Gianni Perini è un nome che chiunque si sia interessato di fuoristrada negli anni 80 conosce molto bene. Nato agonisticamente nella regolarità, come commissario tecnico della Nazionale, è stato artefice della grande vittoria nella Sei Giorni a squadre nel 1979 in Germania. L'Italia non vinceva da 38 anni, ma con Gianni si tornò a vincere nel 1980 e poi nell'81.
Poi Perini lasciò, seguendo il richiamo dei rally africani: sua la guida del Team Gilera con le RC monocilindriche a quattro tempi che non trionfarono mai alla Dakar ma fecero vincere al marchio di Arcore un Rally di Tunisia, con Medardo, e un Faraoni, con Picco. Gilera però lasciò i rally, schiacciata da difficoltà economiche, e Perini intraprese la carriera di PR.
Gianni Perini era nato a Bergamo il 22 febbraio 1934; i funerali si svolgeranno martedì 17 nella città natale. Alla famiglia vanno le condoglianze della redazione di Moto.it
Il ricordo di Nico Cereghini
L’ho conosciuto in Africa per la Dakar, un ricordo piacevolissimo, un persona simpatica e capace di capire alla perfezione la gente e le situazioni.
Bergamasco autentico, finto rude ma in realtà molto brillante ed empatico. Tutti di lui ricordano la capacità organizzativa e l’astuzia nelle gare di enduro.
Vederlo alla scrivania del PR dopo tutte le avventure dell’off-road è stato un sacrificio duro anche per lui. Mi lascia un grande vuoto, un abbraccio sincero alla famiglia.
Il ricordo di Nazzareno Falappi
Era la fine dell ’85 o i primi dell’86 quando Giovanni Manfredini, l’allora P.R. della Gilera, mi disse di avere strappato Gianni Perini alla KTM allettandolo con un programma pluriennale alla conduzione del Team Ufficiale Gilera nei Rally. Per tutti noi, gileristi e rallysti della prima ora, fu una grandissima soddisfazione vedere arrivare questa icona della “ regolarità”. In quegli anni la sua fama era al massimo.
Personaggio di grande carisma, manager e direttore sportivo quotatissimo dopo i tanti successi nelle Sei Giorni e negli Europei (il mondiale di Enduro di allora). Sulle sue spedizioni nell’Est Europa ci sarebbe da scrivere un libro.
Arrivato in Gilera , Perini, spinse la Casa ad impegnarsi sempre di più nella nuova specialità. Inizialmente furono le gare di Trofeo Motorally nelle quali raccolse una serie impressionante di successi sostenendo anche diversi Team privati, primo fra tutti l’Old Farm Racing. Contemporaneamente
riuscì a convincere i vertici di Piaggio a lanciarsi nel nuovo mondo delle gare africane trovando, da grande manager qual’era, le risorse economiche portando Henninger a Gilera. Per la Casa di Arcore iniziò così una nuova epopea.
Per tre anni consecutivi primi nella categoria Silhouette con Medardo, Mandelli e Sotelo poi le vittorie di Medardo in Tunisia e Picco con il 750 ai Faraoni.
Perini era un personaggio d’altri tempi: burbero e rigoroso , cinicamente determinato alla ricerca del risultato utile all’interesse della propria Casa. I suoi piloti lo stimavano , soprattutto gli ultimi “africani”, Mandelli e Medardo che avevano con lui un rapporto bellissimo, quasi filiale. Grande, in ogni caso, il rispetto per l’avversario:
dopo una gara persa, sempre il primo a stringere la mano al vincitore.
Vorrei ricordare due episodi. Nell’81 fu uno degli artefici del successo della Six Days dell’Isola d’Elba tracciandone il percorso ed organizzando la logistica. Ad un Rally dei Faraoni fece un pazzesco tour de force per accompagnare Roberto Mandelli all’ospedale al Cairo. Più di 1000 km a tutto gas nella notte per riuscire a tornare, in tempo, alla partenza della tappa successiva.
Per tutti noi Gianni Perini è stato un Maestro.
Nazzareno Falappi