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Questo Valentino Rossi che scende dalla M1 e monta sulla moto da cross, poi si mette al volante di un Ferrari GT3 pronto a passare alla macchina da Rally, a qualcuno potrebbe sembrare ossessionato dai motori. I rompicoglioni professionisti non mancano, e questa passione così forte per loro già sconfina nella mania.
Però prima di tutto quello che fa sono cavoli suoi, e cavoli che non fanno danni. E poi a me piace, questo suo amore infinito per tutto quello che si muove a motore.
Sapete cosa vi dico? L’entusiasmo di Valentino mi appartiene. E non tanto per quello che vivo oggi -perché adesso vado molto in moto, qualche volta anche forte, però guido poco l’auto e niente di più. Ma il suo entusiasmo per i motori è quasi mio perché nella mia storia ha contato tantissimo, direi che è stato il sentimento più forte e costante della mia vita. E scommetto che molti di voi mi capiscono benissimo, anche per loro è stata la stessa cosa.
La cartolina fissata con la molletta da bucato alla forcella della bici per fare tac-tac-tac sui raggi e trasformarla in una moto, il bisogno divorante del motorino quando ancora mancavano anni all’età per guidarlo e le discussioni infinite con due genitori incapaci di capire; e poi le notti a leggere le riviste di moto, e la prima moto che ti ricordi ancora l’odore, i primi giri in pista (con una enduro! andava bene anche quella…), il gusto di una curva fatta veramente bene, della prima toccata col ginocchio sull’asfalto, delle acrobazie che qualche volta si fanno anche se è folle e se ti beccano sei rovinato.
Certo, le ragazze venivano prima: ma neanche sempre, a dire la verità. Amore per la moto con la A maiuscola.
Queste che mi vengono in mente sono le parole, e Valentino - sulla moto, sull’altra moto, sulla macchina - fa le figure. Chi ha questa passione non può che amarlo e un po’ pure invidiarlo: lui è come Peter Pan che resta sempre il bambino felice con la cartolina che fa tac-tac sulla forcella della bici.
Ascolta l'audio di Nico Cereghini
Nico Cereghini