Giorgia Meloni: “Vi spiego perché abbiamo stoppato il taglio delle accise”

Giorgia Meloni: “Vi spiego perché abbiamo stoppato il taglio delle accise”
Il taglio costava un miliardo al mese e non è nemmeno equo. Abbiamo preferito dirottare le risorse della manovra sulle misure di giustizia sociale. Ma intanto i benzinai non ci stanno e annunciano uno sciopero di due giorni a fine mese
12 gennaio 2023

Il Presidente (o la Presidente?) del Consiglio Giorgia Meloni ha replicato personalmente alle critiche mosse al suo governo dopo lo stop al taglio delle accise e ai conseguenti aumenti del prezzo del carburante. Nell’ultima puntata de "Gli appunti di Giorgia” ha preso lo spunto dal video che circola in rete, datato 2019, dove Meloni stessa se la prendeva con le accise e se ne augurava il taglio.

Sono ancora convinta che le accise andrebbero tagliate, ma il mondo è cambiato dal 2019, c’è una situazione emergenziale su diversi fronti che ci impone delle scelte. In questa campagna elettorale non ho promesso il taglio delle accise perché sapevo che condizione avrei trovato. Spero fortemente che prima o poi faremo il taglio strutturale delle accise, ma prima bisogna rimettere in moto la crescita economica della nazione. E bisogna trovare risorse per promuovere ricchezza e lavoro”.

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1 euro al mese

Confermare il taglio delle accise, ha assicurato Meloni, costa mediamente un miliardo al mese. Si poteva fare? Sì, ma non si sarebbe potuto fare il taglio sul costo del lavoro, aumentare del 50 per cento l’assegno delle famiglie, aumentare i fondi per la sanità… La lista è lunga.

“La ragione della scelta di mettere le risorse su queste cose e non su un nuovo taglio delle accise? Intanto - ha obiettato - il taglio delle accise vale per tutti allo stesso modo e per paradosso aiuta chi ha l’auto di lusso. Noi abbiamo preso questi dieci miliardi e invece di spalmarli indifferentemente tra chi prende 500 euro e chi ne prende diecimila, abbiamo aiutato chi ne ha più bisogno. E’ giustizia sociale. E poi il prezzo del petrolio stava scendendo e abbiamo valutato che anche senza taglio delle accise l’aumento del carburante sarebbe stato sostenibile. E così è anche se parte dell’informazione racconta altro”.

Il taglio delle accise era, anche per i precedente governo, una misura temporanea, nell’attesa di vedere come sarebbe andato il prezzo della benzina.

“Le campagne che vediamo in questi giorni non le vedevo con i precedenti governi. Oggi il prezzo medio della benzina è a 1,812 euro, a giugno dello scorso anno era 2.073 euro, a luglio 1.988, il primo agosto 1.867 euro. C’è chi se ne approfitta? Ho parlato con il garante, con la Guardia di Finanza, verifichiamo chi non comunica la variazione dei prezzi che è obbligatoria, rafforziamo le norma sanzionatorie per costoro. E abbiamo stabilito che ogni distributore, oltre all’obbligo dell’esposizione del suo prezzo, esponga anche quello medio di quel giorno. Un intervento va fatto in autostrada, dove talvolta il prezzo può essere più alto per le sub concessioni e qualche volta saltano un po’ di regole e i concessionari devono vigilare. Noi continueremo a monitorare la situazione e intervenire quando occorre, ma sono convinta di aver fatto le scelte più sensate, dedicando le risorse a chi ne ha più bisogno”.

Intanto, però, i benzinai annunciano uno sciopero per i giorni 25 e 26 gennaio. La decisione dei gestori delle pompe è arrivata "per porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità". Il riferimento è alle accuse di speculazione. A poco sembrano servite le precisazioni della premier Giorgia Meloni: "La gran parte dei benzinai è onesta e responsabile e a tutela loro dobbiamo intervenire". Per il Codacons lo sciopero è una decisione assurda.

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