Gilera Saturno: la regina delle monocilindriche

La famosa Gilera Saturno 500 rappresenta al meglio la scuola tecnica italiana di una volta
4 marzo 2019

Nella storia del motociclismo numerosi modelli sono rimasti famosi, ma non sono molti quelli il cui nome è davvero entrato nella leggenda. In diversi casi è stata impiegata una sigla, come Honda CB 750 Four o BMW R 69S, ma un nome è un’altra cosa… Parlare di Triumph T 120 o di Bonneville è un poco diverso, per intenderci.

Per lungo tempo, da noi le moto al top della gamma delle Case più importanti sono state le monocilindriche di 500 cm3. Quelle rimaste maggiormente impresse nella memoria degli appassionati, non solo per le prestazioni e per il fatto di essere state le ultime rappresentanti di questo tipo, ma anche per il loro straordinario fascino, sono state la Guzzi Falcone, culmine di una lunga linea evolutiva, e la Gilera Saturno.
Quest’ultima è nata giusto ottant’anni fa, dato che i primissimi esemplari (5 o 6, destinati a prove su strada e collaudi) sono stati costruiti nel 1939. Progettata dall’ing. Salmaggi, che in precedenza aveva lavorato presso la Sarolea, importante casa belga, questa monocilindrica poteva essere considerata la discendente della ben nota VTE  “Otto Bulloni”, della quale conservava le misure caratteristiche e le principali soluzioni tecniche, ma era in effetti frutto di un progetto completamente nuovo. Spiccavano, oltre al nitido disegno complessivo, il cambio in blocco e la trasmissione primaria a ingranaggi, due importanti novità per le monocilindriche di Arcore.

Il motore aveva un'estetica entusiasmante, addirittura degna di una scultura

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Il motore dall'estetica entusiasmante, addirittura degna di una scultura, aveva la distribuzione ad aste e bilancieri con albero a camme posto sul lato destro, e comandato mediante ingranaggi. Gli eccentrici agivano su bilancieri a dito che azionavano le lunghe aste, le quali a loro volta provvedevano a muovere i bilancieri a due bracci collocati nella testa. Le valvole erano inclinate di 70° e venivano richiamate da molle a spillo.
Stranamente il loro diametro (38 mm) era lo stesso sia alla aspirazione che allo scarico; facevano eccezione solo le versioni da competizione, che avevano valvole da 44 e 42 mm (rispettivamente alla aspirazione e allo scarico), portati infine a 46 e 44 mm nei modelli Piuma e Cross.

Nei primissimi esemplari della Saturno Turismo e della versione destinata alla polizia, la testa era in ghisa ma in tutte le altre era in lega di alluminio. Le misure caratteristiche erano le classiche di Gilera per i mono di 500 cm3, con un alesaggio di 84 mm e una corsa di 90. Il cilindro era in ghisa in tutte le versioni stradali, e in alluminio con canna riportata in quelle da corsa e da cross. L’albero a gomito era in cinque parti (asse d’accoppiamento, volani e perni di banco) che venivano unite per forzamento utilizzando accoppiamenti conici e grossi dadi di ritegno. La testa della biella lavorava su rullini sciolti e i cuscinetti di banco erano uno a sfere e uno a rulli (più un terzo a sfere di minori dimensioni alloggiato nel coperchio sinistro del basamento). La lubrificazione era a carter umido, con pompa a ingranaggi immersa nella coppa.

La Saturno Piuma è stata l’ultima monocilindrica italiana da competizione di 500 cm3 destinata ai piloti privati. Un autentico classico, dalle eccellenti doti di guida e con un motore generoso; ormai per imporsi ai massimi livelli serviva però di più
La Saturno Piuma è stata l’ultima monocilindrica italiana da competizione di 500 cm3 destinata ai piloti privati. Un autentico classico, dalle eccellenti doti di guida e con un motore generoso; ormai per imporsi ai massimi livelli serviva però di più

Il debutto ufficiale in gara della Gilera Saturno è avvenuto nella primavera del 1940. Tutto era pronto per iniziare la fabbricazione in serie, quando gli eventi bellici hanno fatto bloccare il programma. Nel 1946 la normale attività della Casa è ripresa, e di questa moto sono stati costruiti 560 esemplari .

Alla versione Turismo è stata affiancata la Sport, dalle prestazioni superiori (22 cavalli a 5.000 giri/min contro 18 a 4.500). Per chi avesse voluto partecipare alle gare di velocità c’era la Saturno Competizione, che disponeva di 32 cavalli a 5.500 giri/min. Nel corso del 1947 è apparsa la versione successiva di questa moto, che è stata denominata Sanremo: la sua forcella, sempre a parallelogramma, era in lamiera stampata e non più in tubi. La sospensione era sempre quella ideata dalla casa negli anni Trenta, con le molle alloggiate in due astucci orizzontali ricavati nella parte posteriore del telaio. Nel 1951 il motore è stato dotato di un nuovo cilindro e di una nuova testa, con alettatura più estesa.

La potenza è cresciuta a circa 36 cavalli a 6.000 giri/min. L’ultima e più famosa versione destinata ad impiego agonistico è stata denominata semplicemente Corsa, ma tutti gli appassionati la chiamavano Saturno “Piuma”: apparsa nel 1952, aveva un nuovo telaio di disegno moderno e lineare, una forcella telescopica e una sospensione posteriore a forcellone oscillante con ammortizzatori telescopici disposti in posizione convenzionale. La potenza era aumentata ancora, arrivando a 38 cv a 6.250 giri/min. Pure il Saturno Sport è stato dotato di una ciclistica di schema analogo, più moderna ed efficiente di quella impiegata in precedenza.

Nel 1957, quando la produzione terminò (ma alcune moto furono ancora costruite nei due anni successivi, per le forze dell’ordine), dallo stabilimento di Arcore erano usciti circa 6.400 esemplari di questa splendida 500.

Diversi piloti hanno continuato ad impiegare con buoni risultati la Gilera Saturno nelle gare in salita degli anni Sessanta. Questo è il romano Mencaglia in piena azione
Diversi piloti hanno continuato ad impiegare con buoni risultati la Gilera Saturno nelle gare in salita degli anni Sessanta. Questo è il romano Mencaglia in piena azione

La Gilera Saturno è stata largamente impiegata, con ottimi risultati, dai piloti di quelle che allora erano denominate "seconda e terza categoria". Spiccano tra l’altro due vittorie nella Milano Taranto (1955 e 1956), nella classe 500 Sport.
Nei Gran Premi, nei quali gareggiavano i piloti di prima categoria, la scena era dominata dalle quadricilindriche della stessa Gilera e dalle monocilindriche Norton Manx, e per una moto che derivava da un modello di serie, come appunto la Saturno, il confronto risultava improbo: nonostante questo, grazie all'agilità e alle buone caratteristiche di erogazione, sui circuiti tortuosi la monocilindrica di Arcore sapeva ancora farsi valere.

Questa 500 è stata a lungo assai apprezzata anche dai piloti di sidecar, specialità nella quale ha conquistato ben cinque titoli nazionali e due Milano-Taranto.
Diversi piloti hanno impiegato la Gilera Saturno nelle corse in salita, quando era prevista anche la classe 500. L’ultimo successo questa monocilindrica l'ottenne imponendosi nel Campionato della Montagna del 1970, categoria sidecar.

Della Saturno è stata realizzata anche una versione da cross, che ha conquistato quattro titoli italiani tra il 1953 e il 1956.

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