Giovanni Copioli: parla il nuovo Presidente della FMI

Giovanni Copioli: parla il nuovo Presidente della FMI
Incontro con il nuovo Presidente: programmi, attività e proposte per una Federazione Motociclistica sempre più al passo con i tempi
6 febbraio 2017

Un motociclista alla guida della Federmoto. Potrebbe essere una “non notizia“, in quanto si presume che non possa neppure essere immaginato che chi presiede la nostra Federazione non sia appassionato delle due ruote; eppure, in qualche modo, la circostanza merita di essere sottolineata.

Infatti, il neo Presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Giovanni Copioli, 56 anni da Riccione, laureato in Giurisprudenza ed avvocato, per molti anni ha gareggiato nel Campionato Italiano Motorally, proprio mentre in parallelo iniziava la “carriera” istituzionale, all'inizio all’interno del Moto Club “Celeste Berardi“ di Riccione, poi come Consigliere Federale nel 2004, prima di diventare nel 2008 Presidente della Commissione Sviluppo Attività Sportive FMI e poi, nel 2012, Vice Presidente FMI.

Insomma, quasi un predestinato (che nel nostro caso fa anche rima con appassionato), la figura giusta per sostituire alla guida della Federazione il “pontefice“ Paolo Sesti, che ne ha retto le redini per ben vent’anni.

Lui, un po’ per celia un po’ sul serio, su questo dettaglio quasi gigioneggia: «Può sembrare una curiosità, ma è un dettaglio importante: sono il primo presidente della Federazione in possesso di licenza agonistica, e forse sono anche stato il primo vicepresidente ad essere eletto in quota atleti».
Quasi una dichiarazione per rassicurare gli iscritti: tranquilli, sono uno di voi.
Ci piace.

Il Presidente FMI è un valente pilota di enduro: eccolo impegnato nella prova di Aielli (AQ) del Campionato Italiano Motorally del 2016
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Iniziamo dalla sua elezione: più che una vittoria, è stata un plebiscito. Cosa pensa che abbia convinto, nella sua candidatura, l’essere considerato "espressione della Federazione", e quindi in questo un prosecutore dell’esperienza precedente, oppure un rappresentante del rinnovamento, come si deduce dalla lettura del suo manifesto programmatico?

«Mi piacerebbe riuscire a far convivere due termini all’apparenza in antitesi, cioè innovazione e tradizione: non a caso, ho presentato il mio programma intitolandolo “Governare il Rinnovamento“, intendendo far tesoro del grande patrimonio d’esperienza di una Federazione che ha più di cento anni di storia, ma aperto alle nuove sfide ed alle grandi opportunità che oggi si possono cogliere in una società in costante evoluzione e fermento. E poi, sono convinto dell’importanza del lavoro di squadra: un team di efficiente è indispensabile per gestire una Federazione grande e ricca di anime diverse, come la nostra. Nei prossimi quattro anni immagino ci saranno tante novità, ma nessuna imposta d’autorità: vorrei che siano tutte condivise, perché abbiano la giusta forza per determinare il cambiamento».

Che Federazione si trova oggi a dirigere?
«Partiamo da un patrimonio di circa duemila motoclub attivi in Italia, ed una base di 125.000 iscritti: sono la nostra forza, ma è possibile far crescere la Federmoto per numeri e soprattutto per qualità, a partire dai servizi offerti ai soci. Sono tanti i settori si quali lavorare, perché siamo una federazione piuttosto complessa ed articolata, al cui interno convivono anime diverse che hanno bisogno ciascuna di un’attenzione particolare e specifica. Sotto il simbolo della Federazione si muovono gli appassionati di velocità, di fuoristrada, trial, motoslitte, turismo, moto d’epoca, e forse ne dimentico qualcuno: ciascun settore, ogni disciplina, ha suoi problemi da affrontare, le sue attività, un budget di spesa da rispettare. E tutto poi confluisce qui, senza dimenticare i rapporti “esterni“, vale a dire le relazioni istituzionali, a partire dal Coni. Insomma, il meccanismo è complesso e sicuramente migliorabile: dopo l’elezione, ci siamo messi subito al lavoro con il rinnovato Consiglio Federale per dare inizio al programma con il quale mi sono presentato al giudizio dei votanti. Proprio in questi giorni, poi, si stanno svolgendo le assemblee regionali elettive, che definiranno il nuovo organigramma della Federazione direttamente sul territorio».

Nei suoi primissimi giorni di mandato ha già preso alcune decisioni significative: ce le può ricordare?
«Abbiamo stabilito una nuova impostazione per il settore tecnico e quello sportivo, ora uniformate per armonizzare il lavoro; e sono stati reintrodotti, dopo alcuni anni di sospensione ed attraverso una variazione al Bilancio, i premi per i piloti del fuoristrada».

In tempi recenti, la FMI si è accreditata come partner di realtà istituzionali, come il corpo dei Vigili del Fuoco e la Protezione Civile: sarà un’attività che proseguirà?
«Ormai il sentiero è tracciato: sempre più lavoreremo per rendere la FMI, ed attraverso di essa tutti i motociclisti, figure di riferimento laddove esista un’esigenza specifica. Ci sono ambiti nei quali le nostre abilità sono determinanti: durante la recente ondata di maltempo che ha flagellato il Centro-Italia, solo con le motoslitte si è potuto raggiungere frazioni isolate ed abitazioni rimaste senza energia elettrica e viveri. Nelle emergenze, il nostro ruolo è sempre più apprezzato».

Ecco, parliamo un istante dei rapporti con le Istituzioni e la Politica: quali sono gli argomenti sul tappeto, quali le richieste che vi piacerebbe venissero accolte dal Palazzo?
«Le relazioni con il mondo politico sono un aspetto importantissimo per un Ente come il nostro, perché portiamo avanti le istanze degli utilizzatori quotidiani delle due ruote, e quindi non solo degli iscritti alla FMI. Ecco allora che acquistano valore le richieste di modifica del Codice della Strada che vadano nel senso di maggior tutela per scooteristi e motociclisti; l’uso del targhino per la pratica del fuoristrada; la richiesta di installare guardrail più sicuri. E poi c’è la questione aperta della riduzione dei pedaggi autostradali per le due ruote, per la quale abbiamo presentato le migliaia di firme raccolte in occasione della prova di ottobre del CIV al Mugello».

Sicurezza, argomento sempre importante, che diventa delicato se lo si accosta alla pratica sportiva. C’è stato un episodio sul quale bisogna fare chiarezza: come va valutata la mancata concessione della licenza agonistica a Nicola Dutto, pilota di fuoristrada paraplegico, che l’ha invece ottenuta sull’altra riva del Mediterraneo, in Spagna?
«Intanto una premessa: nello sport, le discipline a motore sono tra le più soggette ad infortuni, nello specifico quelle che si svolgono in fuoristrada. La FMI ha come priorità la difesa dell’integrità di chi pratica questi sport, a partire dai severi parametri d’omologazione dei circuiti; e ricordo che siamo stati tra i primi, anticipando addirittura un analogo provvedimento della Federazione Internazionale, a rendere obbligatorio il paraschiena nelle gare di cross.
Nel caso di Dutto, non è certo stata una decisione presa contro il pilota, di una scelta “ad personam“: ci siamo trovati in presenza di una attenta valutazione medica che non confortava la possibilità di una pratica estrema, faticosa ed impegnativa oltreché ricca di rischi per sua stessa natura, come quella delle grandi competizioni di enduro, come la Dakar.
Semplicemente, non ce la siamo sentita di avallare un potenziale rischio. E questo, si badi bene, non significa affatto che si sia insensibili al tema: anzi, abbiamo istituito un tavolo di confronto sull’argomento, che coinvolge anche l’associazione Di.Di.
(Diversamente Disabili, onlus fondata da Emiliano Malagoli per riportare sulla moto portatori di protesi ed artolesi, ndr), mentre gli impianti di Mugello e Vallelunga ospitano manifestazioni e gare per piloti disabili».

Ha iniziato il suo mandato proprio mentre si chiudeva un anno olimpico: ora quattro anni ci separano dai prossimi Giochi in terra giapponese. Non sarebbe bello che proprio nella terra delle “Quattro Sorelle“ del Sol Levante esordisse una disciplina a motore, quale sport dimostrativo?
«Ne parlerò con il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, con il quale si è creata da subito una bella intesa, anche se decisioni così importanti vanno sostenute a livello internazionale. Certo, l’occasione sarebbe davvero interessante: una disciplina come il trial sarebbe molto adatta al contesto olimpico, per i contenuti spettacolari e di abilità alla guida che prevede. Magari poi tra qualche anno ci saranno anche moto elettriche, così le obiezioni sulle emissioni di gas sarebbero azzerate…».

Salutiamoci così, allora, con un potenziale e suggestivo appuntamento a Tokyo tra quattro anni. Ma nel frattempo, non mancheranno altre occasioni per incontrare Copioli, sui campi di gara, magari in sella alla sua KTM 350, o in occasione di qualche evento, come il prossimo Motodays a Roma.

 

 

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