E-bike: verso l'assicurazione obbligatoria?

E-bike: verso l'assicurazione obbligatoria?
Per le bici a pedalata assistita potrebbe essere all’orizzonte una vera rivoluzione: una proposta della Comunità Europea prevede l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria
31 maggio 2018

Molti dei nostri lettori alternano l’uso della moto con quello della bici: sempre di due ruote si tratta, con la seconda meno vincolata ad obblighi e prescrizioni di legge. Un veicolo davvero “libero“, che negli ultimi anni, grazie all’avvento dei modelli con ausilio elettrico alla pedalata, è letteralmente esploso.

Ma per i fruitori della bici all’orizzonte si profilano nubi di tempesta: sta per essere discussa, in sede europea, la proposta di rivedere la Direttiva sulle Assicurazioni dei Veicoli a Motore. E nell’elenco stilato dalla Commissione Europea compaiono anche i “pedelec“, ossia le bici con assistenza alla pedalata entro i 25 km/h come previsto dalla normativa europea stessa.

Le e-bike “legali” sono quelle che si avvalgono di un supporto elettrico alla pedalata solo in presenza della stessa e non quindi quelle che si muovono da sole alla stregua di un ciclomotore: se è innegabile che il motore ci sia, è anche vero che si tratta dell’anello di congiunzione tra il motorino e la bicicletta tradizionale. Con la velocità massima limitata a 25 km/h per legge comunitaria, finora la bicicletta a pedalata assistita è stata equiparata a quelle tradizionali: per usarla in massima libertà, senza casco obbligatorio, o assicurazione e la prescrizione di essere patentati.

La Direttiva proposta dalla Commissione Europea includerebbe invece la categoria delle “light power assisted bicycles”, i pedelec, tra i veicoli a motore, soggetti dunque all’obbligatorietà di avere un’assicurazione. E questo a prescindere dal luogo d’utilizzo, su strade pubbliche, sterrate o private, e senza considerarne le caratteristiche tecniche: ciò che conta è che siano “mezzi di trasporto” a motore. Alla base della proposta c’è senz’altro la considerazione che l’aumento dell’utenza che impiega questi veicoli determina fatalmente un aumento potenziale degli incidenti: anche se a soli 25 km/h, lo scontro con un veicolo simile o l’investimento di un pedone possono avere conseguenze non banali. Se in linea teorica non appare tanto bizzarro determinare una differenza tra “bici classica” e “bici a pedalata assistita”, senz’altro appare eccessivo l’accomunarla come figura giuridica addirittura ad uno scooter.

In attesa della decisione europea, sottolineiamo un altro aspetto, non propriamente marginale: se davvero si arrivasse all’obbligo di assicurazione per le bici a pedalata assistita, tale decisione avrebbe certo pesanti ripercussioni sull’economia reale, oltre a costituire un ostacolo imprevisto per le politiche di “mobilità pulita“ perseguite da diverse amministrazioni locali in tutta Europa.

 

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