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Una brutta notizia per tutti gli appassionati di moto: il fotografo milanese Oscar Bergamaschi, per tanti anni presenza fissa del mondiale velocità, è scomparso il 28 marzo. Si era ammalato nell’agosto dell’anno scorso, conosceva bene la gravità della sua situazione, però non aveva voluto che si sapesse: ha preferito vivere la difficoltà in famiglia.
Oscar era così, generoso e pieno di dignità. Una bella persona, e un grande amico per tanti di noi. Lo conobbi alla fine degli anni Ottanta, un amico comune mi parlò della sua grande passione per la fotografia sportiva, lo introdussi a Motociclismo. Oscar iniziò così, come fornitore unico delle immagini del motomondiale per Edisport; in seguito avrebbe allargato il suo giro perché era molto bravo, le sue foto sempre ineccepibili e originali, insieme realizzammo due bei libri sulle stagioni ’91 e ‘92. Girava l’Europa con il suo camper, si trascinava dietro i suoi borsoni pieni di obiettivi, aveva un sorriso per tutti perché era molto affettivo.
Oscar Bergamaschi ci ha lasciato troppo presto, aveva solo 58 anni. Ci mancherà molto. Tutti ci stringiamo in un abbraccio con la sua famiglia, la moglie Adriana e i due figli Arianna e Claudio, cercando di far loro coraggio. I funerali si terranno sabato 30 marzo alle 14.45 nella chiesa parrocchiale di via Monte Paralba 15 a Rogoredo, il quartiere nativo e molto amato, alle porte di Milano.
Nico Cereghini
Oscar, eri uno di noi. Ti ho conosciuto con la tua Canon a tracolla e l’immancabile sigaretta tra le dita. Stavamo bene assieme anche se tu ed il tuo carattere eravate cose diverse per me. Eri come dicevamo il “figlio dei fiori” del nostro gruppo. Eri un solitario e non ti piaceva troppo il rapporto con gli altri colleghi. Avevi visto lontano in tante cose e cercare sempre la foto diversa era la tua missione quotidiana in un ambiente che già sembrava annoiarsi e trascinarsi sul piano dell’immagine. I tuoi libri e le tue ricerche fotografiche erano stati cosa nuova in quel periodo. Ci hai lasciato all’alba di un nuovo sistema di lavoro. L’avvento dell’epoca digitale nel campo fotografico non l’avevi digerita troppo e lavorare con quei nuovi sistemi e tempi non ti stava più bene. Eri fatto così. Avevi voglia del tuo tempo e dei tuoi ritmi di lavoro e nessuno doveva modificarli.
Il tuo hotel era il camper e guai parlare di stanze d’albergo! Di voli aerei? Poca roba. Il tuo timbro di voce e la tua “R” strana…. Eh eh….. Ci ha lasciato un uomo: specchio di un motociclismo che non esiste più.
Gigi Soldano