Germain Kalubenge: il motociclista eroe che salva dall'Ebola

Germain Kalubenge: il motociclista eroe che salva dall'Ebola
Trasporta in ospedale chi sospetta di aver contratto la malattia. Lui che l'ha sconfitta e ora è immune, si è messo al servizio dei concittadini del Congo
22 ottobre 2019

Siamo circondati da notizie negative ma, ogni tanto, fa piacere leggere di storie che hanno dell’incredibile, soprattutto se il protagonista è un motociclista.

In Congo ì, nonostante una diminuzione dei casi negli ultimi mesi, l’Ebola è un problema ancora molto attuale, tanto che, in poco meno di due anni, le sue vittime sono state circa 2.000 e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha voluto che l’allerta rimanesse ai livelli più alti, classificandola ancora come emergenza globale.

La scaramanzia e la sfiducia di molti abitanti delle zone colpite da Ebola porta le persone che sospettano di essere state contagiate a non prendere l’ambulanza, rimanendo così in casa.

Il sopravvissuto al servizio della collettività

Germain Kalubenge, giovane motociclista congolese di ventitré anni e sopravvissuto alla malattia, racconta così la situazione a un reporter di Associated Press, "nella comunità hanno paura delle ambulanze. Credono che in ambulanza i medici faranno loro delle iniezioni tossiche, e che moriranno prima di arrivare in ospedale".

Essendo guarito, ora Germain è immune alla terribile malattia e ha così deciso di offrire il proprio tempo ad aiutare i propri conterranei, arrivando a portare in ospedale anche dieci pazienti al giorno, svegliandosi ogni giorno alle cinque della mattina.

Ogni volta che porta una persona in ospedale, Germain viene disinfettato con del cloro insieme alla propria moto, anche perché alcuni pazienti stanno male durante il trasporto. La prima persona che ha portato, ad agosto, era un bambino di cinque anni che, fortunatamente - si è scoperto in seguito - aveva contratto la malaria e non l’Ebola.

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Un servizio ormai irrinunciabile

La popolazione si fida di Kalubenge, che racconta alla gente la propria storia, convincendoli a farsi portare in ospedale e a farsi curare. Il suo servizio è particolarmente apprezzato dato che lui e la sua moto, come affermano alcune persone intervistate, danno meno nell’occhio rispetto ad una tradizionale ambulanza, attirando così meno l’attenzione e la curiosità dei vicini.

"Le persone hanno bisogno di sapere che i medici curano bene, come hanno fatto con me. Ebola non è la fine della vita.", così dice Kalubenge.

Questa è la prima volta che la malattia è arrivata in questa zona del Congo, e a Ben, città in cui opera il ragazzo, appena il virus si è diffuso, si è sparsa la voce secondo la quale sarebbe stato importato per uccidere la popolazione. Questo livello di sfiducia nei confronti delle autorità arriva dopo anni di uccisioni a seguito di attacchi da parte dei ribelli.

Purtroppo quest’anno il Congo non è solo flagellato dall'Ebola, ma anche dal morbillo, che da gennaio ha mietuto più di 4.000 vittime, la maggior parte delle quali di età inferiore ai cinque anni, causando ciò che è stata definita dall’OMS come la più grande epidemia di morbillo del mondo.

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