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Nata pochi anni fa, la sezione di EICMA dedicata ai preparatori e agli specialisti del custom ha preso piede in misura sempre maggiore: l’attenzione del pubblico verso le special e le custom “non istituzionali” è cresciuta con forte progressione negli ultimi anni, complice anche una crisi economica che ha rallentato la cadenza delle nuove proposte da parte delle case.
Vi proponiamo una rapida carrellata sulle proposte più interessanti presenti al padiglione 2 oppure “infiltrate” nelle zone vicine, per farvi un’idea di cosa vada nel panorama delle elaborazioni.
Molto interessanti le muscolosissime streetfighter (150 cavalli e 168Nm) del microcostruttore francese, realizzate su ordinazione con propulsore S&S raffreddato ad aria e olio.
Gli evidenti richiami alle muscle-car statunitensi arrivano all’apice con la presa d’aria ricavata dal pieno montata sul serbatoio, palesemente ispirate alle hot-rod americane.
La componentistica è di alto livello, con particolare riferimento al mastodontico impianto frenante Beringer, a disco singolo o doppio secondo le preferenze del cliente.
Vintage con qualche tocco di rat per la lavoratissima springer H-D di Abnormal Crew. Notevoli le teste cesellate e la strumentazione incastonata fra sella e serbatoio, ma è l’equilibrio generale delle proporzioni a renderla un ottimo esemplare della categoria.
Molto interessante anche la Bastard, su base Moto Guzzi V7 stone, che affianca al serbatoio di serie – elemento stilistico troppo distintivo per poterlo sacrificare – codone e semimanubri da pura café racer.
Ospitata dallo stand di Officina Moto Italia la ormai celebre Duu, qui in una versione che integra il look ipertecnologico post-moderno della bicilindrica milanese con una colorazione tutta giocata sulle anodizzazioni. I dettagli vengono valorizzati moltissimo, anche se qualcuno potrebbe trovarla un po’ troppo sgargiante. D’altra parte non si gira su una Duu per passare inosservati.
Nello stesso stand è presente anche la Paton S1, spettacolare replica stradale omologata delle Gran Premio dell’epoca dell’indimenticato Peppino Pattoni. Elegantissima nella sua essenzialità e pulizia, ancora oggi attuale. Menzione d’onore anche per Zaeta: la tracker italiana unisce l’esercizio di stile alla funzionalità, a riprova del fatto che raramente se la forma segue la funzione il risultato sia scadente.
La più italiana – e allo stesso tempo per certi versi più californiana – delle Case specializzate nel custom presenta qui la sua gamma completa. Affascinanti ed equilibrate nei canoni del settore, le Headbanger brillano come sempre per coerenza filologica e fascino delle finiture: le colorazioni esposte sono particolarmente riuscite e azzeccate nell'abbinamento a ciascun modello.
Spicca la sella springer che, invece di risultare fuori luogo, aumenta la personalità del modello.
La base tecnica della Suzuki GSX-R 1100 raffreddata a liquido è diffusissima fra i preparatori teutonici, un po’ meno qui da noi dove la si vede declinata quasi esclusivamente in versione streetfighter.
Molto bella invece questa Racer che unisce elementi da Tracker con tocchi prettamente custom (guardate il finale degli scarichi) e una livrea che più classica non si può. Tocco di classe il fanale anteriore prelevato pari pari da una MV Agusta 600 anni 60.
Poche, mirate modifiche trasformano la Triumph Bonneville moderna in una special d’epoca o in una Streetfighter di fascino ed eleganza, con il fondamentale contributo (per la seconda) di South Garage che mette a disposizione il gruppo serbatoio/codone.
Le foto non rendono giustizia alle due belle special di Toys Garage, che ha trasformato una paciosa Transalp in una cattivissima tracker (non fate caso alla gomma posteriore rain) e una più sfruttata BMW boxer in una scrambler. Il risultato finale è ottimo per entrambe, anche se la BMW, non per colpa di Toys Garage, ha un che di inflazionato.
Ci sentiremmo quasi di eleggerla la “nostra” regina del salone: la Triumph Street Triple di Mr. Martini declinata in versione racing vintage fa innamorare al primo sguardo. La componentistica di dettaglio è da lasciarci gli occhi, la muscolosità delle masse concentrate in zona motore e cariche sull’avantreno sono controbilanciate dal codino che più minimalista non si può con un risultato estetico di grande equilibrio ed appeal.
Sospensioni Ohlins, impianto frenante Brembo con pinze monoblocco, scarico Zard: siamo sicuri che anche dinamicamente questa Street sia impeccabile. Se uno dei protagonisti di Joe Bar cavalcasse una special non potrebbe essere che questa.
Il preparatore romano espone due esemplari che più diversi non potrebbero essere, a dimostrazione della propria versatilità, ma a modo loro unite da un comune filo conduttore.
Tanto la hardtail su base H-D che la café racer Guzzi sanno sintetizzare sovrastrutture tipiche delle custom più estreme con una componente tecnica interessante nella sua finta trascuratezza delle finiture; interessantissimo per entrambe l’uso dei semimanubri (montati convenzionalmente sulla H-D, rovesciati sulla Guzzi) a dimostrazione che pezzi di recupero possono sortire effetti sorprendenti. Dettagli come la piastra di sterzo sulla Guzzi o lo stesso telaio della H-D sono riuscitissimi omaggi – consci o meno – al genio di Shinya Kimura.