizioni su strada, omologato, in questo caso, per mere questioni regolamentari - e, in questo senso, disponibile nella variante adatta alla circolazione stradale soltanto nelle misure 200/60 e 180/60, per le sole moto che prevedono a libretto queste misure.
Al vertice della "catena alimentare" troviamo, infine, i Dunlop KR, gli stessi pneumatici utilizzati dai piloti del National Trophy 600 e del CIV Superbike: slick dure e pure, super performanti, dalle caratteristiche - anche in termini di misure - senza compromessi e che più di ogni altro prodotto ci hanno portato a pensare: hanno senso gomme di questo genere per chi, come ad esempio il sottoscritto, è ben lungi dal raggiungere il limite, non soltanto del pneumatico, ma anche della moto che lo monta?
Le KR che abbiamo provato sono l'ultima evoluzione di questo prodotto, frutto del processo di affinamento fatto dai piloti che partecipano ai diversi campionati in cui questi penumatici sono utilizzati. In particolare, le nuove KR presentano una fascia centrale più rigida che, senza compromettere nulla in termini di grip, permette a chi è in grado di sfruttarle fino a questo punto, di staccare ancor più in profondità. Gli pneumatici montati sulla R1 che ne era equipaggiata si presentavano nelle misure 125/80 all'anteriore e 200/70 al posteriore. Si tratta di misure sconosciute alle moto di serie e agli penumatici che le accompagnano ma che, in ambito sportivo, rappresentano l'ultimo stadio di sviluppo messo a punto per far fronte alle richieste del più moderno stile di guida. In che sensazioni si trasforma tutto ciò? Ora ve lo raccontiamo.
Cominciamo subito col dire che sia le 212 Gp Racer, sia le 213 Gp Pro, sia le KR sono gomme dal potenziale, in termini di grip, davvero elevatissimo. Se siete degli amatori di medie capacità, molto difficilmente arriverete a metterle in crisi, a meno che non le facciate lavorare in condizioni errate. È questo un punto fondamentale e molto caro a Dunlop: ogni prodotto deve essere utilizzato nella maniera corretta perché possa esprimere tutto il suo potenziale. È così che ognuna delle moto che abbiamo guidato era dotata di termocoperte, anche se - specialmente su D212 e D213 - avremmo potuto anche farne a meno. Il motivo? "È una questione di sicurezza, ma non solo" ci dice Roberto Finetti, Sales & Marketing Manager Motorcycle di Dnulop Italia, "Abbiamo fatto degli studi nel recente passato, per capire quanti giri ci mettesse una gomma a stabilizzare la sua temperatura, nell'utilizzo in pista. È emerso che sono necessari solitamente almeno cinque giri, per avere una distribuzione omogenea della temperatura. Cinque giri, su un circuito come Misano, ad esempio, sono quasi metà turno. Perché sprecare tutto questo tempo, quando è possibile entrare in pista con le gomme già nel corretto range di esercizio?" conclude.
Detto quanto precede circa le performace assolute di questi prodotti, ad emergere, come principali tratti distintivi tra le tre differenti coperture, sono le differenze in termini di profilo. Più appuntito è sembrato quello delle D212 e delle KR rispetto alle D213, con le slick particolarmente prestanti nelle staccate a moto inclinata. Complici le misure di cui vi abbiamo parlato, infatti, le KR sono sembrate davvero nate per "vivere in piega". La super spalla, sia all'anteriore, che al posteriore, assicura tantissimo appoggio alle inclinazioni massime, ma anche e soprattutto una notevole capacità di deformazione e assorbimento nei primi gradi di inclinazione, favorendo così l'ingresso a moto pinzata e infondendo una sempre crescente sicurezza anche a chi è alle prime armi.
Ed è proprio a questo tipo di utenza che abbiamo pensato in misura maggiore, durante questa prova. Hanno senso gomme come queste KR in mano a chi debba togliere magari 10 o 15 secondi prima di girare su tempi buoni? La risposta, tenuta a mente la premessa circa il loro corretto funzionamento, a nostro avviso è sì. E lo è per un semplice motivo: sapere di poter contare su una gomma il cui margine è infinitamente superiore a quello di chi guida, servirà a togliere pensieri e preoccupazioni a chi è impegnato a migliorare. Essere consapevoli di avere in mano una moto e degli penumatici dal potenziale molto più alto permetterà ai neofiti di concentrarsi soltanto su traiettorie e staccate, riponendo una sconfinata fiducia nel proprio materiale.
La sempre maggiore sfruttabilità di questi prodotti va per altro nello stesso verso del percorso evolutivo dei mezzi meccanici: a ogni generazione, le moto che possiamo guidare in pista, diventano non soltanto più prestanti, ma anche più facili da guidare. Un allargamento della forbice di utilizzo che ritroviamo pari pari nello sviluppo di prodotti come questi KR, che nella versione 2023 diventano ancora più facili da portare in temepratura e da utilizzare per chi sia neofita, ma allo stesso tempo in grado di spostare sempre più in alto l'asticella delle prestazioni, per consentire anche a chi è pilota per davvero di migliorare ancora.