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Emanuele Pirro: romano, classe 1962, ha corso tre stagioni in F1 tra l’89 e il ‘91 con Benetton e Scuderia Italia, poi il Turismo e soprattutto le corse di durata come la 24 Ore di Le Mans, che ha vinto cinque volte con l’Audi V8 e V12 Turbo. Ma ha vinto anche due campionati American Le Mans Series, due volte la 12 Ore di Sebring, tre la Petit Le Mans, una 24 Ore del Nurburgring... Nonché la Macao Guia Race (Turismo) e il Goodwood Historic TT Trophy, due volte ciascuno.
Ha disputato almeno 500 gare con le quattro ruote, Emanuele Pirro. E adesso anche una gara con la moto. E’ questa la notizia: lo scorso fine settimana Pirro ha disputato con una Yamaha 250 il Goodwood Motor Circuit. Che passione! L’ho conosciuto anni fa, lo chiamo subito per saperne di più. L’accoglienza è calorosa.
“Di moto sono un grande appassionato - esordisce - e ho avuto la mia prima moto a sei anni, quando ero in campagna; fino ai 23 anni moto stradali, ultima la Katana 1100. Ora le stradali vanno troppo forte, sono passato al fuoristrada, ma la voglia di pista l’ho sempre avuta: la prima volta con la Panigale al WDW, Dario Marchetti coach, e mi sono trovato così bene che ho iniziato a considerare la cosa con maggiore serietà”.
E veniamo a Goodwood.
La gara è principalmente gara di auto, con diversi raggruppamenti, ma ce n’è sempre una di moto: moto d’epoca, entro una finestra temporale.
Devi sapere che la mia ammirazione per i piloti di moto è sempre stata alta, soprattutto per i road racer: ho corso nove volte a Macao con l’auto, e loro lì fanno impressione: venivano con le due tempi 500, un pilota forte e di richiamo c’era sempre: Kevin Schwantz, Ron Haslam… Ebbene, a Goodwood hanno sempre corso anche i road racer, magari non più in attività: John Mc Guinness, Michael Rutter, Carl Fogarty, e sono diventato amico di alcuni di loro. Rutter ha procurato questa moto: il motore Yamaha TZ 250 e il telaio della Exact Weld, un’azienda specializzata nelle saldature di acciaio di alta tecnologia; la moto ha vinto l’europeo 250 del 1984, telaio monoscocca anticonvezionale, una piccola opera d’arte.
Comè andata la gara, che è intitolata a Mike Hailwood?
Tutto molto stretto: 15 minuti di qualifica e due gare, sabato e domenica. Riservata alle moto precedenti al 1984: quattro tempi fino a 750, due tempi fino a 350, la mia era l’unica 250. In realtà dovevo farla già l’anno scorso ma mi era capitato un guaio, liquido di raffreddamento perduto e un grippaggio sul dritto. Ci tenevo, ero rimasto malissimo, abbiamo rimandato tutto al 2024 e questa volta ho potuto fare una giornata di prove a Donington, che mi ha aiutato. Il mio compagno di team era Michael Rutter, che correva con la 750 e mi ha detto: questa 250 è la moto più difficile che poteva capitarti…”.
Un motore appuntito di erogazione…
“Sotto gli 8.000 giri non esiste, la carburazione è delicatissima, però una volta che è in tiro puoi parzializzare senza problemi, anche in piega non ti tradisce. Come è andata? Sono rimasto in piedi e non era scontato, normalmente non cade nessuno e invece questa volta… bandiera rossa nei quindici minuti di prove, high side e un pilota col bacino rotto…
Poi la prima gara con bandiera rossa e ambulanza, la seconda gara uguale. Non avevo nessuna aspettativa, solo di guidare al meglio, ma alla fine sono arrivato 16° su 34. Partenza a motore acceso, ma la prima è lunga un chilometro e il padrone della moto mi ha detto: strapazza la frizione, è fatta apposta. Devi sfrizionare un sacco: la prima partenza mi è venuta bene, la seconda meno, ho perso giri e posizioni, ma poi ho fatto tanti sorpassi, bella soddisfazione. Anche nella seconda gara ho perso posizioni all’inizio e le ho riprese dopo. Bello!”.
Insomma una passione grande e autentica, quella di Emanuele Pirro per la moto: mettersi in sella a una GP a sessant’anni non è una impresa da poco. Ma questa passione per il Motosport è di tutta la famiglia: Emanuele ha due figli maschi, entrambi ingegneri. Il primo ha 31 anni ed è in F1 con la Sauber, il secondo di 28 in F4 con Prema...
Ultima questione: Pirro naturalmente segue la MotoGP. Chi è il suo pilota preferito?
Jack Miller. E quando Jack appenderà il casco al chiodo, allora Pecco Bagnaia.