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Lo avevamo visto apparire al Salone di Milano del 1977 con il suo primo stand e una Guzzi settemmezzo vestita da lui; le parti in vetroresina erano così belle che andarono a ruba: nell’anno successivo ne venne realizzato qualche centinaio. Fin da allora Ivo aveva anche iniziato a collaborare con molti team nella velocità, era un vulcano e si faceva amare anche dai dipendenti: basti dire che quando dalle porte di Milano la sua azienda si trasferì nella vecchia sede di Termignoni a Predosa, tra Alessandria e Ovada, quasi tutti i suoi collaboratori lo avevano seguito senza esitazione.
Era stato nei primi anni Settanta che Ivo, con un gruppo di amici, aveva rilevato la Savemo Plastic (fondata da diversi soci, tra i quali anche Angelo Menani). Poi nell’81 si inventò per la sua attività il marchio attuale, più racing e centrato. Ivo e Maurizio: il suo socio, fino a una decina di anni fa, che seguiva la parte più tecnica del lavoro mentre Ivo spaziava dappertutto.
Oggi Plastic Bike fornisce tanti settori, dalle moto all’arredamento fino alle attrezzature mediche. Ma la moto è sempre rimasta al centro dell’attività e l’azienda piemontese serve team ufficiali e team satelliti della MotoGP, di Moto3 e Moto2, della SBK e degli altri campionati su pista. Dalla vetroresina si è passati da tempo anche alla fibra di carbonio, sempre con altissimo livello qualitativo. Ivo era generoso, vivace, intelligente. Era una presenza fissa sui circuiti mondiali, e molto spesso arrivava in sella alla sua moto. Anche l’anno scorso aveva programmato la trasferta a Jerez sulle due ruote, poi l’insorgere della malattia lo aveva fermato. Lascia due figli, Riccardo e Massimiliano che lavorano in azienda, e la moglie Liliana. A tutti loro, e ai numerosi amici di Ivo Odasso, arrivi il nostro abbraccio più affettuoso.