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Col mio lavoro si viaggia tanto, tantissimo. Il più delle volte sono trasferte mordi e fuggi di due, massimo tre giorni. Il tempo necessario a conoscere una moto, intervistare un pilota, seguire un evento organizzato. Raramente capita l'occasione - e la fortuna - di immergersi davvero nella vita di un Paese lontano, di conoscere la sua terra e la sua gente da vicino.
Questa breve premessa spiega perché ho risposto con entusiasmo e totale adesione alla chiamata di Lorenzo Napodano (Enduro Republic): "Andiamo in Etiopia in moto. Stiamo via 10 giorni e dormiamo dove capita, anche a 3.000 metri. Vieni?".
Risposta: "Sì, anche in sella a un mulo o dentro un calesse!".
L'Etiopia, vastissimo Paese del Corno d'Africa così lontano dalle mete turistiche, ma così ricco di storia. Sgombriamo subito il campo dagli equivoci e dai richiami nostalgici del tutto fuori luogo: con storia non mi riferisco al periodo colonialista italiano di fine 800 o degli anni 30 del secolo scorso. Penso alle suggestive chiese cristiano ortodosse di Lalibela, scavate nella roccia nei primi secoli di evangelizzazione. L'Etiopia adottò infatti il cristianesimo nella prima metà del IV secolo, e le sue radici storiche risalgono al tempo degli Apostoli. Nel nord dell'Etiopia sorge anche Axum, che ospita le celebri steli e la cui fondazione risale agli anni di Cristo. Penso alla natura maestosa degli altipiani e ai corsi d'acqua che scavano da milioni di anni canyon lunghi centinaia di chilometri.
La storia di queste terre si perde nella notte dei tempi: da qui ci giungono anche le importanti conferme alla teoria dell'evoluzione umana, perché l'ominide Lucy (risalente a 3 milioni e passa di anni fa) fu trovato proprio in Etiopia, nella depressione di Afar. E' vero e innegabile - è storia - che gli italiani lasciarono una traccia profonda. Basti pensare alla disfatta di Adua del 1896, che costò al nostro Paese oltre 7.000 morti. O alla Guerra d'Etiopia del 1935/1936, la più grande guerra coloniale della storia (gli italiani schierarono in Africa quasi 500.000 uomini), che costò quasi 70.000 perdite umane al Regno d'Etiopia e circa 4.000 al Regno d'Italia.
Però ora è tempo di lasciare alle spalle queste pagine tragiche e guardare ai nostri tempi. E' passato quasi un secolo e il legame tra i due popoli si è fatto stretto, forte. Grazie all'umanità e alle iniziative di tanti connazionali che si danno da fare per la gente d'Etiopia. Nel secondo video che pubblicheremo conoscerete la Missione di Suor Laura, che da 20 anni aiuta la popolazione africana di Adua grazie all’amore e alla generosità dei Salesiani e di tanti volontari. E ricorda ogni giorno agli etiopi che siamo "brava gente".
Mettiamo da parte i cenni storici e passiamo all’avventura, in moto ovviamente. Sì, perché questo non è un semplice viaggio. È un’esperienza di vita. Una spedizione pioneristica alla scoperta del nord d’Etiopia, su strade che forse non sono mai state battute da un gruppo di moto occidentali. Certo, qualche motociclista - magari in solitaria - è già passato di qui. Ma si tratta ancora di presenze sporadiche. Rarissime, visto che il turismo è solo agli inizi. E le potenzialità sono davvero incredbili. La moto è il mezzo ideale: abbatte le barriere, crea un contatto immediato con la popolazione. I bambini amano le moto, in ogni angolo del mondo. D’altra parte le due ruote sono o non sono un gioco che ci tiene tutti giovani?
I giorni prima della partenza passano rapidi tra mille incombenze burocratiche. Visto: fatto. Vaccini: fatti (quante siringate, non me lo aspettavo!). Voli: presi (l’Etiopia è collegata benissimo con l’Italia, d’altra parte la comunità etiope in Italia è molto forte). Non ci resta che preparare l’abbigliamento (con tutte, ma proprio tutte le protezioni e ventilato, là farà caldo), i medicinali di prima emergenza, l’attrezzatura da bivacco (torce, salviette, disinfettanti, tenda ecc). Chiuse le borse, per un totale di 30 kg da caricare sulla moto, si decolla da Malpensa. Ad Addis Abeba ci stanno già aspettando le BMW R 1250 GS HP di Enduro Republic, dotate di gomme Metzeler Karoo 3.
Una metropoli africana con otto milioni di abitanti, un’espansione che pare infinita e contrasti fortissimi tra l’estrema povertà del mercato all’aperto (il più grande del continente e molto pericoloso per i farengi, gli stranieri) e lo sviluppo urbanistico a cui gli investimenti cinesi hanno messo il turbo negli ultimi 10 anni. Questa è Addis Abeba, la nostra base di partenza. Ed è qui, nel compound blindatissimo dell’Hilton, che carichiamo le nostre GS di quanto ci serve: borsone Mosko da 60 litri (comodo e robustissimo, come scopriremo presto), materasso, tenda, acqua in abbondanza e si parte. E nessuna improvvisazione. La sera prima della partenza incontriamo l’ambasciatore italiano in Etiopia col suo staff e spieghiamo bene quali saranno le nostre tappe. Il Paese è in pace, la gente è molto pacifica, ma le elezioni politiche sono vicine e questa scadenza ha riacceso la tensione tra le diverse tribù del nord. In passato ci sono stati anche scontri armati, quindi è bene procedere con prudenza e verificare sempre con le autorità le nostre mete.
Enduro Republic non ha lasciato nulla al caso. Avremo con noi Abi e Tabor, alla guida di una vecchia Land Cruiser, e Mulu e Mascherina, col loro camion dotato di tutti i ricambi. Faremo strade spesso diverse e ci troveremo alla sera durante i bivacchi. Ma saperli con noi è una garanzia. Qui ci vuole spirito di adattamemto, non improvvisazione.
Di seguito trovate le pillole dei primi tre giorni di viaggio, a cui si riferisce il video sopra. Seguirà il secondo video dedicato al viaggio in Etiopia con Enduro Republic nei prossimi giorni. Si parte, venite con noi!
Primo giorno in Addis Abeba, senza moto ( tanto nel traffico sarebbe veramente pericoloso guidarla). Vi mostro le foto del mercato più grande dell'Africa: sterminate vie attraversate di corsa da una umanità che recupera e vende qualsiasi cosa. Un contrasto forte, duro con la nostra quotidianità, che fa riflettere.
Moto scaricate dal container giunto da Gibuti dopo un lunghissimo viaggio in nave. Abbigliamento pronto (con tutte le protezioni e casco rigorosamente integrale). E poi c'è la borsa immensa della Mosko che va sulla sella con: tenda, materassino, gavetta, medicinali, piumino, abbigliamento, gopro, cibo e acqua. Dopo il saluto dell'ambasciatore italiano, siamo pronti per l'avventura.
Moto accesa e via: 160 km fatti. La circolazione stradale richiede occhi aperti, bassa velocità e prudenza sempre. Gli scenari iniziano a essere spettacolari. Pausa pranzo in un villaggio sperduto e poi via verso Dejen.
Prima giornata finita. Da Addis Abeba a Dejen passando sul Nilo Azzurro. Lascio parlare le foto. L'Etiopia si è svelata: un Paese stupendo! Ora notte in tenda a quasi 3000 metri.
Stanco ma felice. Nelle tende con gli amici di questa avventura: buonanotte Italia.
Oggi 453 km da Dejen a Gondar. Quasi una tappa marathon in fuoristrada, con una caduta e una foratura (nel gruppo), risolte. Partiti alle 7, siamo arrivati col buio alle 21. È stata dura, ma gli altipiani a 3.000 metri ci hanno aperto scenari stupefacenti. E poi i bambini etiopi ti regalano sorrisi e gioia, persino cibo. Loro, che non hanno nulla. Questa è una lezione di vita che dovremmo toccare tutti almeno una volta. Domani portiamo le moto ai 4.200 metri di Ras Buahit, ovviamente in fuoristrada, che qui di asfalto ce n'è poco.
Abbiamo percorso solo 180 km, a tratti molto impegnativi. Ma ne valeva la pena: siamo arrivati a quasi 4.000 metri e ora ci accampiamo a quota 3.000. Siamo nel Simien Mountains Park, che ci lascia sgomenti davanti agli strapiombi più maestosi che abbia mai visto. Abbiamo anche la fortuna di incrociare centinaia di Gelada Baboons (i babbuini che abitano questi monti), che ci attraversano per nulla impauriti la strada.
Su queste montagne incontriamo anche gli unici pulman di turisti (per lo più inglesi e nord europei). Salgono lenti le Simien Mountains con mezzi che lasciano nuvole di gas di scarico puzzolente, scattano qualche foto e ripartono. Ci ricorda il turismo mordi e fuggi che opprime Venezia. Stride con i silenzi di questo altopiano.
Finalmente arriva la notte, chiudiamo la tenda e proviamo a prendere sonno. Il respiro è affannoso, non sarà facile addormentarsi a questa quota.
Visto regolare
Passaporto con 6 mesi almeno di validità
Vaccinazioni (sentire il centro vaccini internazionali del proprio comune)
Medicinali e kit di primo soccorso; spray repellenti
Abbigliamento tecnico da moto completo di protezioni; casco integrale
Tenda, sacco a pelo, gavetta in metallo
Cellulare di riserva, powerbank
Ma prima di tutto occorrono predisposizione all’avventura e massima capacità di adattamento!
Info di viaggio
Moto: BMW R1250GS HP
Gomme: Metzeler Karoo 3
Consumo medio: 4,3 litri per 100 km (con benzina a basso numero di ottano)
Inconvenienti registrati: nessuno
Lunghezza: circa 2.600 km (40% offroad; livello di difficoltà: medio)
Durata: 12 giorni (come inviati di Moto.it ne faremo solo 7 per motivi di lavoro)
Altitudine media del percorso: 2.500 metri (con punte a 4.200 metri e pernottamento a 3.400)
Partenza da Addis Abeba e rientro su Addis Abeba.
Abbigliamento usato:
Casco AGV AX9
Completo Dainese D-Explorer 2
Stivali e guanti Dainese
Organizzazione a cura di Enduro Republic
Video editing: Fabrizio Partel
Riprese video: A. Perfetti
Foto: Davide Castelli, A. Perfetti