Enduro stradali. Tornano i mitici anni 80

In un mercato sempre più specializzato le Enduro stradali avevano perduto l’attitudine al fuoristrada leggero. Tenere 660 segna una svolta, un ritorno alle origini. Altre potrebbero seguirla, i segnali ci sono tutti.
14 settembre 2007
Il cambiamento era nell’aria, da più parti gli appassionati di queste moto avevano levato il loro grido di dolore. Non che le Enduro così dette stradali, quelle nate per offrire un utilizzo il più possibile a 360°, fossero scomparse. Anzi, la categoria gode di buona salute grazie a veri best seller come Bmw R 1200 GS e Honda Transalp. La bavarese però non ha un prezzo propriamente popolare, mentre la seconda soffre di un progetto giunto al capolinea. Le principali concorrenti hanno in parte smarrito l’ampio spettro d’uso che le rendeva buone per tutte le occasioni. Per fare – o sognare semplicemente – il viaggio avventuroso con fidanzata, tenda e bagagli. Le soluzioni tecniche adottate nel passato più recente rendono di per sé difficile classificare come Enduro molti modelli. Collettori che corrono bassi (quindi esposti agli urti contro le pietre, o un semplice marciapiede), sospensioni rigide come assi da stiro, cerchi anteriori da 17, freni da superbike (a quando le pinze radiali su di una “Enduro”?) ne fanno delle stradali a tutti gli effetti. Delle ottime stradali. Le semplici e robuste monocilindriche raffreddate ad aria hanno subito la concorrenza delle Supermotard, moto aggressive, leggere, amate dai giovani urban riders. Le eredi delle grandi bicilindriche, che avevano scritto pagine epiche della Dakar, sono cadute in oblio. Sparite le navi da deserto Cagiva Elefant, Honda Africa Twin e Yamaha Super Tenere; al loro posto le varie Navigator, Varadero e Tdm. Tutta un’altra storia. Tenere 660 non è una delle tante novità che si perdono nei listini del nuovo. Indica un’inversione di tendenza radicale. Gli anni ’80 sono tornati di moda, è vero. Ma più che i Righeira, aspettavamo l’evoluzione delle agili Enduro di allora. Chi oggi ha superato i 40 anni ricorderà le imprese dei vari Olivier, Vimond, Peterhansel, Magnaldi, per arrivare ai nostri Picco e De Petri. Ancora meglio ricorderà l’incredibile polivalenza dei Tenere di quegli anni. Perfetti per la scampagnata, come per il raid estivo. Ma chi rivuole queste moto? La risposta viene dai motociclisti, dai tanti forum nati in rete attorno alla passione per questi modelli, alcuni – come quello dedicato ad Africa Twin - riconosciuti dalle stesse case madri. Non si tratta di community di nostalgici, ma di persone che trovano in queste moto datate mezzi adatti ad affrontare viaggi verso mete lontane, con tratti fuoristrada spesso impegnativi. Non un semplice amarcord, ma nuovi modelli in grado di soddisfare queste esigenze. Ecco cosa chiedevano gli appassionati. La strada imboccata da Yamaha pare destinata a fare proseliti. Certo Tenere 660, coi suoi 183 chili a secco, appare ingrassata rispetto alla prima XT. Ma deve fare i conti con nuovi vincoli (la normativa Euro 3 impone catalizzatore e iniezione, che pesano) e con ciclistiche idonee a sopportare prestazioni superiori. La concorrenza non starà con le mani in mano. Anche il colosso Honda si è svegliato e voci di corridoio dicono che la dinastia Africa Twin potrebbe - è d'obbligo il condizionale - avere un seguito. Non è mistero che la casa giapponese abbia sondato i mercati nazionali per capire quanto questo modello sia richiesto dai motociclisti europei. In tempi più brevi, forse all’EICMA di Milano, debutterà il nuovo Transalp con cilindrata portata a 750 cc (e motore derivato dal 690 a iniezione della Deauville). Le parole di Vito Cicchetti, direttore generale vendite di Honda in Italia, fanno ben sperare: ruote a raggi e design aggressivo. Coincidenze? Diremmo proprio di no se anche Bmw rispolvera la cilindrata che ha creato l’epopea GS. Sì, proprio 800 centimetri cubici, come la storica R 80 G/S. Il nuovo “baby” GS, dotato del bicilindrico parallelo fronte marcia della F stradale, non avrà un’impostazione tanto basica, sono cambiati i tempi e i gusti. Ma sognare non costa niente. E scommettiamo che tanti lo vorrebbero più agile e adatto al fuoristrada leggero. Con una solida ruota da 21 pollici all’avantreno e la cara vecchia catena per la trasmissione finale (cinghia e cardano vanno bene su asfalto). Bmw intanto ha creato corsi specifici per portare off road le proprie moto. Il responsabile è un certo Beppe Gualini. Un'altra coincidenza? No, il mal d’Africa è tornato a colpire. Ben tornate Dual Sport. Oggi va di moda chiamarvi così. Andrea Perfetti
Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Argomenti