Food delivery, cibo ma non solo: una rivoluzione della mobilità (e delle regole)

Food delivery, cibo ma non solo: una rivoluzione della mobilità (e delle regole)
Dalle parole del General Manager di Deliveroo Italia, Matteo Sarzana, i grandi cambiamenti di un fenomeno sociale che non solo trasforma le abitudini alimentari, ma costringe anche a ripensare regole e normative
27 novembre 2019

Una chiacchierata con Matteo Sarzana, il General Manager di Deliveroo, società leader in uno dei contesti di business che come pochi altri ha plasmato (e continua a plasmare) nuove abitudini e contribuito a disegnare nuovi concetti di mobilità urbana.

Quali sono i vostri punti di forza rispetto ai vostri concorrenti?
Siamo la società leader dell’online food delivery. Nel corso del 2019 il numero delle città italiane in cui il servizio è presente è aumentato in modo esponenziale, così come il numero dei ristoranti che scelgono di collaborare con Deliveroo.

Questo è il segno che il nostro servizio è anzitutto apprezzato dai consumatori, che trovano nella nostra app un’offerta di cibo e cucine estremamente ampia e varia. Ma è anche la dimostrazione che i ristoranti scelgono e apprezzano la collaborazione con Deliveroo perché permette loro di avere accesso a dati e insight con cui analizzare al meglio i trend di mercato, le preferenze dei consumatori e definire offerte e menù personalizzati capaci di aumentare ulteriormente il loro business.

Senza dimenticare i rider. Le nostre rilevazioni periodiche ci dimostrano che oltre il 90% è soddisfatto di collaborare con noi. Sono assicurati per gli infortuni e per i danni contro terzi, ricevono un buon compenso, superiore in media a 10 euro l’ora, e possono gestire la loro attività con il massimo della flessibilità, conciliando dunque l’attività di consegna con altri impegni lavorativi e la vita privata. 

Quanti rider in percentuale si muovono in scooter e quanti in bici o eBike?
I rider hanno la possibilità di scegliere liberamente quale mezzo utilizzare. Sono lavoratori autonomi che scelgono quando, quanto, dove e come lavorare, ma anche con quale mezzo - tra quelli di loro proprietà - effettuare le consegne.

La bicicletta, nel 65% dei casi, è il mezzo più utilizzato, seguito poi dalle moto utilizzate dal 23% dei rider. Senza dimenticare il 22% dei rider che svolge l’attività di consegna in auto, naturalmente dove la percorribilità delle strade lo consente. 

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Matteo Sarzana, General Manager Deliveroo Italy
Matteo Sarzana, General Manager Deliveroo Italy

L'algoritmo che decide le assegnazioni delle consegne tra i tanti parametri premia anche chi è più veloce a consegnare. Non credete che sia una indiretta incitazione a prendere dei rischi alla guida? 
Grazie per questa domanda, che mi consente di fare chiarezza su un punto estremamente importante. L'algoritmo di Deliveroo non premia affatto chi consegna più velocemente, ma mette in contatto ristoranti, rider e consumatori nel modo più efficiente possibile, considerando un insieme di parametri tra i quali la prossimità del rider rispetto al ristorante e al luogo in cui sarà recapitato il cibo.

E’ proprio questo che rende quella di Deliveroo una storia innovativa e di successo. Non invitiamo mai i rider a correre, anzi abbiamo diffuso campagne sulla sicurezza stradale. 

Poiché è possibile tenere traccia di tutti i percorsi in tempo reale con il GPS, avete una politica sanzionatoria per i rider che infrangono il codice della strada?
Innanzitutto è necessario sottolineare che Deliveroo utilizza i servizi di geolocalizzazione esclusivamente per la proposta e la gestione degli ordini, nel pieno rispetto della normativa in materia di protezione dei dati personali. Per quanto riguarda il codice della strada, i rider in quanto lavoratori autonomi si impegnano ad avere una condotta rispettosa del codice. Questo rientra tra le loro responsabilità.
 

Che cosa fornite ai driver in dotazione? Esiste al vostro interno uno standard di equipaggiamento tecnico a cui il rider (e il suo mezzo) deve attenersi in modo da ridurre al minimo le eventuali situazione di pericolo?

Forniamo a ogni nostro rider, gratuitamente, un kit che è così composto: giacca catarifrangente, borsa e zaino termico catarifrangente che permette di separare i cibi caldi da quelli freddi, casco regolabile per chi sceglie di consegnare in bici e supporto per lo smartphone.

Fino a dove arriva la responsabilità dell'azienda e dove quella della politica? Mancano regole a cui attenersi?
Siamo un’azienda e operiamo in un settore che ha portato legalità e trasparenza nella consegna del cibo. La responsabilità delle aziende è rispettare la legge, sempre. Ed è questo quello che fa Deliveroo.

La responsabilità della politica è creare le migliori condizioni per dare la possibilità alle imprese di creare sviluppo e ai lavoratori di trarre soddisfazione dal proprio lavoro e farlo in piena sicurezza. Da parte nostra non mancheranno mai sostegno e collaborazione nei confronti della politica per fare in modo che questo avvenga.

Non credete che oltre, anzi prima, del business la vostra presenza abbia anche una veste "didattica" per ovviare all'analfabetismo istituzionale che ci circonda?
Operiamo in un settore industriale che, fino a qualche anno fa, non esisteva. Abbiamo portato innovazione, che è un’opportunità per tutti. Ma a volte il cambiamento spaventa. E questo, in alcuni casi, si verifica proprio all’interno delle istituzioni, ancorate a modelli di interpretazione della realtà ancorate a logiche del passato. Noi vogliamo essere ambasciatori di quelle idee innovative capaci di generare sviluppo, nuovi posti di lavoro e legalità.

Se aveste la possibilità di fare tre richieste al nuovo governo (che, quantomeno a parole, si dimostra molto sensibile ai concetti della mobilità...) quali sarebbero?
Ne faccio solo una: osservare quello che sta accadendo in Francia, dove recentemente è stata approvata una normativa estremamente avanzata. Una legge che consente di fornire maggiori tutele ai rider senza che questo determini dispute sull’inquadramento lavorativo e senza che questo determini una riduzione di quella flessibilità che sono proprio i rider a chiederci. Il risultato è che tra le imprese si è sviluppata una dinamica di concorrenza “al rialzo”, con l’obiettivo di attrarre i lavoratori in base alle migliori condizioni che ciascuna di esse è capace di offrire. Perchè in Italia non è possibile fare lo stesso?.

Laddove vi sia un'oggettiva difficoltà a creare un dialogo fruttuoso con le istituzioni, può essere utile l'intermediazione dei diversi progetti di ricerca e studio indipendente sul fenomeno. Credete che possa essere utile passare anche da loro? State già lavorando con qualcuno di essi?
Deliveroo è stata tra i principali promotori di AssoDelivery, l’associazione che rappresenta le piattaforme di food delivery in Italia. Questa è un’industria importante e lo sarà sempre di più.

Nel 2019 genererà circa 600 milioni di fatturato aggiuntivo per il settore della ristorazione, contribuendo quindi allo sviluppo dell’indotto e alla creazione di nuovi posti di lavoro. Come AssoDelivery abbiamo lavorato e continueremo a lavorare insieme a terze parti indipendenti e qualificate per continuare a raccontare e spiegare le caratteristiche di questo comparto, la capacità innovativa e le ricadute positive che sta già generando.

Questione caporalato: in che modo state collaborando con le procure di Milano e Roma per evitare che gli assunti cedano zaino e app a irregolari non assunti in cambio di una percentuale?
Il caporalato è un fenomeno di illegalità che intendiamo contrastare in ogni modo e nei confronti del quale adottiamo una politica di tolleranza zero, collaborando sempre con le autorità competenti. Nel caso di evidenze prendiamo tutti i provvedimenti necessari. 

Continuerete a investire soprattutto sul delivery di cibo o nel vostro futuro ci sono anche strategie di diversificazione rispetto alla tipologia di prodotti consegnati?
La nostra missione è diventare la società di riferimento nel settore del cibo. E’ un obiettivo molto ambizioso sul quale stiamo lavorando con successo e sul quale intendiamo continuare a concentrarci.

In quale misura valutate la consapevolezza delle istituzioni rispetto al fatto che le piattaforme di delivery non siano soltanto un fenomeno economico bensì anche culturale che è causa e al contempo effetto di una metamorfosi radicale della mobilità e del contesto cittadino?
L’online food delivery è un importante cambiamento tecnologico e culturale, probabilmente il più importante degli ultimi anni. La tecnologia è un driver trainante di questo sviluppo. Ma se il food delivery continua a crescere, lo fa anzitutto per un cambiamento culturale che sta avvenendo anche nel nostro Paese.

Fino a pochi anni fa non esisteva la possibilità di ordinare a casa del buon cibo pronto perché mancava la tecnologia e, soprattutto, mancavano società come Deliveroo in grado di rispondere a questa domanda.

Oggi siamo presenti in 139 città italiane e osserviamo come le abitudini dei consumatori si stanno evolvendo. Si utilizzano sempre di più strumenti come Deliveroo per mangiare bene, insieme alle persone alle quali teniamo, magari davanti ad una partita di calcio, ad un buon film o in alcune occasioni speciali.

Abbiamo sempre meno tempo a disposizione e il tempo che trascorriamo con i nostri cari ha sempre maggiore importanza. Noi permettiamo di riempire quei momenti speciali con qualcosa di buono.

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